Trump continua a creare il caos nei mercati, ti spiego cosa fare | Investire.biz

Trump continua a creare il caos nei mercati, ti spiego cosa fare

11 apr 2025 - 12:45

11 apr 2025 - 13:00

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Nel nuovo appuntamento con “Lupo’s Way” analizzo gli effetti della guerra dei dazi di Trump e le contromisure da adottare per navigare in mari agitati

In questo nuovo appuntamento del Lupo’s Way analizzo gli effetti della guerra dei dazi attuata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sia a livello economico che finanziario, nonché le contromisure da adottare.

 

Dazi: Trump sa esattamente cosa sta facendo

Secondo analisti ed economisti, Trump ha creato un vero e proprio shock finanziario, provocando un crollo deciso dei mercati globali. Questo ha generato panico, spinto l’economia verso la recessione e messo in difficoltà diversi partner commerciali. La domanda che tutti si pongono è: come è stato possibile creare uno scenario simile in così poco tempo?

La risposta, secondo molti esperti, è più semplice di quanto sembri: è bastato annunciare un piano tariffario irrazionale, privo del concetto di reciprocità, fondato su una logica quasi provocatoria. Ma dietro questa apparente follia si cela una strategia ben precisa.

Gli analisti concordano nel ritenere che questa manovra sia stata studiata per destabilizzare, spiazzare e costringere gli altri Paesi a confrontarsi con un interlocutore imprevedibile e apparentemente irrazionale. Ciò che emerge dalle attuali condizioni di mercato, e dalle dichiarazioni del governo USA, è che Trump e il suo entourage – in particolare il Segretario al Tesoro Bessent – sanno esattamente cosa stanno facendo. Quello che appare come caos, in realtà, è parte di un calcolo strategico. Vediamolo.

 

Trump e i dazi, la strategia dietro il caos

Secondo Wall Street, gli obiettivi di Trump si articolano su tre livelli:

  • Incassare i dazi, per ridurre il deficit e attrarre capitali verso il debito pubblico americano. Il crollo dei mercati, infatti, spinge gli investitori verso i Treasury, che diventano un rifugio sicuro.

  • Usare i dazi come leva negoziale per ottenere un impegno formale da parte dei Paesi coinvolti (in particolare quelli con surplus commerciale) ad acquistare Treasury a lunga scadenza.

  • Stimolare l’economia interna: con le risorse raccolte, Trump intende varare un ampio stimolo fiscale, tagliare le tasse a imprese e cittadini, riattivare i consumi e rilanciare la produzione.

 

In parallelo, la Federal Reserve sarà messa nella posizione di poter tagliare i tassi, giustificando l’azione con un'inflazione “temporanea”, dovuta agli effetti una tantum dei dazi. Il risultato? Trump otterrà proprio ciò che voleva.

 

Tassi: attesi quattro tagli, ma la Fed vuole prendere tempo

Secondo i sondaggi condotti tra le principali banche statunitensi, gli operatori si aspettano quattro tagli da 25 punti base entro fine anno, e alcuni prevedono persino interventi d’emergenza. Tuttavia, la Federal Reserve sembra riluttante a muoversi.

Esiste una forte discrepanza tra le aspettative del mercato e la realtà. Molti investitori sperano in una ripresa dei mercati, ma gli analisti avvertono che il contesto attuale è troppo complesso perché ciò avvenga senza una forte reazione delle politiche monetarie.

 

Come comportarsi in uno scenario così volatile?

È evidente che la volatilità resterà elevata, con tutti gli strumenti finanziari soggetti a movimenti forti e rapidi. Le attuali condizioni richiedono una gestione del rischio rigorosa. Partiamo dallo S&P 500.

 

S&P 500

Nell’ultima settimana si è verificato un crollo verticale, con una perdita del 16% dall’inizio di aprile. Con questa volatilità, non possiamo escludere ulteriori ribassi, soprattutto se la situazione macro e geopolitica non migliorerà.

