Chi opera nel mondo della finanza fa errori nelle proprie scelte di investimento, nessuno è esente. Anche
Warren Buffett, considerato forse il più grande investitore di tutti i tempi ha commesso degli sbagli, a volte anche molto gravi, che gli hanno fatto perdere miliardi di dollari. Tuttavia, c'è una cosa che distingue il re del value investing da tanti altri investitori: la disponibilità ad ammettere i propri errori e ad analizzarli a fondo imparando dalle situazioni che non hanno dato i risultati sperati.
Ci sono sbagli di vario tipo, ma Buffett considera i peggiori quelli di omissione, ovvero che non si vedono nei documenti contabili, ma rappresentano opportunità mancate. In questo testo passeremo in rassegna alcuni errori commessi dal guru della finanza, per sua stessa ammissione, da quando ha iniziato i primi passi negli investimenti negli anni '40 fino a tutti gli anni '60, mettendo in risalto ciò che ha imparato in ogni circostanza.
1942: Cities Service
All'età di undici anni, Buffett acquistò le sue prime azioni in Borsa insieme alla sorella Doris. Si trattò di sei azioni privilegiate dell'azienda produttrice di gas naturale Cities Service. Il prezzo pagato fu di 38 dollari ciascuna, per un investimento complessivo di 168 dollari.
Il titolo scese rapidamente a 27 dollari e, sentendosi sotto pressione perché non voleva far perdere denaro alla sorella, Buffett decise di vendere quando le quotazioni risalirono a 40 dollari. In seguito il prezzo arrivò a 200 dollari e il rammarico fu grande per il ragazzo, perché avrebbe potuto guadagnare molto di più. Quello fu però il primo insegnamento ricevuto, ovvero di essere paziente e non farsi influenzare dall'andamento del mercato.
1952: Sinclair Gas Station
A 21 anni, l'oracolo di Omaha investì in Sinclair Gas Station, una società che gestiva una stazione di servizio. Il capitale impiegato fu di 2.000 dollari, corrispondente a un quinto del patrimonio di Buffett. Ben presto, però, l'investitore si rese conto che aveva sbagliato obiettivo, perché dall'altro della strada c'era Texaco, il rivale dotato di un brand largamente superiore e che quindi vendeva molto di più. Quella esperienza fece capire a Buffett quanto sia importante analizzare a fondo la documentazione aziendale prima di investire, focalizzando l'attenzione sul brand di un'azienda.
1952: GEICO
La compagnia di assicurazione GEICO è oggi uno dei capisaldi del portafoglio di investimento della Berkshire Hathaway, la società finanziaria che Buffett controlla e guida dal 1965. Le azioni GEICO detenute dal conglomerato finanziario sono state acquisite nel 1976, ma il primo approccio che Buffett ebbe con l'assicuratore risale al 1951, quando era ancora studente alla Columbia University. Quell'anno fece una visita nell'azienda e rimase talmente folgorato dal business societario che decise di investire nel titolo in Borsa oltre 10.000 dollari, pari a più del 50% del suo patrimonio di allora.
Alla fine di quell'anno, il rendimento sul capitale era del 29% e, preso dall'entusiasmo, Buffett vendette tutte le azioni. Il problema fu che il valore delle azioni GEICO che aveva liquidato lievitò fino a oltre 1 milioni di dollari. Lì il ragazzo capì che quando viene individuata un'azienda di qualità su cui si decide di investire del denaro, l'investimento deve essere a lungo termine.
1964: American Express
Lo stesso errore commesso per GEICO, Buffett lo fece per American Express. Nel 1964 acquistò le azioni del gigante delle carte di credito, in un momento in cui l'azienda attraversava una crisi profonda per effetto di un caso di frode che causò perdite per 180 milioni di dollari. Le azioni nel frattempo erano crollate del 50% dai massimi in quel periodo.
Buffett analizzò l'azienda e realizzò che in fondo era in salute, perché le persone continuavano a utilizzare la carta di credito nei ristoranti, per fare shopping e nei viaggi, insieme ai traveller's check della società. Nel 1966 il valore delle azioni era raddoppiato e Buffett decise di vendere realizzando un profitto di 20 milioni di dollari. Oggi il titolo vale miliardi di dollari.
1964: Berkshire Hathaway
Sembra strano, ma Berkshire Hathaway è stato un errore per Buffett. Quest'ultimo aveva acquistato nel 1962 una partecipazione di quella che era allora un'azienda tessile quasi fallita. Nel 1964 provò a vendere la partecipazione per 11,50 dollari per azione, ma ricevette un contratto per 11,375 dollari. A quel punto si adirò così tanto da mandare a monte l'affare e acquistare tutta l'azienda, che trasformò in una società di investimento.
Buffett ha stimato poi che se avesse fatto la stessa cosa con una società di assicurazione, il valore di oggi della Berkshire sarebbe stato di 200 miliardi di dollari in più. Quell'esperienza insegnò che mai bisogna agire in preda alle emozioni.
1966: Hochschild, Kohn & Co.
L'acquisto di Hoschschild, Kohn & Co. nel 1966 fu motivato da ragioni molto valide. L'azienda era un rivenditore di Baltimora che aveva un prezzo di mercato inferiore al suo valore contabile, un'ottima gestione manageriale e un asset immobiliare di tutto rispetto. Il problema era che il settore delle vendite retail ha basse barriere all'entrata, il che comporta margini ridotti.
A questo si aggiungono i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, l'evoluzione tecnologica e altri fattori che possono rendere l'investimento di difficile profittabilità. Tre anni dopo aver acquistato le azioni, Buffett optò per vendere recuperando il capitale, ma senza ottenere guadagni. Per spiegare cosa ha imparato il miliardario 94enne in quell'occasione, si può richiamare una sua massima: "meglio acquistare un'azienda meravigliosa a un buon prezzo, che un'azienda modesta a un prezzo meraviglioso".
1966: Walt Disney Company
Un altro esempio emblematico della fretta di monetizzare lo si è avuto nel 1966 con l'acquisto delle azioni Walt Disney Company. All'epoca Berkshire investì il 5% del proprio portafoglio, equivalente a 4 milioni di dollari, per realizzare due anni più tardi un ritorno di 2,2 milioni di dollari, ovvero oltre il 50% di performance. Il costo opportunità di quella mossa però è stato di svariati miliardi di dollari tra capital gain e dividendi. Buffett ammise l'errore nella riunione con gli azionisti nel 1998.
"Avrei dovuto acquistare ancora, invece di vendere", disse riferendosi a quell'episodio. Il re di Wall Street però perseverò nel 1995, quando Disney annunciò l'acquisizione di Capital Cities/ABC. Berkshire si trovava in possesso delle azioni Capital Cities/ABC e di colpo ebbe in mano 21 milioni di azioni Disney per effetto della fusione. Alla fine del 2000 le vendette tutte in blocco, ma se le avesse conservate, avrebbe guadagnato ulteriori miliardi di dollari.
1968: Intel Corporation
Il primo approccio con una società tecnologica Buffett lo ebbe nel 1968, con Intel Corporation. All'epoca era in rapporti con Robert Noyce, uno dei fondatori dell'azienda, perché insieme facevano parte del Consiglio di amministrazione del Grinnell College in Iowa. Noyce cercò di convincere Buffett a investire in Intel, ma senza successo. Prevalse l'avversione del gigante di Omaha alla tecnologia. L'azienda di semiconduttori sarebbe diventata una delle maggiori compagnie al mondo nel settore.