Crisi, tregua e boom di Borsa: perché i mercati volano | Investire.biz

Crisi, tregua e boom di Borsa: perché i mercati volano

27 giu 2025 - 12:45

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Nel nuovo appuntamento con “Lupo’s Way” analizzo gli ultimi sviluppi che hanno guidato i mercati e il quadro tecnico delle principali asset class

In questo nuovo appuntamento di “Lupo’s Way”, come di consueto analizzo il quadro macro e grafico dei principali mercati finanziari.

Negli ultimi giorni, i mercati finanziari globali hanno vissuto una delle sequenze più paradossali e sorprendenti degli ultimi anni. In meno di 72 ore, siamo passati dalla prospettiva di una guerra imminente tra Stati Uniti e Iran a una tregua improvvisa, da un potenziale shock energetico sistemico a un rally generalizzato delle Borse.

Tutto è iniziato con un attacco diretto degli Stati Uniti contro siti nucleari iraniani: un’escalation senza precedenti che, secondo Bloomberg, ha riportato alla memoria gli shock petroliferi degli anni ’70 e ’80. Secondo Goldman Sachs, un blocco parziale dello Stretto di Hormuz - nodo strategico per circa il 20% del petrolio mondiale - avrebbe potuto spingere il Brent fino a quota 110–120 dollari.

In caso di blocco totale, si parlava di picchi fino a 170–200 dollari, una situazione definita da Davide Tabarelli (Nomisma Energia) come “una bomba economica senza precedenti”. J.P. Morgan ha confermato che uno scenario di interruzione prolungata avrebbe avuto impatti drammatici sull’inflazione globale, costringendo le Banche centrali a una nuova stretta monetaria.

In parallelo, RBC Capital ha avvertito che l’Iran avrebbe potuto reagire con attacchi a petroliere o infrastrutture strategiche, generando una vera crisi energetica globale.

 

Il colpo di scena di Trump

La svolta non è arrivata dalla diplomazia multilaterale, bensì da un colpo di scena firmato Donald Trump. In un intervento notturno, il presidente USA ha annunciato al mondo un cessate il fuoco tra Iran e Israele, frutto – secondo le sue parole – di una mediazione personale con Netanyahu e funzionari iraniani attraverso canali ufficiali.

La reazione dei mercati è stata immediata: secondo Bloomberg, nella sessione asiatica il Brent ha perso il 5%, il petrolio WTI oltre il 10%, e l’oro ha ceduto terreno. Il dollaro si è indebolito, mentre le Borse globali hanno registrato forti rialzi. Il passaggio da risk-off a risk-on è stato tra i più rapidi dell’anno, segno che gli operatori erano pronti a rientrare in ogni segnale di distensione.

Ma il punto cruciale, secondo Bloomberg, non è la tregua in sé, quanto il comportamento del mercato azionario. Molti operatori sono rimasti fuori dal mercato e ora assistono a un paradosso: i principali indici globali non solo hanno retto alla crisi, ma hanno accelerato verso nuovi massimi, nonostante geopolitica instabile, tensioni politiche e debolezza del dollaro USA.

 

FOMO istituzionale, flussi e posizionamenti forzati

I fondamentali contano sempre meno. Il rally è alimentato dai flussi: i gestori istituzionali, rimasti sottopesati dopo il sell-off di aprile, speravano in un ritracciamento che non è mai arrivato. Intanto, i retail sono tornati ad acquistare in modo aggressivo, cavalcando titoli ad alto momentum come Palantir, AMD, ASML e SMCI.

Secondo il derivatives desk di Goldman Sachs, l’operatività su opzioni call ha raggiunto livelli record. I dealer sono costretti a comprare sottostante in salita, creando una spirale automatica di acquisti che alimenta il rally. In parallelo, molti investitori istituzionali sono schiacciati tra la paura di comprare sui massimi e quella, forse peggiore, di restare fuori da una performance che incide sul trimestre.

 

Sotto la superficie: segnali di fragilità

Secondo J.P. Morgan e Bank of America, i buyback stanno perdendo forza e potrebbero riprendere solo a fine luglio. Inoltre, i fondi pensione USA potrebbero vendere fino a 20 miliardi di dollari in azioni per ribilanciare i portafogli verso le obbligazioni. Storicamente, luglio – specie in anni elettorali – è un mese debole per le Borse. Il VIX resta su livelli molto bassi, suggerendo una sottovalutazione del rischio implicito in un contesto instabile.

