I principali dirigenti dell’industria petrolifera mondiale stanno lanciando un allarme sulle possibili conseguenze del crescente conflitto tra Israele e Iran. Le dichiarazioni arrivano da Kuala Lumpur, dove martedì si è svolta la conferenza Energy Asia. I CEO di TotalEnergies, Shell e EnQuest hanno espresso seria preoccupazione per l’escalation in corso e per il potenziale impatto su forniture e prezzi energetici globali. Vediamo tutti i dettagli.
Il timore di un effetto a catena
L’attacco a sorpresa lanciato da Israele venerdì scorso contro strutture militari e nucleari iraniane ha innescato quattro giorni di rappresaglie e tensioni crescenti nella regione.
Pur non avendo colpito finora le infrastrutture petrolifere chiave, alcuni impianti sono stati danneggiati e l’industria teme che la situazione possa rapidamente degenerare. In particolare, lo scenario peggiore resta la chiusura dello Stretto di Hormuz, uno snodo strategico attraverso cui transita circa un quinto del petrolio mondiale.
Wael Sawan, CEO di Shell, ha dichiarato: “Le ultime 96 ore sono state molto preoccupanti, sia per la regione che per la stabilità del sistema energetico globale. La volatilità geopolitica attuale rende tutto ancora più incerto”. Sawan ha ricordato che Shell ha una presenza significativa in Medio Oriente e che l’evolversi della situazione è seguito con massima attenzione dal vertice aziendale.
Focus su stabilità dei mercati energetici globali
Anche Patrick Pouyanné, CEO di TotalEnergies, ha posto l’accento sulla sicurezza dei dipendenti dell’azienda nella regione: “Siamo la più grande compagnia petrolifera internazionale attiva nell’area. Siamo nati 100 anni fa in Iraq e oggi operiamo in Iraq, Abu Dhabi, Qatar e Arabia Saudita”. Il manager francese ha auspicato che le installazioni petrolifere restino escluse dagli attacchi, avvertendo che eventuali danni avrebbero conseguenze gravi non solo in termini di sicurezza, ma anche per la stabilità dei mercati energetici globali.
Prezzo del petrolio in salita, mercati in allerta
Sull’onda delle tensioni, i prezzi del petrolio sono saliti. Gli analisti vedono nel conflitto Israele-Iran il più grave evento geopolitico da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022. Il CEO di EnQuest, Amjad Bseisu, ha descritto il 2025 come “l’anno della volatilità”, affermando: “Ogni giorno assistiamo a nuovi sviluppi, e la guerra tra Israele e Iran rappresenta un’ulteriore escalation. È nell’interesse di tutti che questo conflitto finisca al più presto”. Secondo Bseisu, almeno nel breve termine, il mercato rimane ben rifornito, ma le tensioni potrebbero cambiare rapidamente lo scenario.