I livelli da monitorare nei prossimi giorni sono 4.184-4.446 punti. Quest’area è stata una zona chiave di acquisto che ha dato il via al grande uptrend tra il 2023 e febbraio 2025. In caso di peggioramento, potremmo testare i 3.800 punti, livello da cui i mercati ripresero a salire a fine 2022.

Una fase distensiva per l’S&P 500 potrà iniziare solo nel momento in cui l’indice riuscirà a recuperare la zona tra 5.086 e 5.261 punti, area da cui è partito l’ultimo grande ribasso.

 

Nasdaq 100

Il Nasdaq è stato tra gli indici più colpiti, complice l’elevata concentrazione di titoli tecnologici. Ha perso oltre il 26%, con forti vendite sulle “Magnifiche Sette” e una liquidazione che, secondo gli analisti, ha comportato il disinvestimento di oltre 16 trilioni di dollari. Il ribasso ha riportato i prezzi praticamente ai livelli di inizio 2024, annullando il progresso di oltre un anno.

Il supporto chiave si trova in area 16.000 punti. Se questo livello dovesse cedere, le quotazioni potrebbero accelerare verso l’area 15.000, indicata da molti operatori come possibile zona di breve distensione. Tuttavia, la volatilità elevata rende incerta qualsiasi fase di accumulo, che potrebbe tardare diverse settimane.

 

Dow Jones

L’indice industriale ha annullato i guadagni del 2024, riportandosi sui livelli di novembre 2023. Il supporto più osservato è compreso tra 35.222 e 33.586 punti, zona di accumulo tra novembre 2022 e novembre 2023. Un eventuale rimbalzo tecnico potrebbe trovare ostacoli in area 38.090–38.375. Tuttavia, l’attuale contesto di alta volatilità rende improbabile una fase costruttiva nel breve.

 

DAX

Il DAX ha cancellato tutti i guadagni dell’anno e si avvicina a due zone chiave: 17.000 e 18.800 punti. Entrambe rappresentano livelli volumetrici cruciali e aree di potenziale accumulo, secondo molti operatori europei e di Wall Street. Tuttavia, finché non si vedrà una fase di consolidamento, sarà difficile ipotizzare un'inversione stabile.

 

FTSE Mib

L’indice italiano ha quasi annullato il rialzo degli ultimi otto mesi, pur mantenendo una struttura meno compromessa rispetto agli altri indici. Dopo aver sfiorato i 40.000 punti — livelli che non si vedevano da oltre 15 anni — ora le quotazioni potrebbero tornare verso area 30.866, zona di partenza dei rialzi di luglio-agosto 2024. Anche in questo caso, qualsiasi ingresso va ponderato con estrema cautela vista l’elevata volatilità.

 

Hang Seng

Anche qui, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sul tema dei dazi sta creando pressioni enormi. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un crollo molto pronunciato dai massimi di febbraio 2025: i prezzi sono tornati ai livelli di novembre 2024.

Tuttavia, i ribassi sono meno accentuati, poiché – secondo le indicazioni degli economisti – la Cina sarebbe intenzionata a svalutare lo yuan. Questo avrebbe conseguenze significative a livello globale.

In un contesto di dazi, una svalutazione renderebbe molto competitivi i prodotti cinesi, che potrebbero invadere i mercati internazionali, arrecando danni pesanti a moltissimi produttori, in particolare nei settori dei macchinari industriali e dell’automotive.

 

VIX

L’indice della volatilità rimane estremamente elevato, su livelli molto simili a quelli visti tra luglio e agosto 2024. Questo ci mostra una crescente avversione al rischio da parte del mercato. I valori attuali indicano continui rialzi della volatilità, e, se non assisteremo ad almeno un paio di sessioni ribassiste, sarà difficile vedere un'inversione di tendenza.

 

Dollar Index

Secondo gli analisti, il dollaro USA ha perso il suo ruolo di valuta rifugio. Le copiose vendite di titoli americani hanno peggiorato la situazione. In base alla direzione attuale del mercato, il Dollar Index potrebbe uscire dal range in cui si trova da oltre due anni e scendere sotto l’area dei 100, arrivando addirittura ad attaccare la soglia dei 95, che non viene toccata dal 2021. Non ci sono, al momento, segnali di miglioramento.

