Quando nel 2016 la
Berkshire Hathaway, il conglomerato finanziario controllato e guidato da
Warren Buffett, ha annunciato l'acquisto delle
azioni Apple, ha fatto molto scalpore nel mondo della finanza. Fino ad allora il leggendario investitore si era tenuto lontano dai titoli tecnologici, in quanto appartenenti a un settore che riteneva di non capire. Buffett prediligeva aziende con un business semplice e comprensibile, ma soprattutto con una storia solida e una redditività prevedibile.
L'industria tecnologica invece è in continua evoluzione e per questo è praticamente impossibile abbozzare con una certa attendibilità quelli che saranno i guadagni nel tempo. Tra l'altro, in questo settore, un prodotto è sottoposto a una costante innovazione affinché conservi il suo successo. Mentre aziende amate da Buffett come Coca-Cola o See's Candies offrono sempre lo stesso bene. Tutto ciò spiega una realtà molto diversa da quella descritta dall'oracolo di Omaha, ossia che le aziende tech non è che non le capisse, ma le capiva fin troppo bene e sapeva di non poter contare su un base solida che desse garanzie.
Apple: è davvero un'azienda tecnologica?
Ma allora perché Buffett ha comprato le azioni Apple? La ragione è molto semplice: non la considera un'azienda tecnologica, o comunque non del tutto. Quindi cos'è per Buffett il colosso di Cupertino?
Per rispondere a questa domanda, si potrebbe far riferimento a una sua dichiarazione rilasciata nel 2018 in un'intervista. "Se prendo una dozzina di ragazzi e li porto al Dairy Queen, vedo che tutti hanno il loro iPhone e non mi rivolgono la parola, se non quando ordino i gelati per loro". Questo significa che Apple non è una società tecnologica in senso stretto, ma più che altro è un'azienda di beni di consumo.
Apple esiste dal 1976 e nel tempo ha avuto un processo evolutivo di crescita che ormai la configura come una società matura. Ma c'è dell'altro. Il suo prodotto di punta, l'iPhone, non è un bene di consumo qualsiasi, ma uno a cui le persone non riescono a fare a meno e che intorno a cui costruiscono tutta la loro vita.
Warren Buffett: ecco i motivi dell'investimento in Apple
Appurato che Buffett consideri Apple più un'azienda di consumo che tecnologica, affinché il re del value investing metta il proprio denaro su un'azienda occorre davvero qualcosa di più. E i motivi per Apple sono molteplici.
Innanzitutto, il gigante dell'iPhone ha creato un ecosistema chiuso per cui i suoi prodotti sono incompatibili con altre piattaforme. Tutto ciò ha come effetto quello di generare un flusso di ricavi, che tra l'altro comporta, in termini relativi, pochi investimenti di capitali.
In secondo luogo, Apple ha una base di clienti fedeli che una volta provato il prodotto dell'azienda, difficilmente passano a un altro brand. Questo anche per quanto detto sopra, ossia di un sistema chiuso di apparecchiature non intercambiabili con altre tecnologie. Ne consegue che la società ha una grande capacità di determinazione dei prezzi, il che la rende resiliente sia nei periodi di rallentamento dell'economia, sia durante le fasi inflazionistiche. In altri termini, Apple ha costruito intorno a sé un fossato, ossia una fortezza rappresentata dal brand in grado di respingere la concorrenza.
In terzo luogo,
il management è di altissimo livello. L'amministratore delegato
Tim Cook ha raccolto la cultura aziendale tramandata da
Steve Jobs, il fondatore dell'azienda. In sostanza, tale cultura si basa sulla creatività e indipendenza, il che permette di resistere a quello che Buffett chiama
imperativo istituzionale, ovvero la tendenza alle mode che il più delle volte fa solo danno a un'azienda.
Ma al di là degli aspetti qualitativi, il 94enne miliardario ha visto che i numeri stavano tutti dalla parte di Apple quando ha acquistato le azioni. Ad esempio, l'azienda aveva nel 2016 un margine di profitto del 22,8%, in linea con quello dei cinque anni precedenti. Ciò indicava la capacità di rendere le spese efficienti, mentre continuava a crescere.
