La Cina ha reagito brutalmente ai dazi USA imponendo a sua volta
tariffe del 34% su tutti i beni di importazione statunitense. A questa misura drastica, Pechino ha aggiunto una serie di restrizioni all'esportazione negli Stati Uniti di alcuni beni chiave come le terre rare, su cui il presidente USA Donald Trump è particolarmente sensibile (
Terre rare: perché sono così importanti per Trump e l'occidente). Il mancato ritiro di queste misure tra poche ore farà scattare un nuovo aggravio del 50% sul "made in China" che porta la tariffa complessiva al 104%.
Tutto questo significa un'escalation della guerra commerciale in atto tra le due principali super potenze economiche mondiali. Se la situazione perdura, il rischio è di una recessione dell'economia americana.
Nelle ultime ore al riguardo si è espressa la banca d'investimento americana Goldman Sachs, che ha alzato la probabilità di una recessione in USA dal 35% al 45%. Il giudizio segue quello di JP Morgan Chase, che ha portato tale probabilità dal 40% al 60%, nonché di S&P Global, che l'ha innalzata dal 25% al 30%-35%. Le ritorsioni della Cina in particolare potrebbero colpire alcune grandi aziende americane. Vediamo per settore quali sono le più a rischio.
Aeronautica
Boeing potrebbe essere una delle aziende più danneggiate nel settore degli aeroplani in quanto in passato ha già dimostrato di essere molto sensibile alle tensioni tra Washington e Pechino. Ad esempio, sebbene non sia stato colpito dalle tariffe durante la prima guerra commerciale di Trump con la Cina nel 2019, le sue vendite sono crollate nel territorio cinese dopo i due incidenti mortali del jet MAX 8 e l'intensificarsi delle schermaglie tra le due superpotenze sul fronte della tecnologia e della sicurezza. L'aumento dei prezzi che deriva dai dazi potrebbe influenzare gli ordini già programmati fino al 2027 dei tre colossi dell'aeronautica cinese: Air China, China Eastern Airlines e China Southern Airlines.
Semiconduttori
Il settore dei semiconduttori è uno di quelli più sensibili per la Cina, che importa dagli Stati Uniti ogni anno chip per un controvalore di circa 10 miliardi di dollari. Questo nonostante le restrizioni imposte dal Dipartimento del Commercio statunitense sulle forniture americane alle aziende cinesi dei processori di fascia alta. La società americana più esposta ai dazi cinesi è Intel, le cui CPU assemblate equivalgono a circa 8 miliardi di dollari di export verso la Cina, secondo quanto riportato dagli analisti di Bernstein. Oggi, il 29% delle entrate del colosso di Santa Clara è rappresentato dal mercato cinese.
Un'altra azienda in ballo è Micron Technology. Il produttore statunitense ha diversi impianti di produzione in Cina e in altri Paesi, ma alcuni chip venduti alle aziende cinesi sono di importazione americana. E Nvidia? Il più grande progettista del mondo dovrebbe essere al riparo dalle tariffe cinesi, in quanto i chip vengono prodotti e assemblati a Taiwan da TSMC.
Agricoltura
L'agricoltura è particolarmente nel mirino, perché i prodotti agricoli statunitensi hanno nella Cina il più grande sbocco di mercato. Aziende come American Proteins, Mountaire Farms of Delaware, Darling Ingredients, Mountaire Farms of Delaware e Coastal Processing sono molto attive nei rapporti con Pechino e quindi fortemente sotto pressione. Tra l'altro, anche i produttori di attrezzature agricole come Caterpillar e Deere & Company devono affrontare una situazione difficile. Il settore è già stato colpito da una tariffa del 10% a marzo e ora si aggiungono prelievi del 34%.