Russia: a quanto ammontano capitali russi nelle banche europee? | Investire.biz

Russia: a quanto ammontano capitali russi nelle banche europee?

25 feb 2022 - 17:30

05 dic 2022 - 17:13

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Chi rischia di più a causa del conflitto Russia-Ucraina? Vediamo le banche europee più esposte in Russia secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali

Nonostante gli sforzi diplomatici fatti per evitare un conflitto, ieri notte la Russia ha invaso l'Ucraina. Immediata la risposta dell'Occidente, con Stati Uniti, UE e Gran Bretagna che hanno annunciato un secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia per spingerla al ritiro delle truppe.

La guerra, per il momento ancora solo economica con i componenti della NATO, comporta importanti ripercussioni non solo per il Cremlino, colpita dalle sanzioni varate dai Paesi occidentali, ma evidentemente anche per i suoi partner commerciali, Unione Europea in primis.

La Russia è infatti il quinto partner commerciale dell’UE, il terzo dell’Italia, mentre i traffici con gli USA sono molto più limitati. Tutti i settori sono coinvolti in questa vicenda, compresi gli istituti bancari. Vediamo quali sono le banche europee più esposte alla crisi geopolitica.

 

Crisi Russia-Ucraina: quale impatto sulle banche europee?

Nelle banche fuori dal Paese ci sono circa 123 miliardi di dollari “in chiaro” di capitali russi, che aumentano a 127 miliardi di dollari se si considerano anche tutti gli strumenti oltre ai depositi e prestiti, principalmente negli istituti francesi e svizzeri.

E' quanto emerge da uno studio di Credit Suisse su dati - risalenti a giugno 2021 - della Bank for International Settlements (BRI), la Banca dei regolamenti internazionali, un'istituzione finanziaria internazionale che agisce come “banca centrale delle banche centrali”.

Si tratta dei capitali regolarmente registrati senza considerare il sommerso o le attività “schermate”. In particolare nelle banche francesi vi sono circa 24 miliardi dollari, nelle svizzere 21,4 e nelle statunitensi 20,2 miliardi. In Gran Bretagna 14,5 miliardi mentre nelle banche italiane vi sono 1,3 miliardi.

La BCE si è già attivata per chiedere alle banche europee di fornire i dati aggiornati sulla loro esposizione in Russia per gli stress test, con gli istituti di credito sempre più preoccupati  per l'escalation della crisi.

Il conflitto tra Mosca e Kiev peserà su molte banche: prima di tutte la banca austriaca Raiffeisen Bank International, visto che realizza il 20% dei ricavi in Russia, con un ammontare di prestiti pari a 10,5 miliardi (considerando anche l'Ucraina).

Al secondo posto la francese Société Générale, con una quota di ricavi in Russia del 4% e con 8,7 miliardi di prestiti. Al terzo posto vi è una banca italiana, vediamo quali sono gli istituti del Belpaese più esposti nella vicenda.

 

Banche italiane: quali sono le più esposte alla crisi Russia-Ucraina?

Dopo le già citate Raiffeisen Bank International Société Générale, al terzo posto c'è l'italiana UniCredit con il 4% dei ricavi totali. La banca di piazza Gae Aulenti è presente in Russia dal 2005 e conta circa 2 milioni di clienti retail e circa 30.000 corporate.

Sono 72 gli sportelli presenti sul territorio russo e 8 i miliardi di euro di prestiti erogati. L'utile della controllata russa nel 2021 ammontava a 180 milioni di euro. La Russia pesa per circa il 3% del margine di interesse e il 3% del capitale allocato.

L’istituto guidato dall’AD Andrea Orcel aveva di recente rinunciato all'acquisizione della banca russa Otkritie Bank, proprio per i rischi geopolitici, ossia per il rischio di sanzioni per la questione Ucraina. Anche Intesa Sanpaolo è coinvolta nella crisi geopolitica, con 28 filiali, 976 dipendenti e un valore degli asset pari a circa 1 miliardo di euro.

Intesa Sanpaolo gestisce più della metà delle operazioni commerciali con l’Italia, realizza la maggior parte delle operazioni di investimenti italiani in Russia e russi in Italia, ed è un importante investitore e partner in molti progetti russi, nazionali e internazionali. Guardando al debito sovrano russo, invece, l'esposizione di UniCredit risulta essere pari a 1 miliardo mentre quella di Intesa pari a 50 milioni.

Dopo che Putin questa settimana ha riconosciuto due repubbliche separatiste nell'Ucraina orientale, le attività locali di SocGen, UniCredit e Raiffeisen sembrano sempre più esposte agli effetti a catena delle ritorsioni finanziarie. Le precedenti decisioni di Deutsche Bank, della finlandese Nordea Bank Abp e altri isitituti di ridimensionare l’esposizione con la Russia potrebbero essere state prudenti.

 

Piazza Affari: i titoli di Borsa Italiana più esposti in Russia

Secondo un report di Intesa Sanpaolo, riportato da Start Magazine, per ENI, Elica e Aeffe l’esposizione al mercato russo vale il 2% dei ricavi. Moncler, Safilo sono sotto il 2%. Salvatore Ferragamo è sotto l’1%. Più alta è l’esposizione di Brunello Cucinelli, al 5%, e di Campari, al 3%; De Longhi è al 6%, Geox all’8%. Le società più esposte sono invece Maire Tecnimont e TraWell con il 25% dei ricavi, Buzzi Unicem con il 10%, Lu-Ve con il 7,6% e Recordati con il 4,5%.

Seguono con oltre il 3% dei ricavi Sit e Prima Industrie. Pirelli è al 3%, Comer al 2%, Interpump all’1,5%, Biesse all’1,3%, Seco all’1% e Zignago Vetro allo 0,2%. Per quanto riguarda le società energetiche come A2A, Acea, ENEL, Hera e Iren, secondo Intesa Sanpaolo l’impatto dipenderà dall’attività di approvvigionamento di gas in Europa, che potrebbe ridursi.

 

Crisi Russia-Ucraina: per Credit Suisse il vero problema è il caro energia

Il vero problema per le banche europee non sono i prestiti concessi in Russia, quanto i prezzi dell'energia, specificano gli analisti di Credit Suisse: "Dal 2014 le banche hanno ridotto i rischi e migliorato il finanziamento locale delle operazioni - sottolinea il report - con Unicredit che ha venduto le sue attività ucraine nel 2016.

Con la maggior parte delle grandi banche europee quotate che hanno un'esposizione diretta limitata alla Russia, vediamo la principale potenziale minaccia del settore derivante dall'aumento dei prezzi dell'energia che riduce la crescita e quindi le aspettative sui tassi di interesse".

 

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