Parlare d'inflazione dopo che per tanti anni le Banche centrali di tutto il Mondo hanno lottato con politiche monetaria ultra espansive per riportare su i prezzi, sembra un'anomalia. Eppure gran parte degli economisti avverte il pericolo che tale spettro possa riaffacciarsi, così come sovente avviene a seguito di una grande crisi economica.
Sarebbero diversi i fattori concomitanti. In primo luogo l'esigenza estrema di liquidità e credito farà sì che le istituzioni governative e monetarie continueranno con piani strutturali di grande portata. Il programma di 1.900 miliardi di dollari presentato da Joe Biden ne è un esempio, a cui c'è da aggiungere il Recovery Plan dell'Unione Europea e il denaro a pioggia elargito da FED, BCE, BoE e BoJ.
In secondo luogo si prevede il rimbalzo imponente dell'economia post Covid-19, alimentato dalla grande fame di acquisti da parte dei consumatori, il che inevitabilmente farà lievitare i prezzi. Infine c'è da rilevare che la manodopera a basso costo, che in Paesi come la Cina ha guidato la bassa inflazione, sta via via lasciando il posto a salari più normali. E normalmente una crescita del costo del lavoro comporta una maggiore capacità di spesa e quindi un aumento della domanda.
Inflazione: le ragioni degli scettici
Tuttavia vi sono degli aspetti che giocano contro la crescita dei prezzi. Intanto vi è un dato storico. Dopo la crisi finanziaria del 2008 e il grande flusso di denaro immesso nel sistema da parte delle Banche centrali non c'è stato alcun incremento del tasso d'inflazione.
Anzi, il Giappone per tanti anni ha dovuto combattere contro la deflazione e anche oggi questo è un problema che si sta rifacendo vivo. E poi in un periodo di forte disoccupazione e di una sindacalizzazione ancora debole, il potere contrattuale della forza lavoro per aumentare i salari è ancora molto basso.
Investimenti: ecco come proteggersi dall'inflazione
A parte queste note contrarian, il possibile aumento dei prezzi pone un problema serio per gli investitori, ovvero quello di proteggere il proprio portafoglio d'investimento. Vediamo di seguito quali sono le soluzioni per fare in modo che il rendimento non venga deturpato dall'inflazione.
Acquistare oro
Il primo pensiero di un investitore è rivolto al metallo prezioso per eccellenza. Nel lungo termine in effetti è dimostrato che qualche copertura la garantisce. Ma non è tutto oro quel che luccica. Ci sono stati periodi come quello tra il 1983 e il 1990 in cui tra il metallo giallo e l'inflazione non c'è stato alcun legame.
Inoltre bisogna considerare altri due elementi che giocano contro la materia prima. In primis detenere oro non fa guadagnare, a differenza delle azioni che staccano dividendi ad esempio. Inoltre se viene acquistato oro fisico si sostengono costi di mantenimento, come conservazione, assicurazione, eccetera.
Non detenere troppi contanti
L'errore di molti risparmiatori soprattutto in periodi di crisi è quello di mettere da parte una quantità sconsiderata di denaro liquido per far fronte a esigenze improvvise. Il più delle volte questo è frutto della paura per una situazione di totale incertezza che si è venuta a creare.
In realtà, con un aumento del livello dei prezzi tale strategia si rivela essere deleteria. L'alternativa è quella di pianificare nel tempo gli acquisti futuri per scorporare la parte di denaro che non serve e farlo fruttare. Ad esempio alcuni conti di deposito bancario permettono di ottenere degli interessi più allettanti se i soldi non vengono utilizzati per un certo periodo.
Ecco, se in questo lasso di tempo si sa che i fondi non verranno impiegati perché una certa spesa è stata programmata in una certa data futura, potrebbe essere una buona soluzione tenerli in un conto fruttifero piuttosto che lasciarli in cassaforte.
Investire nella crescita
Tranne rari periodi di stagflazione, dove alla depressione economica si associa anche una crescita generalizzata dei prezzi, solitamente quando vi è una ripresa dell'economia l'inflazione sale. Questo binomio significa che non sarebbe una cattiva idea quella di investire in assets che sono correlati alla crescita. Una soluzione potrebbe essere mettere denaro in quelle società che producono beni che vengono inseriti nel paniere per conteggiare l'aumento dei prezzi al consumo.
Comprare obbligazioni indicizzate
Molti Governi offrono questa possibilità emettendo bond il cui rendimento viene adeguato al livello dei prezzi. Un investitore sarebbe protetto anche nel caso in cui vi dovesse essere deflazione.
Con la crisi pandemica, in Italia ultimamente è stato emesso il BTP Italia ad esempio, che viene rivalutato in baso al tasso di inflazione. È chiaro che questa strada viene solitamente seguita allorché si pensa che la crescita dei prezzi sia maggiore rispetto a quella che realmente viene percepita dal mercato.
Investire negli immobili
In periodi di inflazione galoppante, soprattutto in Italia si preferiva investire nel mattone per sfruttare la rivalutazione delle case. In questo momento storico, l'investimento immobiliare potrebbe proteggere il denaro dal rischio prezzi mettendo la proprietà a reddito.
Il riferimento è sia a locazioni di tipo residenziale che a quelle commerciali. In questo secondo caso vi è l'incognita smartworking che potrebbe giocare a sfavore dei proprietari.
Comprare criptovalute
La scarsità dell'offerta farebbe da propulsore alla crescita dei prezzi delle valute digitali, diventando queste quasi per paradosso un bene rifugio. Infatti la quantità massima di bitcoin estratti è limitata a 21 milioni di monete.
In realtà le cose non sono così scontate. Alla scarsità di un bene deve accompagnarsi la desiderabilità dello stesso. Inoltre le criptomonete hanno una volatilità così alta che non rispecchiano esattamente il prototipo di bene rifugio in grado di proteggere sempre e comunque dall'inflazione.