In questo nuovo appuntamento di “Lupo’s Way”, come di consueto analizzo il quadro macro e grafico dei principali mercati finanziari. Reuters riferisce che lo scontro tra Israele e Iran è entrato in una nuova fase. L’attacco israeliano, iniziato la scorsa settimana contro siti nucleari iraniani, ha innescato una reazione a catena sui mercati.
Il petrolio è salito di quasi il 10% in una settimana, raggiungendo i massimi da cinque mesi. Il presidente Trump ha alzato la retorica parlando apertamente di resa incondizionata da parte di Teheran e non esclude un attacco diretto al leader supremo iraniano. Il rischio di uno shock inflattivo globale si fa concreto.
Il VIX è tornato a salire, segno che gli investitori stanno rivalutando drasticamente i rischi nei portafogli. In mezzo a tutto questo, Reuters segnala che il grande assente è la cooperazione internazionale. Il vertice del G7 in Canada si è concluso senza risultati concreti, con Trump che ha lasciato anticipatamente i lavori per seguire la crisi in Medio Oriente.
Mentre l’attenzione è concentrata su petrolio e missili, i segnali più preoccupanti per i mercati arrivano dal debito pubblico americano. Bloomberg riprende quanto rilevato dalla Federal Reserve di New York, che ha registrato una fuga netta di capitali stranieri dai Treasury per 48 miliardi di dollari, venduti dagli investitori tra aprile e giugno.
Bank of America parla apertamente di “cracks”, fratture nella domanda globale per i titoli di Stato americani. Qual è la cosa più inquietante secondo la banca d’affari? Questo calo avviene nonostante un dollaro in netto indebolimento: l’indice Bloomberg Spot è sceso dell’8% da inizio anno, mentre storicamente un dollaro debole era sempre un incentivo all’acquisto dei Treasury. Oggi, invece, è il contrario, segno che gli investitori stanno diversificando in modo meno legato al dollaro.
Nel frattempo, in questa situazione, l’establishment americano si sta muovendo su più fronti. Il Senato ha iniziato a approvare una legge sulle stablecoin che obbligherebbe gli emittenti di criptovalute ancorate al dollaro a detenere riserve equivalenti in Treasury a breve scadenza. In questo modo si creerebbe una maggiore sostenibilità del debito.
Questa nota di Bloomberg evidenzia l’importanza di questa legge anche per il futuro del mercato crypto. Inoltre, le revisioni del leverage ratio applicato alle grandi banche, con un possibile abbassamento dei requisiti patrimoniali per incentivare l’acquisto dei titoli di Stato, possono essere viste come un ulteriore stimolo per l’acquisto del debito pubblico americano. Powell ha citato esplicitamente che servono più incentivi per i market maker bancari.
La nuova maxi riforma fiscale firmata da Trump, il pacchetto battezzato “One Big Beautiful Bill”, prevede, secondo JP Morgan, una proroga permanente dei tagli fiscali e nuove deduzioni per ricerca e sviluppo. Si tratta di un innalzamento ulteriore del debito, che sale a 5.000 miliardi di dollari dai precedenti 4.000 miliardi approvati dalla Camera. Un’iniezione di deficit che peserà sulla tenuta fiscale americana proprio mentre gli investitori esteri cominciano a fuggire.
Possiamo quindi dire che in questo momento l’America si trova davanti a un grande problema. Goldman Sachs lo spiega molto bene: la combinazione di inflazione potenziale, instabilità geopolitica e indebolimento fiscale sta cambiando il comportamento degli investitori verso gli Stati Uniti.
Gli investitori istituzionali stanno vendendo azioni da cinque settimane consecutive, costituendo il flusso netto più forte dai tempi della crisi del 2008. I capitali si stanno spostando verso settori difensivi come energia, farmaceutico e real estate, che stanno sovraperformando, mentre alcuni titoli tecnologici perdono slancio.
Il mercato sembra essere in una sorta di “attesa armata” - una definizione azzeccata di Bloomberg - in cui si aspetta un segnale forte dalla Fed, un allentamento delle tensioni geopolitiche per sbloccare la situazione, mentre la domanda di asset rifugio continua a crescere.
Quello che vediamo oggi è più di un semplice ciclo economico. Bloomberg parla dell’emergere di un nuovo paradigma finanziario: una politica monetaria sotto pressione politica, una crisi di fiducia nella sostenibilità del debito americano e un sistema globale che si sposta da Washington verso nuovi equilibri.
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La panoramica sui principali mercati
Andiamo ora ad analizzare – come di consueto - la situazione tecnica e grafica dei principali mercati, partendo dallo S&P 500.
S&P 500
L’S&P 500 continua a muoversi intorno a un’area ben definita ormai da circa un mese: parliamo della zona dei 5.990 punti. I prezzi non riescono ancora a impostare un trend chiaro, né al rialzo né al ribasso. Considerando che questa settimana si aggiungono anche le scadenze tecniche trimestrali, la volatilità potrebbe aumentare improvvisamente, ed è importante tenerne conto nella nostra operatività. In sintesi, nessun cambiamento rilevante al momento: restiamo in attesa di ulteriori segnali da parte del mercato.
