Questo fine settimana i riflettori saranno puntati sul lancio di
New Glenn, il razzo progettato dall'impresa aerospaziale Blue Origin del miliardario
Jeff Bezos. All'1 di notte ora locale, il vettore si alzerà in volo verso lo spazio dalla base di Cape Canaveral, in Florida, per rimanere in orbita per quasi quattro ore. La missione, che avrebbe dovuto realizzarsi già nel 2020, ha lo scopo di provare un satellite di Blue Origin e poi far atterrare la parte inferiore del razzo su una nave drone nell'Oceano Atlantico.
Questa sarà la prima volta che l'azienda manda un satellite in orbita, benché abbia già trasportato turisti ai confini dello spazio. Quindi, si tratta di un passo importante nell'ambito della realizzazione dei piani ambiziosi di esplorazione dello spazio da parte del colosso con sede a Kent, Washington.
In questo modo Blue Origin cerca di accorciare le distanze rispetto alla rivale SpaceX di Elon Musk che, quantunque sia stata in attività lo stesso tempo, è molto più avanti nel lancio di razzi. In maniera del tutto simile al Falcon 9 di SpaceX, il New Glenn è stato progettato per tornare sulla Terra dopo il lancio e atterrare in posizione verticale.
Bloccare l'atterraggio è un obiettivo secondario, ma sarà una dimostrazione importante in quanto permetterebbe all'azienda di essere la seconda impresa a eseguire questo tipo di tecnica di landing dopo la rivale SpaceX. Inoltre, Blue Origin spera di poter riutilizzare il razzo dopo la missione.
Riuscire in tutto questo non è un'impresa facile, perché la maggior parte dei nuovi razzi fallisce la missione al primo lancio. Se il debutto dovesse essere un successo, però, verrebbero avvalorate in maniera rilevante le capacità ingegneristiche dell'azienda e ciò darebbe maggiore fiducia nel percorso per raggiungere le performance di SpaceX. Comunque, New Glenn ha alcune funzionalità che al Falcon 9 mancano. Ad esempio, può lanciare più massa in orbita per missione e inviare carichi più pesanti su orbite più alte.
Blue Origin: la vera missione del lancio di razzi
Al di là dell'intento dimostrativo e della rivalità con la società di Elon Musk, il fine ultimo di Blue Origin è molto più nobile, ossia quello di trasportare fuori dall'emisfero terrestre l'inquinamento atmosferico. "Possiamo creare le premesse in cui la prossima generazione, o quella successiva, sarà in grado di spostare l'industria inquinante fuori dalla Terra, e poi questo pianeta sarà mantenuto come dovrebbe essere", ha dichiarato lo scorso anno Bezos in un'intervista. Per fare questo, però, il magnate americano ha precisato che è necessario abbassare il costo di accesso allo spazio.
Affinché il sogno venga realizzato, tuttavia, New Glenn ha bisogno di essere messo alla prova, percorrendo una strada che comunque si preannuncia lunga e accidentata. Infatti, finora Blue Origin ha trovato lungo il cammino non pochi ostacoli che hanno ritardato lo sviluppo del progetto. I motori BE-4 principali dei veicoli sono stati costruiti internamente, ma rispetto alla tabella di marcia sono stati completati con diversi anni di ritardo.
Tra l'altro, la strategia rispetto a SpaceX è diversa. La compagnia guidata da Elon Musk effettua frequenti voli di prova ed esegue aggiustamenti durante il percorso se c'è qualcosa che non va; Blue Origin invece fa un lavoro molto scrupoloso dal punto di vista ingegneristico prima di lanciare il razzo in volo. Questo per Bezos significa ridurre al minimo le eventuali esplosioni non preventivate, ma allo stesso tempo ritardare tutto il processo che alla fine può essere molto costoso.