La riunione della
Federal Reserve di questa settimana ha riportato alla ribalta il
pericolo di una recessione dell'economia statunitense dopo 15 mesi di strette monetarie. I 10 rialzi dei tassi d'interesse a partire da marzo 2022 per combattere l'inflazione hanno costantemente tenuto in apprensione i mercati finanziari. La preoccupazione verteva sul fatto che gli effetti economici sarebbero stati disastrosi, determinando uno sterminio di posti di lavoro.
Finora non si è visto nulla di tutto questo.
L'economia americana non ha regredito e il mercato occupazionale ancora oggi si mantiene in ottima salute. È probabile che la politica aggressiva della Fed si riverbererà sull'economia a scoppio ritardato, come temono i funzionari della Banca centrale. Per questa ragione, l'istituto guidato da
Jerome Powell si è preso una pausa sui tassi, ma ha annunciato che
probabilmente vi saranno altri rialzi, forse due, a partire da luglio.
Economia USA: ecco cosa spiega la sua forza
La domanda che molti si fanno è cosa abbia determinato questa straordinaria resilienza dell'economia americana, considerata anche la crisi bancaria partita a marzo con il fallimento in serie di quattro importanti istituti di credito. Vi sono almeno tre ragioni che spiegano la forza dell'economia, che però ora stanno svanendo.
La prima ragione si riferisce agli oltre 2.000 miliardi di risparmi che gli americani hanno accumulato durante la pandemia. Molti di questi sono finiti in attività che hanno reso parecchio nel periodo Covid, come ad esempio gli asset azionari. Ciò ha permesso di sostenere le spese dei consumatori quando l'inflazione ha colpito duro diminuendo i salari reali. Tuttavia, il carovita è cresciuto di più rispetto ai salari e i redditi reali delle famiglie si sono ridotti, erodendo una buona parte dei risparmi accumulati. Secondo le proiezioni della Fed di San Francisco, entro questa estate i risparmi in eccesso potrebbero esaurirsi facendo crollare la domanda di beni di consumo.
La seconda motivazione allude alla politica fiscale che ha sostenuto la crescita in alcuni settori come l'edilizia, particolarmente sensibili ai tassi d'interesse. La bambagia però finirà presto poiché, con la legge sulla responsabilità fiscale, i rimborsi dei prestiti agli studenti riprenderanno alla fine di agosto e prosciugheranno circa 5 miliardi di dollari al mese dai bilanci dei consumatori.
La terza ragione sta nella crescita del credito. Con l'aumento dei tassi d'interesse, le banche hanno aumentato i prestiti alle famiglie e alle imprese, nonostante la curva di rendimenti invertita. In altri termini, le aziende di credito prendono denaro a breve attraverso i depositi e lo concedono in prestito a lungo termine con mutui e finanziamenti. Se i tassi a breve arrivano a superare quelli a lungo termine, per le banche questo è un problema. Tuttavia, gli istituti finanziari sono riusciti a tenere i tassi sui depositi quasi a zero e ciò ha reso sana la crescita del credito. Il fatto è che la fuga dei depositi che si è innescata quest'anno - sia per gli scarsi rendimenti sia perché alcune banche USA sono saltate - ha costretto le aziende di credito minori ad alzare i tassi sui depositi per restare competitive. Ciò ha impedito l'estensione del credito nell'economia, in quanto le piccole imprese non avrebbero potuto sostenere tassi d'interesse più elevati.