I mercati finanziari sono stati scossi negli ultimi giorni dal conflitto scoppiato tra Israele e Iran, le cui schermaglie hanno plasmato il Medio Oriente per decenni. Un assaggio delle altissime tensioni tra i due Stati nemici lo si è avuto alcuni mesi fa, con i botta e risposta a suon di missili e droni. Questo nell'ambito della guerra che lo Stato ebraico sta conducendo a Gaza contro Hamas dopo i fatti drammatici del 7 ottobre.
Adesso, però, la situazione appare diversa. Mentre prima le incursioni erano confinate, e rappresentavano più che altro una sorta di avvertimento, ora il contesto sembra sensibilmente più grave. Israele ha attaccato le basi nucleari dell'Iran, arrivato a un arricchimento di uranio che lo pone sulla buona strada per costruire una bomba atomica.
E visto che la mission della dittatura iraniana è quella di distruggere lo Stato di Israele, considerato il nemico religioso per eccellenza, ci sono elementi più che validi per temere che, una volta in possesso di un ordigno nucleare, Teheran non esiterebbe a sganciarlo contro lo Stato ebraico. Israele ha sempre considerato questo come un rischio esistenziale e quindi ha sostenuto l'idea di attaccare il programma nucleare iraniano se il Paese si fosse avvicinato al suo obiettivo. Così è successo nel 1981 quando ha colpito un reattore in Iraq o nel 2007 allorché ha lanciato un attacco su un sito nucleare in Siria.
Da tutto ciò ne consegue che il mondo resta con il fiato sospeso, anche e soprattutto perché un'escalation rischierebbe di coinvolgere potenze ancora più grandi, alimentando lo spettro della terza guerra mondiale.
Israele-Iran: perché sono nemici
Israele e Iran sono stati alleati a partire dalla metà del secolo scorso, quando a capo del regno iraniano vi era Mohammed Reza Pahlavi, l'ultimo monarca. L'amicizia è durata fino al 1979, anno in cui con la rivoluzione islamica in Iran, i nuovi leader chiesero la distruzione dello Stato di Israele in quanto potenza imperialista in Medio Oriente.
Il governo iraniano ha cominciato a sostenere economicamente e militarmente gruppi terroristici come Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. Israele ha ucciso il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran nel luglio scorso, mentre una serie di attacchi missilistici reciproci è stata attuata in ottobre.
Israele-Iran: chi è più forte militarmente
La forza militare di Israele e Iran va considerata su diversi piani. Israele è in vantaggio considerevole dal punto di vista tecnologico, grazie essenzialmente al sostegno degli Stati Uniti. Lo Stato ebraico finora è l'unico in tutto il Medio Oriente ad aver comprato i jet F-35 dalla Lockheed Martin, il colosso statunitense della difesa. Si dice anche che abbia armi nucleari, ma il governo non le ha mai riconosciute.
Israele poi ha un sistema di difesa aerea all'avanguardia, in grado di intercettare il 99% di droni e missili sparati dal nemico. Il problema è che quell'1% che penetra tra le maglie del sistema rischia di fare danni enormi. Tra l'altro, i missili intercettati vengono distrutti ma si trasformano in schegge assassine se finiscono tra la popolazione. Nei recenti attacchi iraniani, infatti, alcune di questi frammenti sono finiti in un palazzo uccidendo due persone.
L'Iran è più debole tecnologicamente, però ha un programma di energia nucleare che lo porterebbe a costruire armi atomiche, sebbene abbia sempre negato ogni velleità. In realtà, le riserve di uranio altamente arricchito del Paese potrebbero essere presto purificate al 90%, livello che consentirebbe di fabbricare una bomba atomica. Negli anni, Teheran è stata isolata politicamente attraverso le sanzioni che gli hanno impedito di accedere alla tecnologia militare straniera ed è per questo che ha sviluppato i propri armamenti.
Questi però sono ancora vetusti, con i suoi aerei da combattimento ereditati come vecchi modelli prima della rivoluzione del 1979. Tuttavia, l'Iran è appoggiato dalla Russia, che potrebbe migliorare notevolmente le capacità militari dell'alleato. Ad esempio, il governo iraniano ha accettato di acquistare i caccia russi Sukhoi Su-35, ma non si sa se effettivamente siano stati consegnati.