 

Powell, la Fed e le pressioni politiche

Nel frattempo, Jerome Powell è intervenuto in audizione al Congresso e ha ribadito che la Fed non ha ancora fiducia piena nel ritorno dell’inflazione al 2% e che valuterà un taglio dei tassi solo se il mercato del lavoro si indebolirà.

Bloomberg evidenzia che all’interno della Fed stanno emergendo divergenze: Christopher Waller e Michelle Bowman hanno aperto alla possibilità di un taglio condizionato ai dati sull’inflazione. Nel frattempo, Trump ha definito Powell “uno dei presidenti della Fed più distruttivi della storia” per non aver ancora tagliato i tassi, mentre i repubblicani spingono per un allentamento immediato, e i democratici difendono l’indipendenza della Banca centrale.

 

Trend dominante e il rischio sotto traccia

Secondo Citigroup, la strategia dominante degli investitori è seguire il trend finché non emergono segnali chiari di inversione. Alcuni indici europei, come il DAX, offrono punti d’ingresso tecnici dopo correzioni recenti, ma le valutazioni restano elevate.

Bloomberg sottolinea che la priorità dei gestori non è più valutare il prezzo ma non restare indietro rispetto al benchmark. Finché il confronto trimestrale rimarrà il parametro dominante, ogni storno sarà vissuto come opportunità, non come rischio.

 

Settimana in arrivo: equilibrio fragile

Infine, in vista del 4 luglio (Independence Day), la stagionalità storica suggerisce un bias rialzista, ma solo con l’inizio della stagione delle trimestrali (seconda settimana di luglio) potremmo assistere a una fase più riflessiva.

Tuttavia, l’equilibrio resta fragile: tregua geopolitica, flussi tecnici, pressioni politiche sulla Fed, inflazione persistente, rischi delle tariffe e tensioni internazionali sono tutti elementi potenzialmente destabilizzanti. Una nuova ondata negativa potrebbe arrivare da dati macro deludenti, una Fed sbilanciata, oppure una riaccensione del conflitto in Medio Oriente o con la Cina.

 

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La panoramica sui principali mercati

Andiamo ora ad analizzare – come di consueto - la situazione tecnica e grafica dei principali mercati, partendo dallo S&P 500.

 

S&P 500

Cominciamo con lo Standard & Poor’s 500, che da un punto di vista tecnico continua a mostrare forza. I prezzi hanno recentemente rotto al rialzo l’area dei 5.990 punti, aprendo così la strada a ulteriori estensioni.

Alla luce delle attuali condizioni di mercato e osservando l’evoluzione del range di inizio maggio, è plausibile un obiettivo di breve termine in area 6.200–6.300 punti. Inoltre, i volumi e il comportamento dei prezzi confermano la possibilità concreta di nuovi massimi storici nel breve periodo, con una struttura tecnica solida che supporta il proseguimento del trend rialzista.

 

NASDAQ 100

Passiamo al NASDAQ 100, che continua a mostrare una struttura rialzista ben impostata. Dopo aver rotto al rialzo, area 21.425 punti si è confermata come un solido supporto, sostenendo la recente fase di accelerazione.

Alla luce del movimento precedente di circa 900 punti, è ragionevole ipotizzare un’estensione analoga anche in questo ciclo, con un target proiettato in area 22.700–22.800 punti, livello che rappresenterebbe nuovi massimi storici.

Fintanto che il NASDAQ 100 e lo S&P 500 manterranno i rispettivi supporti chiave, lo scenario rimane costruttivo e orientato a ulteriori rialzi. Solo una rottura decisa dei supporti recenti potrebbe aprire a correzioni più strutturate.

 

Dow Jones

Il Dow Jones continua a mostrare una struttura solida e resiliente. L’area dei 42.000 punti ha agito più volte da supporto dinamico, confermandosi una zona chiave anche nelle ultime settimane, nonostante alcune fasi di volatilità.

Le attuali condizioni di mercato suggeriscono che il movimento in corso potrebbe estendersi fino all’area dei 43.821 punti, ovvero verso la zona dove si concentrano le correzioni di febbraio 2025. Questo livello rappresenta un target tecnico naturale, coerente con l’estensione degli swing precedenti. Fintanto che i prezzi rimarranno stabilmente sopra i 42.000 punti, lo scenario di breve periodo rimane costruttivo.

 

DAX

Passiamo ora agli indici europei, con un focus sul DAX, che continua a mostrare resilienza sul supporto chiave in area 23.156 punti. Questa zona ha sostenuto i prezzi con efficacia sin dalla fine di aprile, fungendo da baluardo contro pressioni ribassiste. Alle attuali condizioni di mercato, una rottura decisa al ribasso di questo livello potrebbe aprire spazio a correzioni più profonde.

