- Il FMI avverte: quella del 2021 sarà una ripresa parziale
- A rischio gli emergenti per la loro economia fragile
- Intanto si registra un nuovo crollo del petrolio
Come è noto l’economia mondiale è prevista in forte calo per quest’anno. L’epidemia da Covid-19 ha messo in ginocchio tutte le nazioni e per prime quelle più ricche. Per questo motivo si sono moltiplicati non solo gli allarmi circa una recessione globale, ma anche le rassicurazioni sul fatto che questa sarà comunque di breve durata.
Le previsioni del FMI
Recentemente il Fondo Monetario Internazionale ha pronosticato una contrazione del 3% sul Prodotti interno lordo a livello globale. Una ripresa, seppur minima, potrebbe vedersi però già l’anno successivo. Per il 2021, infatti, si parla di un +5,8%. Ma è ovvio che se confrontato con il livello previsto prima che esplodesse la pandemia, si tratta di un risultato negativo. La conferma arriva dal capo economista dello stesso Fondo Monetario Internazionale Gita Gopinath. Si tratta, in altre parole, di quella che Gopinath ha descritto come una “ripresa parziale”. Così come “aggressive” e “rapide” sono state definite le politiche di intervento delle banche centrali. Anche in virtù di quei $ 8 trilioni di dollari di stimolo fiscale messi in campo della maggiori economie del pianeta.
Il caso degli emergenti
Il problema, però, è che ad intervenire in maniera più forte sono stati, ovviamente, i paesi economicamente più potenti. Gli emergenti sono infatti in una situazione difficile con prospettive molto più fragili. Recentemente BlackRock ha lanciato l’allarme sul caso dell’India. L’economia indiana è stata messa sotto pressione dalla pandemia proprio mentre la crescita economica stava rallentando. Il conseguente blocco della produzione dettato dalle necessarie forme di contenimento del virus, non ha fatto altro che aumentare la pressione sull’intero sistema economico e anche finanziario.
Il crollo del petrolio
Una prima conferma delle previsioni del FMI si può già intravedere nell’andamento del petrolio. Il greggio ha registrato un crollo che lo ha portato a poco più di 27 dollari al barile sul Brent ma, cosa ancora più critica, a 15 dollari per il Wti. Ed è proprio quest’ultimo a preoccupare. In particolare per il crollo della domanda a causa della pandemia di coronavirus. I timori, adesso, si indirizzano tutti verso un settore particolarmente in difficoltà visto l’alto livello di debito e il conseguente rischio default.Altre ombre si addensano all'orizzonte degli Stati Uniti: stando alle previsioni di David Bailin, Chief Investment Officer di Citi Private BanK, il peggio potrebbe non essere finito per i mercati azionari a stelle e strisce. Infatti finora non si è considerata la possibilità di una seconda ondata della pandemia. Sia il presidente Trump che parte della popolazione stanno premendo per una riapertura delle attività economiche. Qualora questa si rivelasse un passo troppo azzardato e prematuro la possibilità di un ritorno della pandemia diventerebbe certezza.