Ad ogni modo, le forze armate iraniane sono dotate di missili balistici e da crociera, nonché droni a basso costo, utilizzati negli assalti a Israele lo scorso anno. Per difendersi invece dagli attacchi, l'arsenale difensivo è dotato di sistemi missilistici terra-aria, tipo l'S-300 russo, nonché del sistema anti-balistico Arman prodotto localmente. Si tratta comunque di un'infrastruttura non collaudata come quella israeliana. Pertanto, l'Iran avrebbe la peggio in un confronto testa a testa e quindi preferisce un combattimento asimmetrico.
C'è poi da considerare l'aspetto informatico. Oltre un decennio fa, è stata condotta un'operazione - attribuita a Stati Uniti e Israele - verso un impianto di arricchimento nucleare iraniano per mezzo di un malware noto come Stuxnet. A sua volta, l'Iran ha lanciato una serie di attacchi informatici che includono un hack in grado di paralizzare i computer israeliani.
Israele può distruggere gli impianti nucleari dell'Iran?
Molti si chiedono se gli attacchi israeliani contro le basi nucleari dell'Iran alla fine sortiranno l'effetto sperato di impedire la costruzione della bomba atomica. C'è da dire innanzitutto che i siti atomici iraniani sono tanti e sparsi in tutto il Paese. In particolare, quelli più importanti sono confinati nei bunker sotterranei con l'obiettivo di metterli fuori pericolo dalle aggressioni esterne.
Secondo gli esperti dell'intelligence, gli attacchi agli impianti nucleari potrebbero solo ritardare, ma non distruggere, le capacità dell'Iran di arrivare al suo obiettivo ultimo. In ogni caso, i principali siti di arricchimento dell'uranio difficilmente verrebbero seriamente danneggiati senza l'assistenza militare degli Stati Uniti. Per perforare i bunker iraniani e colpirli seriamente, occorrono i bunker buster, bombardieri B-2 statunitensi caricati con Massive Ordnance Penetrator da 30 mila libbre.
Alleanze, accordi e diplomazie
La guerra tra Israele e Iran rafforzerebbe la divisione del mondo in due blocchi. Israele ha l'appoggio dell'Occidente, in particolare di Stati Uniti e Gran Bretagna. L'esercito americano ha annunciato di voler rafforzare la sua presenza in Medio Oriente con navi, aerei da combattimento e la difesa dei missili balistici. Tuttavia, il presidente americano
Donald Trump è restio a farsi coinvolgere in un conflitto, a meno che gli attacchi iraniani non vadano a colpire le basi militari statunitensi. Più volte, il capo della Casa Bianca ha esortato il primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu a contenere gli attacchi.
L'Iran conta innanzitutto sulle milizie sciite in Libano, Yemen e Iraq che finanzia con denaro e sostiene attraverso armi e addestramento. In particolare, i ribelli degli Houthi nello Yemen sono ansiosi di ricoprire un ruolo importante in un conflitto su larga scala. Teheran però non ha alleati statali in Medio Oriente. L'unico che aveva, la Siria, l'ha perso con la caduta del presidente Bashar al-Assad nel dicembre 2024.
Fuori dalla regione, l'Iran ha buoni rapporti con la Russia, che però è impegnata a sua volta nel conflitto con l'Ucraina e quindi limiterebbe la sua assistenza militare. Il governo iraniano ha un legame anche con la Cina, grazie soprattutto alla fornitura di petrolio a Pechino.
L'incognita vera è come si schiererebbero gli altri Stati arabi. Alcuni di questi hanno stretto nel 2020 gli "Accordi di Abramo", ossia un insieme di accordi di normalizzazione delle relazioni diplomatiche e commerciali tra Israele e alcuni Stati del Golfo Persico, firmati con l'intermediazione degli Stati Uniti nel 2020.
Alla base di tutto ciò c'è una certa sfiducia nei confronti dell'Iran, ma allo stesso tempo i Paesi arabi hanno cercato di ricucire i rapporti con Teheran. Ad esempio, l'Iran e l'Arabia Saudita hanno ripristinato le relazioni diplomatiche nel 2023 dopo un congelamento di sette anni, mentre Riyadh ha esplorato la possibilità di normalizzare i legami con Israele come parte di un accordo più ampio sotto l'egida degli Stati Uniti.
Al di là di tutto, in una guerra di Israele contro uno Stato musulmano appare improbabile che un Paese arabo si schieri a favore di Netanyahu. Più plausibile invece la via della diplomazia.