Il ROE (Return on Equity) si attestava intorno al 35%, ben al di sopra alla soglia di almeno il 12% che solitamente Buffett richiede prima di investire in un'azienda.
Dal punto di vista finanziario, il rapporto tra il debito e il capitale proprio risultava del 55%. Tale rapporto - che esprime la leva finanziaria utilizzata dalla società - significava un ricorso all'indebitamento basso rispetto ai mezzi propri. Buffett ritiene che se questo rapporto è inferiore al 100%, l'azienda risulta attraente perché è in condizione di ripagare facilmente i suoi debiti. Inoltre, Apple aveva un free cash flow di 53,5 miliardi di dollari, che era segnaletico di una capacità di produrre liquidità e indice di buona salute finanziaria.
Infine, Apple distribuiva solo circa un quarto dell'utile generato, mentre il resto lo reinvestiva nell'attività. Questo è un aspetto molto amato da Buffett, cioè quello di trattenere in azienda i guadagni per utilizzarli nella crescita. La condizione però è che il denaro reinvestito sia in grado di generare un ritorno ben maggiore del costo del capitale e della media del settore (come avveniva per Apple). In caso contrario, Buffett ritiene che sia meglio restituirlo agli azionisti tramite i dividendi o i buyback,
Warren Buffett: l'acquisto di Apple
Buffett ha acquistato il primo lotto di azioni Apple agli inizi del 2016 a un prezzo di poco più di 100 dollari, dopo che il titolo aveva perso circa il 30% dal suo massimo. Chiaramente in questi prezzi non si tiene conto della rettifica che c'è stata in seguito per via degli split azionari. Alla fine di quell'anno, la Berkshire Hathaway aveva accumulato 61,2 milioni di azioni, con prezzi compresi tra 106 e 118 dollari per azione.
Alla fine del primo trimestre 2017, il conglomerato aveva raddoppiato la quantità di titoli Apple e al termine dello stesso anno è arrivato a detenere il 3,3% dell'azienda californiana. Gli acquisti sono continuati nel 2018, con altri 87 milioni di azioni inseriti in portafoglio, per giungere a una quota del 5,7%, che valeva oltre 70 miliardi di dollari.
In un impeto di entusiasmo Buffett si è lasciato sfuggire in quel periodo una dichiarazione nel corso di un'intervista. "Se potessi acquisterei il 100% di Apple". Un attestato di stima che il re di Wall Street ha riservato per poche altre aziende.
Tuttavia, nel 2020 Buffett ha commesso un errore, che ha poi ammesso durante la riunione degli azionisti del 2021: ha venduto una parte delle azioni incassando 7,4 miliardi di dollari. Ad ogni modo alla fine del 2023, la partecipazione di Berkshire in Apple aveva raggiunto un picco di 174,3 miliardi di dollari e costituiva la parte più grande del portafoglio di investimento della società finanziaria di Omaha.
Le vendite
Nella storia che lega Warren Buffett a Apple, il 2024 sarà ricordato come l'anno delle vendite. Nel secondo trimestre Berkshire ha ceduto la metà delle azioni detenute e nel terzo trimestre un altro 25%. Le due operazioni hanno lasciato attoniti gli investitori, considerata la grande stima di Buffett verso quella che in quel momento era la società più capitalizzata del mondo. Cosa è successo? Buffett non rivela le motivazioni delle sue operazioni per non avere poi problemi con le autorità di regolamentazione. Pertanto, gli esperti di mercato possono fare solamente delle ipotesi.
C'è chi sostiene che Buffett sia preoccupato per la piega che ha preso ultimamente il business di Apple, con il calo della domanda dell'iPhone soprattutto in un'area chiave come la Cina dove la concorrenza si è fatta più agguerrita. Altri ritengono che a muovere il grande investitore sia stato il rallentamento della crescita in termini di fatturato e profitto della società rispetto al passato.
Buffett ha sempre sostenuto che la partecipazione presso un'azienda di qualità possa essere tenuta anche a vita, a meno che il business della stessa azienda non si deteriori. Infine c'è chi suppone che con le vendite di Apple, Buffett stia accumulando liquidità per un acquisto faraonico. Qualunque sia la motivazione, la sensazione generale è che la luna di miele tra l'azienda fondata da Steve Jobes e l'oracolo di Omaha stia per giungere al capolinea.