Nonostante i ripetuti aumenti dei tassi d'interesse, sui top degli ultimi 22 anni, le pressioni inflazionistiche e le tensioni geopolitiche, nel terzo trimestre l’economia USA è cresciuta più del previsto. Il dato, trimestrale ed annualizzato, nei tre mesi al 30 settembre ha segnato un incremento annuale del 4,9%, 20 punti base in più rispetto alle attese ed incremento maggiore dal quarto trimestre del 2021 (nel secondo trimestre l'indice aveva segnato un +2,1%).
Il forte aumento è riconducibile all'incremento delle scorte, delle esportazioni, degli investimenti residenziali, della spesa pubblica e, soprattutto, dalle spese dei consumatori. Dopo il +0,8% del Q2, quest’ultima voce è cresciuta del 4% nel trimestre contribuendo per ben 2,7 punti percentuali dell'aumento totale del Pil USA. Le spese sostenute dai consumatori si sono suddivise in modo abbastanza uniforme tra beni e servizi, con un aumento rispettivamente del 4,8% e del 3,6%.
"Questo rapporto ha confermato ciò che già sapevamo: i consumatori hanno fatto spese folli nel terzo trimestre", ha dichiarato Michael Arone, Chief investment strategist presso State Street Global Advisors. Paul Donovan di UBS ritiene che “quando si scriverà la storia economica dell'inizio del XXI secolo -, la frase d'apertura in grassetto dovrebbe essere ‘mai shortare l'edonismo dei consumatori statunitensi’ “.
Economia USA: in arrivo rallentamento dei consumi?
Nonostante finora i consumi statunitensi si siano dimostrati resistenti alle varie sfide, la maggior parte degli economisti prevede un notevole rallentamento nei prossimi mesi. "La vera domanda è se la tendenza possa continuare nei prossimi trimestri, e noi pensiamo di no", ha dichiarato Jeffrey Roach, capo economista di LPL Financial. "In futuro -gli fa eco Arone- i consumatori non spenderanno allo stesso ritmo, il governo non spenderà allo stesso ritmo e anche le imprese sembrano rallentare la loro spesa". "Ciò suggerisce che questo potrebbe essere il picco del PIL, almeno nei prossimi trimestri".
Con l'esaurirsi delle somme forzatamente accumulate durante il Covid (stimate dalla Federal Bank di San Francisco a 2,1 trilioni) e dei trasferimenti governativi che hanno caratterizzato il post-pandemia, la discesa dei risparmi (-5,5 trilioni di dollari dall’aprile 20220) e la fine della moratoria dei prestiti agli studenti (Oxford Economics stima che solo questa voce potrebbe comportare un calo annuo di oltre 100 miliardi nelle spese dei consumatori), l’andamento dei consumi USA è a rischio. Le prime avvisaglie sono arrivate dal tasso di risparmio, sceso nel terzo trimestre dal 5,2 al 3,8 per cento.
Come sta veramente il consumatore USA?
L’edonismo citato da Donovan è evidente se andiamo a guardare i dati emersi dalla recente ricerca condotta da The Harris Poll, dalla quale è emerso che circa il 65% degli americani che lavorano vive “paycheck to paycheck”, ossia termina tutto il proprio reddito alla fine di ogni periodo retributivo (ha cioè bisogno con urgenza del prossimo stipendio per andare avanti). Circa il 30% delle famiglie dichiara di essere a corto di denaro alla fine di ogni mese, mentre il 35% afferma di non avere più soldi alla fine della maggior parte dei mesi.
Ovviamente si tratta di una condizione che caratterizza maggiormente i livelli reddituali minori, riguarda il 78% di chi guadagna meno di 50 mila dollari annui, ma anche chi ha maggiori disponibilità non è escluso (il 51% degli americani che guadagnano più di 100.000 dollari all'anno afferma di essere sempre a corto di denaro)
Oltre a conseguenze nel breve termine, chi è costretto a vivere paycheck to paycheck è incapace di far fronte ad una qualsiasi spesa extra, nel lungo questo tipo di condizione porta alla crescita dei livelli di indebitamento. Dai calcoli della Federal Reserve Bank di New York emerge che il debito totale contratto tramite le carte di credito negli Stati Uniti ha raggiunto il record di 1,03 trilioni di dollari.
Nel suo Retirement Outlook, Vanguard stima che la stragrande maggioranza degli americani non sia in grado di soddisfare le proprie esigenze di spesa durante il pensionamento, e questo dopo aver incluso il reddito della previdenza sociale e i risparmi privati. Il problema è particolarmente grave per le famiglie a basso reddito. L’USDA, il Dipartimento dell’agricoltura USA, calcola che nel 2022 il 5,1% degli americani ha fatto parte di un nucleo familiare in cui uno o più componenti hanno ridotto il cibo consumato o si sono nutriti in maniera irregolare a causa delle ridotte disponibilità economiche. La percentuale si attestava al 3,8% nel 2021 ed al 3,9% nel 2020. Circa il 12,8% dei consumatori - 17 milioni di famiglie - negli Stati Uniti si è trovato in condizioni di insicurezza alimentare nel corso del 2022, rispetto al 10,5% del 2021 e al 10,5% del 2020.