Al contrario, un recupero stabile sopra l’area dei 23.962 punti rappresenterebbe un segnale di forza tecnica e potrebbe innescare una nuova gamba rialzista, con target sui massimi di periodo. Finché i prezzi resteranno compresi tra questi due livelli chiave, è probabile che il DAX continui a muoversi in un range di consolidamento.

 

FTSE Mib

L’indice italiano ha messo a segno un leggero recupero, ma rimane ancora piuttosto distante dai suoi massimi storici. Al momento, non si evidenzia una forza sufficiente per ipotizzare un'imminente accelerazione al rialzo.

Alle attuali condizioni di mercato, il movimento in corso sembra configurarsi come un pullback tecnico, più che l’inizio di una nuova fase direzionale. Continuiamo a monitorare area 39.442 punti, che si è dimostrata un supporto solido fin dall’inizio di maggio e che continua a sostenere il trend positivo.

Tuttavia, solo una rottura decisa dei massimi precedenti potrà attivare un segnale di forza strutturale, aprendo la strada a un possibile ritorno verso area 43.000 punti, che rappresenta i massimi storici del FTSE Mib risalenti al 2007.

 

Hang Seng

Passiamo ora all’indice di Hong Kong, che continua a mostrare una struttura accumulativa tra alti e bassi, segno che il mercato sta consolidando i recenti guadagni in attesa di una nuova direzionalità. Le attuali condizioni di mercato lasciano aperta la possibilità di una rottura dei massimi di periodo in area 24.725 punti, livello chiave per un'eventuale continuazione del trend rialzista. Se tale soglia dovesse essere superata con convinzione, potremmo assistere a ulteriori rialzi compresi tra 500 e 1.000 punti, coerenti con le estensioni registrate nei precedenti movimenti direzionali.

 

VIX

Il VIX continua a mostrare un trend marcatamente ribassista, con una dinamica che riflette un'evidente sottovalutazione del rischio da parte del mercato. Il tentativo di rottura al rialzo dell’area 20,66 è stato respinto, confermando ancora una volta la forza della pressione ribassista.

Il supporto in area 22,49 è stato invalidato e il movimento attuale sembra puntare verso i livelli di 17–16, che rappresentano zone di minimo relative e potrebbero fungere da prossima area target. Questa fase di compressione della volatilità potrebbe alimentare ulteriormente i rialzi sugli indici azionari, almeno finché non emergeranno elementi di rischio sistemico o shock esogeni.

 

Dollaro USA

Il Dollar Index continua a evidenziare un trend strutturalmente ribassista, come segnalato sia dalla media mobile a 50 periodi sia dall’andamento del canale discendente in atto da diversi mesi. Nonostante alcuni tentativi di rimbalzo, il quadro tecnico non presenta segnali di inversione.

I prezzi stanno consolidando da circa tre mesi in un'area di congestione tra 99 e 100 punti, ma la pressione rimane verso il basso. Se l’indice dovesse consolidare stabilmente l’area 99, potremmo assistere a una fase di distensione temporanea.

Tuttavia, una rottura decisa al di sotto di 97 potrebbe innescare un nuovo impulso ribassista con target potenziale verso i minimi di giugno 2021, in area 94–95 punti. Il contesto rimane fragile e particolarmente sensibile ai dati macroeconomici statunitensi e a eventuali dichiarazioni della Fed.

 

EUR/USD

In un contesto dominato dalla debolezza del dollaro, il cambio euro/dollaro mantiene una struttura marcatamente rialzista. I prezzi stanno salendo con gradualità, sostenuti da un flusso costante di acquisti. L’area 1,1473, confermata a fine maggio come zona di accumulazione, continua a rappresentare un importante supporto dinamico. Alle attuali condizioni di mercato, la probabilità che l’euro prosegua la corsa verso l’alto resta elevata.

Il target tecnico di riferimento si colloca intorno ad area 1,19, che corrisponde ai massimi di maggio 2021. Una discesa sotto area 1,14 potrebbe alimentare una fase correttiva, ma finché tale livello regge, il trend di fondo rimane positivamente impostato.

 

GBP/USD

Anche la sterlina mostra una resilienza significativa. L’area 1,34 continua a rappresentare un supporto solido e importante per il cambio. L’inversione rialzista in corso, con i prezzi attualmente sopra area 1,36, suggerisce un possibile attacco al target fissato in precedenza, corrispondente alla zona di distribuzione di ottobre 2021, intorno a 1,369. Da questa soglia, il cambio potrebbe spingersi ulteriormente verso area 1,38. Rimane quindi confermato un supporto forte in zona 1,34, che funge da base per ulteriori sviluppi positivi.