NASDAQ 100
Anche il NASDAQ 100 si trova in una situazione molto simile a quella dell’S&P 500, oscillando intorno all’area dei 21.734 punti e mantenendo il supporto in zona 21.425 punti. Le attuali condizioni di mercato non mostrano segnali di cambiamento nel trend, che resta tecnicamente rialzista, ma al tempo stesso molto laterale e debole. Questo implica che qualsiasi elemento fortemente negativo potrebbe generare un aumento della volatilità e, potenzialmente, anche forti correzioni.
Dow Jones
Passiamo al Dow Jones, che continua a muoversi all’interno di un range molto stretto. Le attuali condizioni di mercato evidenziano una situazione di impasse che dura dalla fine di aprile, senza segnali chiari né di rimbalzi né di correzioni significative.
L’area dei 42.368 punti rappresenta attualmente una zona di oscillazione a livello intraday, dove si registrano movimenti anche interessanti, ma su base settimanale la situazione resta invariata: nessun cambiamento di rilievo.
DAX
Il DAX ha registrato una leggera correzione, ma al momento non ci sono segnali che indichino ulteriori pressioni al ribasso nelle attuali condizioni di mercato. Secondo Bloomberg, sarà importante monitorare anche l’evoluzione della questione dazi, con la deadline fissata da Trump al 9 luglio per raggiungere un accordo con l’UE. Fino ad allora, il mercato potrebbe continuare a muoversi in modo laterale, con leggere flessioni.
L’area dei 23.156 punti si conferma un ottimo supporto, che non viene violato da metà aprile. Finché questa soglia regge e il contesto resta in impasse, sarà difficile assistere a correzioni più ampie. Sarà quindi importante attendere ulteriori segnali dal mercato o un aumento della volatilità per avere indicazioni più chiare.
FTSE Mib
Anche l’indice italiano rimane sui livelli della scorsa settimana. Le aree di 38.832 e 39.442 punti continuano a rappresentare solidi livelli di supporto per il movimento in corso. Tuttavia, manca uno slancio deciso al rialzo, nonostante la buona performance generale dell’indice. Al momento, è necessario attendere ulteriori indicazioni dai prezzi prima di poter individuare l’inizio di un nuovo trend direzionale.
Hang Seng
L’indice di Hong Kong rimane laterale con una lieve inclinazione al ribasso. Più in generale, il Sud-Est asiatico mostra prezzi stabili e in attesa, riflettendo un mercato che rimane prudente anche a causa delle tensioni geopolitiche in corso, in particolare tra Israele e Iran. Secondo Bloomberg, l’area di 22.492 punti si conferma un livello di supporto importante per Hong Kong, sostenendo il rialzo in corso e contribuendo a mantenere il mercato in equilibrio.
VIX
Passiamo ora al VIX, che ha registrato un leggero rialzo. Tuttavia, alla luce dell’attuale struttura di mercato, non si evidenziano segnali di un cambiamento di trend significativo. È importante monitorare attentamente l’area dei 20-21 punti: una rottura al rialzo su base daily potrebbe innescare un’accelerazione della volatilità e generare ulteriori pressioni sugli indici USA. Al contrario, un ritorno sotto l’area dei 17,84 punti potrebbe favorire un clima di maggiore distensione e aprire la strada alla ripresa di un trend rialzista sui listini azionari.
Dollaro USA
Nel contesto attuale, l’indice del dollaro non mostra cambiamenti significativi nel proprio trend. Come stiamo osservando da diverse settimane, le condizioni di mercato continuano a evidenziare una serie di massimi decrescenti, volumi estremamente bassi e movimenti contenuti, nonostante alcuni brevi sussulti.
Il quadro tecnico resta ribassista, con un target potenziale compreso tra area 94 e 96, ancora pienamente alla portata. Se i prezzi non riusciranno a riportarsi almeno in area 100 nelle prossime settimane, è probabile che il trend ribassista prosegua in forma laterale, senza la formazione di una nuova tendenza strutturale.
Il problema, come già sottolineato, è legato alla perdita di fiducia da parte degli investitori esteri, che continuano a ridurre l’esposizione al dollaro. Bloomberg, JP Morgan e Goldman Sachs lo ribadiscono da tempo: finché questo contesto non cambia, è difficile immaginare un’inversione significativa, e il dollaro potrebbe continuare a indebolirsi.
EUR/USD
Passiamo ora al Forex con il cambio euro-dollaro, che da diverse settimane continua a mostrare una struttura rialzista, caratterizzata da una serie di minimi crescenti, interrotta solo da lievi correzioni su base daily che non alterano l’impostazione di fondo.
Abbiamo assistito alla rottura di quota 1,1473, e ora i prezzi stanno consolidando all’interno di un’area compresa tra 1,15 e 1,16. L’obiettivo di medio termine rimane invariato: se il dollaro continuerà a indebolirsi, come suggerisce il contesto attuale, le quotazioni dell’EUR/USD potrebbero puntare verso i massimi del 2021, in area 1,19.