 

EUR/USD

La debolezza del dollaro e alcune indicazioni che arrivano dagli analisti – i quali vedono un’Europa pronta a finanziare un riarmo e a continuare il taglio dei tassi – sostengono la valuta unica. L’area di 1,10 è stata superata e resta solida.

Se osserviamo il grafico, notiamo come l’euro-dollaro sia pronto ad attaccare l’area di 1,12: una sua rottura potrebbe innescare un ulteriore rialzo. Al contrario, un'inversione tecnica sarebbe possibile solo con una discesa delle quotazioni sotto 1,0795.

 

GBP/USD

La valuta britannica contro il dollaro USA è in una fase laterale, con una struttura grafica poco favorevole. Nelle ultime settimane ha tentato di rompere la resistenza in area 1,3040, ma il movimento è stato respinto con forza.

I prezzi sembrano voler ritentare l’attacco a quella zona, ma restano bloccati in un range resistenziale molto forte. Se la pressione ribassista dovesse continuare, potremmo rivedere la sterlina testare l’area chiave di 1,2456, che risale a gennaio.

 

USD/JPY

Ciò è dovuto sia all’ipotesi di un cambiamento di politica monetaria da parte della Banca del Giappone, sia alla chiusura del carry trade (cioè il prendere in prestito yen per comprare dollari e bond americani). In questa fase di forte avversione al rischio, lo yen potrebbe continuare a salire. Alcuni analisti parlano di un possibile test dei minimi dello scorso anno in area 141, se non addirittura un’estensione verso 137. Fasi distensive sarebbero possibili solo con un ritorno verso i livelli di distribuzione precedenti in area 149,91.

 

Oro e argento

In un contesto di forte avversione al rischio, l’oro continua a essere visto come il bene rifugio per eccellenza. Nonostante qualche contraccolpo, i supporti in area 1.930-1.983 dollari hanno tenuto. Solo una rottura di questa zona potrebbe portare a un aumento della volatilità e quindi a ulteriori ribassi.

Tuttavia, se la guerra dei dazi dovesse continuare, gli analisti indicano che l’oro potrebbe salire prima verso i 3.002 dollari, poi anche a 3.500 nei prossimi mesi. Anche l’argento mantiene forza, con un obiettivo solido in area 30 dollari. Alcuni analisti parlano di un possibile ritorno in area 40. In generale, per le materie prime preziose, si parla di un’enorme fase di accumulazione fisica, che potrebbe sostenere ulteriori rialzi.

 

Petrolio

Nonostante gli sforzi dell’OPEC+, gli analisti vedono ancora una forte pressione ribassista, dovuta a una domanda debole – soprattutto dalla Cina – e alla prospettiva di recessione. Alcuni parlano addirittura di un ritorno dei prezzi tra i 36 e i 42 dollari. La rottura del range che aveva sostenuto il petrolio da novembre 2022 è stata violenta e non si escludono ulteriori crolli.

 

Bitcoin e Ethereum

Secondo le analisi dei principali portali, la caduta delle criptovalute è una diretta conseguenza della mancanza di liquidità e della fase di risk-off del mercato. Tuttavia, il Bitcoin riesce ancora a mantenere un supporto chiave in area 76.000 dollari.

La pressione ribassista rimane elevata e i volumi sono bassi. Il grafico mostra massimi decrescenti, e non è da escludere un ritorno in area 70.000 - 64.000 dollari. Queste aree rappresentano zone di accumulazione del passato. Per una ripresa, sarebbe necessario un ritorno almeno in area 86.000 dollari.

Passando a Ethereum, la criptovaluta continua a perdere terreno: è tornato ai livelli del 2022 e rischia di scendere sotto i 1.500 dollari, con possibili test verso area 1.000-1.300. Attualmente, non ci sono segnali rialzisti visibili nei grafici.

 

 

 

 

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