In un mondo finanziario sempre più interconnesso, dominato dai social media e dalla rapidità delle informazioni, le decisioni di investimento - purtroppo - non si basano solo su dati oggettivi e analisi razionali. Spesso, sono le emozioni a determinare il comportamento degli investitori, anche professionisti.
Due fenomeni comportamentali spiccano in questo contesto: la FOMO ed il FUD. Questi acronimi sono diventati centrali nell’analisi del sentiment di mercato, soprattutto nei mercati che presentano un’alta volatilità come quello delle criptovalute, ma anche sulle tradizionali asset class.
FOMO: la paura di non partecipare ai guadagni
Il termine FOMO (Fear of Missing Out), letteralmente "paura di restare fuori", descrive la sensazione di ansia che si prova quando si osserva un asset aumentare rapidamente di valore senza avere preso parte al rally. È una dinamica che porta l’investitore ad entrare sul mercato in ritardo, spesso in preda all’euforia generale, comprando quando il prezzo è già elevato.
Questa reazione impulsiva nasce dalla pressione psicologica del “tutti stanno guadagnando, e io no”. In questo scenario, le valutazioni razionali cedono il passo alla paura di perdere un’occasione irripetibile. Il risultato? Entrate a prezzi non sostenibili e, spesso, perdite successive quando il mercato inverte.
FUD: paura, incertezza e dubbio
All’opposto della FOMO, il FUD è l’acronimo di "Fear, Uncertainty and Doubt" (paura, incertezza e dubbio). Si manifesta quando un’ondata di notizie negative – reali o strumentalizzate – genera panico tra gli investitori.
I mercati reagiscono con forti vendite, non necessariamente giustificate dai fondamentali. Il FUD può essere causato da notizie economiche preoccupanti, tweet di personaggi influenti, voci di regolamentazioni ostili o semplici speculazioni.
I meccanismi psicologici
Sia la FOMO che il FUD sono figli della finanza comportamentale, una branca dell’economia che studia come le persone prendono decisioni economiche non sempre razionali. I bias cognitivi – come l’effetto gregge, l’avversione alla perdita e l’euristica della disponibilità – alimentano questi fenomeni.
La FOMO si nutre dell’illusione che il trend positivo continuerà all’infinito, mentre il FUD si basa sulla tendenza a sovrastimare l’impatto di notizie negative. In entrambi i casi, il rischio è prendere decisioni irrazionali, spinte dall’emotività e non da una strategia oggettiva.
L'impatto sui mercati e sugli investitori
Gli effetti della FOMO e del FUD sono visibili nelle fasi di estrema volatilità dei mercati. Rally improvvisi e crolli verticali sono spesso il riflesso diretto di questi stati d’animo collettivi. I settori più esposti sono quelli a forte componente speculativa, come il mercato delle criptovalute, le azioni growth o i titoli meme.
Per gli investitori al dettaglio, il prezzo da pagare è alto: entrare troppo tardi durante una bolla, o vendere nel panico durante una correzione, può compromettere la performance di un portafoglio. Ma anche i gestori professionisti non sono immuni: la pressione dei clienti e la paura di sottoperformare i benchmark possono spingerli a comportamenti reattivi.
Come riconoscerli e difendersi
Il primo passo per proteggersi dagli effetti di FOMO e FUD è sviluppare consapevolezza: comprendere che queste dinamiche emotive esistono e che, se non gestite, possono compromettere la qualità delle decisioni di investimento.
Una volta acquisita questa consapevolezza, diventa fondamentale agire con metodo e disciplina. Avere un piano d’investimento ben strutturato, con obiettivi chiari, un orizzonte temporale definito e un livello di rischio compatibile con la propria tolleranza, aiuta a mantenere il controllo anche nei momenti di maggiore volatilità.
La diversificazione del portafoglio gioca un ruolo essenziale, perché consente di ridurre la dipendenza da singoli asset o settori, rendendo meno drammatica l’esposizione a eventi imprevedibili. Allo stesso tempo, è importante evitare di inseguire il prezzo: l’ingresso in un investimento dovrebbe avvenire solo quando supportato da analisi solide, non perché spinti dall’euforia collettiva o dal timore di restare esclusi.