I dazi USA hanno profondamente turbato il mondo economico e finanziario. Da quando è diventato per la seconda volta presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump ha iniziato una guerra commerciale contro tutti gli altri Paesi, sfidando anche i mercati finanziari. Il conflitto è particolarmente aperto con la Cina. Il botta e risposta tariffario delle due superpotenze, secondo gli economisti, ha superato il limite di tollerabilità, ossia quel limite oltre il quale i rapporti commerciali risultano dannosi.
L'Unione europea rischia di intraprendere la stessa strada di Pechino, dopo aver minacciato rappresaglie e annunciato le prime contromosse. Ma cosa sono realmente i dazi USA? Chi li stabilisce? Qual è il loro funzionamento concreto? Ecco una guida che fa chiarezza sui vari aspetti di queste importanti tariffe.
Dazi USA: cosa sono
I dazi USA sono tecnicamente tasse pagate dai soggetti che si trovano sul territorio americano per gli acquisti di beni importati dall'estero. Come avviene di solito, l'aliquota di tali tasse è calcolata in percentuale sul valore della merce. Quindi, se un prodotto arriva dalla Cina, sul quale dal 9 aprile grava una tariffa del 125%, il costo sarà di oltre il doppio il suo prezzo tax-free.
Per esempio, se il suo prezzo originario è di 100 dollari, a causa dei dazi costerà all'importatore 225 dollari. La differenza di 125 dollari viene riscossa dal fisco statunitense. Mentre l'esportatore cinese incassa sempre 100 dollari. Il pagamento del dazio è effettuato direttamente dall'importatore o dall'intermediario che agisce per suo conto.
Dazi USA: quali sono le regole della riscossione
Il responsabile della definizione delle norme sulla riscossione dei dazi USA è il Segretario del Tesoro americano, mentre la US Customs and Border Protection (CBP) è l'ente governativo preposto a farli rispettare nei punti di ingresso in tutto il Paese. Questi riguardano i valichi di frontiera stradali e ferroviari, i porti marittimi e gli aeroporti. La riscossione di imposte e sanzioni viene effettuata dagli agenti che esaminano la documentazione ed eseguono i controlli dei beni in entrata. Alle merci sono assegnati codici numerici in base a una procedura standardizzata che prende il nome di "sistema armonizzato internazionale". A ogni codice viene assegnata una tariffa. Gli importatori devono descrivere in maniera corretta la quantità, la categoria e l'origine di ogni prodotto. In caso contrario, rischiano sanzioni.
Ci sono alcuni prodotti che, prima di diventare finiti, subiscono diversi processi di lavorazione e quindi attraversano i confini varie volte. Ad esempio, un'auto le cui parti sono prodotte negli Stati Uniti, viene assemblata all'estero e poi torna in patria come bene di importazione. Le regole del CBP stabiliscono che se una merce è fabbricata in USA e viene reimportata senza alcun miglioramento, non vanno applicati dazi. Al contrario, se c'è una trasformazione che migliora o rende più avanzato lo stato del prodotto, scattano le tariffe.
Ad esempio, se gli Stati Uniti esportano oro in India per realizzare gioielli che poi importano, tali gioielli al momento del rientro sono assoggettati ai prelievi. La riscossione del denaro avviene al momento dello sdoganamento. Da lì si effettua un deposito presso il Fondo Generale del Dipartimento del Tesoro.
Il de minimis
Le merci che entrano negli Stati Uniti di valore non superiore a 800 dollari non sono assoggettate a dazi. Questo secondo la regola del "de minimis", che tradotto dal latino significa "troppo piccolo per avere importanza". Tuttavia, a partire dal 2 maggio, per i prodotti che arrivano dalla Cina continentale a da Hong Kong c'è un'eccezione. Infatti verrà applicata una tariffa del 30% del loro valore o 25 dollari per articolo, destinato ad aumentare a 50 dollari dopo il 1° giugno. Trump ha intenzione di revocare l'esenzione dal de minimis anche per gli altri Paesi.