Il mercato immobiliare americano potrebbe rappresentare un problema per la
Federal Reserve.
I prezzi delle case stanno cominciando ad aumentare perché i proprietari mostrano una certa riluttanza a vendere, visto che i tassi ipotecari più che raddoppiati nell'ultimo anno e mezzo che hanno fatto scendere il valore degli immobili. Di conseguenza, l'offerta si sta contraendo creando uno squilibrio con la domanda. La crescita dei salari, insieme ai risparmi delle famiglie, sta sostenendo le richieste di case e quindi mette la radici per
nuovi focolai inflazionistici.
Questo non fa dormire sonni tranquilli alla Fed, che sta facendo di tutto per riportare l'inflazione all'obiettivo di lungo termine del 2%. A giugno la Banca centrale americana si è presa una pausa e non ha alzato i tassi d'interesse, ma a partire da luglio potrebbe attuare una o due strette, in funzione di come si comporterà il carovita nei prossimi mesi.
Il dilemma della Fed
L'aumento dei tassi d'interesse ha lo scopo di raffreddare la domanda delle case per far diminuire l'inflazione immobiliare che si andrà inevitabilmente a riflettere su quella generale. "Se il settore immobiliare sta davvero mettendo in scena una ripresa, allora forse stiamo sottovalutando che la Fed dovrà fare molto di più per schiacciare la domanda", afferma Torsten Sløk, capo economista di Apollo Global Management. "E questo, ovviamente, sta alzando l'asticella per la Fed in termini di quanto i tassi di interesse devono salire".
Tuttavia, c'è da considerare il rovescio della medaglia di un inasprimento sui tassi. È vero che le case costerebbero di più perché i mutui per finanziare l'acquisto sarebbero più onerosi, ma sarebbe più costosa anche la costruzione degli immobili e questo limiterebbe l'offerta facendo salire i prezzi. Insomma, si creerebbe un effetto compensativo che rischia di tenere ferma l'inflazione immobiliare. "I tassi di interesse più alti tendono a scoraggiare le nuove costruzioni e a deprimere la crescita dell'offerta di alloggi", afferma Jeff Tucker, economista senior di Zillow. "Quindi l'impatto a lungo termine del tentativo di combattere l'inflazione immobiliare con politiche monetarie più restrittive può davvero ritorcersi contro".
Tale aspetto non è da sottovalutare se si considera che, con la riluttanza a vendere dei proprietari di case, le nuove costruzioni rappresentano una quota maggiore delle vendite rispetto al passato. Infatti, secondo i dati rilasciati dalla National Association of Home Builders, le case di nuova costruzione costituiscono oltre il 30% del mercato rispetto al 10%-15% di qualche tempo fa.
In definita, la Fed si trova davanti a un rompicapo. Alzare i tassi d'interesse nel breve periodo potrebbe anche peggiorare la situazione nel lungo termine, considerato anche che accelererebbe il sopraggiungere di una recessione. Non farlo però rischierebbe di far andare l'inflazione fuori controllo, con conseguenze economiche non del tutto prevedibili. Sløk di Apollo Global preferisce la linea dura. "La linea di fondo è che i tassi rimangano più alti a lungo e i mercati dovrebbero apprezzarlo", ha detto.