Nel mondo della finanza e della rendicontazione aziendale, pochi temi generano tanta attenzione quanto la differenza tra dati GAAP e Non-GAAP. I primi rappresentano i principi contabili ufficiali e obbligatori negli Stati Uniti, mentre i secondi offrono una visione alternativa, più flessibile, ma anche più soggettiva, delle performance aziendali. Capire come funzionano e in cosa differiscono è fondamentale per interpretare in modo corretto i bilanci e le trimestrali delle società quotate.
Cosa sono i GAAP
I GAAP (Generally Accepted Accounting Principles) sono i principi contabili generalmente accettati negli Stati Uniti. Si tratta di un insieme di regole definite dal Financial Accounting Standards Board (FASB) con l’obiettivo di garantire uniformità, trasparenza e verificabilità nei bilanci delle imprese.
In pratica, servono a far sì che le aziende non possano manipolare in modo arbitrario ricavi o utili, assicurando che i risultati economici siano presentati in modo coerente e comparabile tra società diverse. Seguire i GAAP significa aderire a un linguaggio contabile comune, indispensabile per costruire fiducia tra investitori, analisti e revisori.
Le società quotate negli Stati Uniti sono obbligate a redigere i propri bilanci in conformità a questi principi, proprio per assicurare un’informazione chiara e oggettiva. Al di fuori degli USA, la maggior parte dei Paesi adotta invece gli IFRS (International Financial Reporting Standards), che perseguono scopi simili ma con regole e criteri leggermente diversi.
Cosa si intende per Non-GAAP
Le misure Non-GAAP rappresentano dati aggiustati che le aziende pubblicano per fornire una lettura alternativa dei risultati. In sostanza, partono dai numeri GAAP ma li “correggono” escludendo voci considerate eccezionali, straordinarie o non ricorrenti.
Può trattarsi, per esempio, di costi legati a ristrutturazioni, acquisizioni, svalutazioni o compensi basati su azioni. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire agli investitori una fotografia più rappresentativa dell’andamento operativo dell’impresa, depurata da eventi isolati o non ripetibili.
Le società che pubblicano dati Non-GAAP sono tenute dalla SEC (Securities and Exchange Commission) a indicare chiaramente che si tratta di misure non ufficiali e a fornire una riconciliazione dettagliata tra i risultati GAAP e quelli aggiustati. L’ente regolatore, infatti, vieta l’uso di metriche che possano risultare fuorvianti o incoerenti nel tempo.
Perché le aziende usano i dati Non-GAAP
Molte società ritengono che i risultati GAAP, pur fondamentali, non descrivano sempre in modo accurato la realtà economica del loro business. Un’impresa in fase di espansione o impegnata in forti investimenti può presentare utili penalizzati da costi temporanei che non riflettono la redditività di lungo periodo.
In questi casi, i dati Non-GAAP vengono utilizzati per mostrare ciò che il management considera la “vera” performance operativa. Tuttavia, questa flessibilità comporta anche dei rischi. Poiché non esiste uno standard condiviso per definire cosa includere o escludere, i criteri possono variare sensibilmente da azienda a azienda.
Alcune società tendono a eliminare solo le voci negative, rendendo i risultati più ottimistici di quanto non siano realmente. Per questo motivo, gli investitori devono interpretare con attenzione i dati Non-GAAP, verificando sempre la trasparenza delle rettifiche applicate.
L’uso crescente dei Non-GAAP
Negli ultimi anni, la diffusione delle misure Non-GAAP è aumentata in modo significativo. Secondo studi di settore, circa l’80% delle società appartenenti al Dow Jones Industrial Average pubblica risultati aggiustati, e nella maggior parte dei casi questi sono più elevati rispetto a quelli calcolati secondo i principi GAAP.
Il fenomeno è particolarmente frequente tra le aziende tecnologiche, dove l’intensità degli investimenti e i costi di remunerazione azionaria incidono fortemente sugli utili ufficiali. Colossi come Uber, Meta o Salesforce ricorrono regolarmente a queste metriche per mostrare una visione più favorevole delle proprie prospettive.
GAAP e Non-GAAP: due prospettive complementari
Le differenze tra GAAP e Non-GAAP non rendono uno dei due sistemi “migliore” dell’altro. I dati GAAP garantiscono rigore, comparabilità e verificabilità, ma possono risultare troppo rigidi nel rappresentare la realtà economica di imprese in trasformazione.
Le misure Non-GAAP, al contrario, offrono maggiore flessibilità e possono rendere più leggibile la performance operativa, ma richiedono cautela, perché lasciano spazio a interpretazioni soggettive. Un investitore attento non sceglie tra GAAP e Non-GAAP: analizza entrambi.
I numeri GAAP rappresentano la base oggettiva, mentre le rettifiche Non-GAAP aiutano a comprendere meglio la direzione strategica del management e la sostenibilità del modello di business.