 

USD/JPY

Il dollaro/yen ha mostrato una serie di alti e bassi in questa fase di mercato. C’è stato un tentativo di rottura della resistenza in area 148, ma la successiva descalation e la debolezza del dollaro hanno riportato rapidamente i prezzi a ribasso. Tuttavia, la resistenza in zona 148 rimane ancora solida, così come il supporto in area 143,53, che mostra una certa resilienza.

I prezzi si trovano attualmente bloccati in un range piuttosto definito. È importante ricordare che questa coppia valutaria è molto volatile, quindi è fondamentale monitorare da vicino sia l’andamento dello yen che quello del dollaro, oltre alle decisioni della Banca centrale giapponese. Al momento, i prezzi restano in un range stretto e non si evidenzia ancora una direzionalità chiara e concreta.

 

Oro e argento

Passando alle materie prime, l’oro ha subito un rapido ribasso a seguito della descalation, perdendo la zona di 3.364 dollari l’oncia. Attualmente la tendenza mostra una possibile continuazione del ribasso. Un supporto chiave si trova in area 3.247 dollari: solo una tenuta di questo livello potrà evitare ulteriori discese.

La rottura sopra 3.364 dollari, alle attuali condizioni di mercato, potrebbe invece portare a un minimo di distensione rialzista. Se i prezzi continueranno a oscillare in questa zona, ci aspettiamo un trading in range, con picchi ribassisti tra 3.350 e 3.370 dollari circa. Un eventuale recupero verso area 3.447 dollari potrebbe invece innescare una nuova fase rialzista e aprire la strada a nuovi massimi storici.

Passiamo all’argento, che mantiene un’impostazione rialzista, anche se dopo aver raggiunto la zona di 37 dollari ha mostrato una leggera fase correttiva. Dal grafico daily si nota che, alle attuali condizioni di mercato, i prezzi potrebbero stornare ulteriormente.

Un livello di supporto importante da monitorare è quello intorno a 30-35 dollari, segnato dalla rottura avvenuta a inizio giugno. Questa zona è cruciale: se mantenuta, potrebbe favorire nuove fasi di accumulazione. Nonostante la probabilità di ulteriori correzioni a breve termine, il target naturale rimane intorno ai 40 dollari, livello raggiunto per l’ultima volta nel 2011.

 

Petrolio

Passiamo al petrolio, che in questa fase di escalation e de-escalation ha mostrato movimenti estremamente violenti, con alti e bassi molto marcati. I prezzi hanno tentato di attaccare i massimi di gennaio, intorno a 80 dollari al barile, per poi ripiegare con decisione.

La situazione rimane molto volatile e richiede pertanto grande cautela. Attualmente i prezzi possono continuare a scendere verso supporti importanti situati intorno a 64, 62,97 o 61,59 dollari, zone che potrebbero però fungere da punti di possibile inversione e di nuovi acquisti.

Alle attuali condizioni di mercato, avviare posizioni long risulta piuttosto complicato e potrebbe essere sensato solo con una chiara rottura sopra area 70 dollari. Ricordiamo dunque di procedere con estrema prudenza, data l’elevata volatilità di questo strumento.

 

Bitcoin ed Ethereum

Passiamo infine alle criptovalute. Bitcoin ha tentato una rottura importante durante la recente escalation, toccando un minimo intorno a 99.000 dollari per poi ripartire con forza, formando un pattern a “W” che potrebbe non solo spingere i prezzi a testare i massimi storici, ma anche superarli.

Questo movimento va seguito con attenzione. Le attuali condizioni di mercato indicano la possibilità di ulteriori rimbalzi, e considerando le escursioni precedenti, un rialzo minimo potrebbe avvicinare Bitcoin all’area dei 120.000 dollari.

Passando a Ethereum, la situazione rimane ancora piuttosto laterale e in range. L’area di 2.277 dollari ha finora fatto da solido supporto, ma non si evidenziano ancora segnali chiari di un nuovo trend. Un possibile cambiamento potrebbe arrivare con il recupero della soglia intorno ai 2.900 dollari, livello corrispondente alla precedente fase di cedimento. Tuttavia, per ora sembra che Ethereum necessiti ancora di una lunga fase di accumulazione.

 

 

 

 

 

 

 

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