Eventuali pullback fisiologici non dovrebbero scendere sotto area 1,13 o, al massimo, 1,11: una discesa oltre questi livelli potrebbe interrompere la struttura rialzista in corso e segnalare un possibile cambio di scenario.
GBP/USD
Anche la sterlina britannica continua a mantenere un trend rialzista rispetto al dollaro USA, seppur con movimenti più volatili rispetto all’euro. Il livello di 1,34 si è confermato come un’area di accumulazione significativa nelle attuali condizioni di mercato. Tuttavia, per proseguire la salita è necessario un ulteriore slancio che possa portare i prezzi verso la resistenza in area 1,37, corrispondente ai massimi dell’ottobre 2021.
Nel frattempo, è importante monitorare con attenzione l’area di 1,34: una rottura al ribasso di questo livello potrebbe innescare una correzione rapida, compromettendo temporaneamente la struttura rialzista in corso.
USD/JPY
Passiamo ora al cambio dollaro/yen, che si mantiene relativamente stabile nonostante le pressioni provenienti dagli Stati Uniti e le dichiarazioni della Banca centrale giapponese, che - secondo Bloomberg - faticano a trasmettere chiarezza e concretezza.
Attualmente, i prezzi non si sono più avvicinati all’area di 141,63, un supporto chiave: la sua rottura potrebbe aprire la strada a un test dell’area 138, livello tecnico di riferimento per eventuali estensioni ribassiste.
Dal lato opposto, non si osservano segnali di forza in grado di supportare un trend rialzista solido. Solo un superamento dell’area di 146,56 potrebbe attivare un recupero più significativo del biglietto verde contro lo yen.
Oro e argento
L’oro, in questo contesto di tensioni e escalation geopolitiche, ha registrato un leggero recupero, ma rimane comunque molto vicino all’area dei 3.364 dollari. La tendenza di fondo rimane rialzista, seppur caratterizzata da lunghe fasi laterali.
Sarà importante osservare se i prezzi riusciranno a superare le zone intorno ai massimi recenti, in area 3.447 dollari. In caso di rottura di questi livelli, potremmo assistere a un nuovo impulso al rialzo e al raggiungimento di nuovi massimi.
Al contrario, una perdita del supporto a 3.300 dollari potrebbe innescare ulteriori correzioni. L’argento, invece, mostra un trend decisamente più forte. Qualche settimana fa abbiamo assistito alla rottura della soglia di 33,92 dollari, che ha dato avvio a questo nuovo rally rialzista.
Il potenziale target rimane quello che abbiamo più volte citato: i massimi del 2010, intorno a 40 dollari, con possibili estensioni fino a 34 dollari. Il trend attuale è molto robusto e non presenta cedimenti. Solo un ritorno almeno in area 34 dollari potrebbe indicare un possibile indebolimento o correzione. Al momento, le condizioni di mercato supportano un trend molto forte, e sarà interessante vedere se il livello di 40 dollari potrà essere raggiunto già nelle prossime settimane.
Petrolio
Passiamo al petrolio, che in questo contesto ha visto spike di prezzo estremamente forti, con rialzi superiori al 10%. Come potete vedere, il petrolio ha avviato una potenziale inversione di trend e, nonostante alcune correzioni, la tensione sul mercato rimane elevata. Una perdita dell’area 68,20 dollari potrebbe far scattare ulteriori ribassi nelle attuali condizioni di mercato.
Al contrario, se i prezzi dovessero mantenersi stabili tra 72 e 76 dollari, cioè vicino ai massimi precedenti, il contesto potrebbe spingere il petrolio verso l’area 80 dollari, corrispondente ai massimi dell’anno. La volatilità sul petrolio è particolarmente alta in questo momento, quindi è necessario prestare massima attenzione nell’operatività sia intraday che swing.
Bitcoin ed Ethereum
Bitcoin rimane stabile. In questo contesto, i prezzi non sono ancora riusciti a spingersi verso nuovi massimi storici, ma le attuali condizioni di mercato mostrano comunque una certa tenuta. È importante ricordare il supporto chiave in area 102.410 dollari: solo una rottura decisa di questo livello su base daily potrebbe modificare nel brevissimo termine la direzione del mercato.
Al momento, i prezzi oscillano all’interno di un range compreso tra questa zona di supporto e la resistenza intorno a 110.000 dollari. Come potete notare, si sono verificate diverse false rotture che non si sono concretizzate. Fino a quando i prezzi rimarranno in questo intervallo, sarà necessario attendere indicazioni più chiare.
Ethereum si trova in una situazione simile, con una struttura di mercato altrettanto stabile. C’è stato un primo tentativo di superare la resistenza in area 2.913 dollari, ma i prezzi restano saldamente al di sopra del supporto a 2.277 dollari. Il range di oscillazione è piuttosto definito, e solo una rottura significativa di uno di questi due estremi, nelle attuali condizioni di mercato, potrebbe innescare la formazione di un nuovo trend direzionale.
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