Per raccontare la storia di Stripe bisogna partire da due fratelli cresciuti in un piccolo villaggio rurale dell’Irlanda, con la passione per i computer e la matematica. Patrick e John Collison, nati rispettivamente nel 1988 e nel 1990 nel villaggio di Dromineer, non avevano nulla di straordinario a prima vista se non un’intelligenza precoce, un’insaziabile curiosità per il codice e qualche idea davvero audace fin da ragazzi. Così, decidono di lasciare la vita tranquilla per affrontare il mondo impetuoso della tecnologia globale.
La loro avventura imprenditoriale comincia già da adolescenti: mentre Patrick studia informatica fin da quando ha otto anni, John lo segue a Harvard, e insieme fondano il loro primo progetto, Auctomatic, una piattaforma per venditori su eBay. Vendono questa prima impresa per 5 milioni di dollari: un piccolo antipasto di ciò che sarebbe venuto dopo.
Ma la vera scintilla arriva durante gli anni universitari, quando entrambi si rendono conto di quanto sia difficile e frustrante accettare pagamenti online, un problema che molte aziende digitali ancora non sanno quanto sia centrale. Questa semplice osservazione dà vita all’idea che cambierà il destino dei due fratelli: costruire una piattaforma che renda i pagamenti online facili, veloci e intuitivi per chiunque, con poche righe di codice da aggiungere a un sito o a un’app.
Così, nel 2010, nasce Stripe. Fondata ufficialmente a San Francisco, l'azienda parte con un prodotto rivoluzionario: un’API (interfaccia di programmazione) che permette a qualsiasi sviluppatore di integrare pagamenti con carta e sistemi digitali senza perdersi tra sistemi complicati e costosi.
Stripe: da startup a colonna portante del web
La crescita di Stripe non è stata istantanea, ma ha seguito una traiettoria inarrestabile grazie a una combinazione di visione, tecnologia e dedizione pura al prodotto. Invece di puntare subito a diventare una banca o entrare nel mondo dei servizi finanziari tradizionali, i Collison hanno scelto un’altra strada: diventare il “motore dei pagamenti” per aziende di ogni dimensione.
Stripe ha raccolto i primi investimenti da nomi importanti della Silicon Valley, tra cui Peter Thiel,
Elon Musk, Sequoia Capital e Andreessen Horowitz. Allo stesso tempo, ha iniziato a conquistare clienti chiave tra le startup e le nuove imprese digitali che cercavano semplicità e potenza tecnologica. Questo sostegno finanziario ha permesso a Stripe di crescere rapidamente, espandersi in nuovi mercati e perfezionare continuamente i suoi prodotti.
L’approccio di Stripe, concentrato sulle esigenze degli sviluppatori e sulla semplicità d’uso, ha funzionato così bene che oggi la piattaforma elabora migliaia di miliardi di dollari di transazioni all’anno per milioni di aziende in tutto il mondo. Alcuni dei nomi più grandi nell’economia digitale - da Amazon a Lyft, da Shopify a Instacart - si affidano a Stripe per gestire la parte più critica del loro business: i pagamenti.
Oggi Stripe non è più solo una soluzione per accettare carte di credito: è un ecosistema che supporta pagamenti internazionali, gestione delle frodi, strumenti fiscali, carte virtuali, automazione finanziaria e persino servizi avanzati per aziende che desiderano espandersi su scala globale. In poche parole, Stripe è diventata l’infrastruttura invisibile ma fondamentale che tiene insieme gran parte del commercio digitale moderno.
Una cultura aziendale particolare
Dietro a questa crescita c’è una cultura aziendale altrettanto particolare: pochi meeting tradizionali, molte memo lunghe e ponderate, team focalizzati sulla qualità e prodotti che parlano da soli. Patrick e John Collison hanno sempre rimandato l’espansione organizzativa a favore di un’organizzazione snella e orientata agli sviluppatori, con l’obiettivo di consegnare strumenti potentissimi e facilmente utilizzabili.
Questa cultura è stata accompagnata da un sentiment aziendale curioso: Stripe è sempre stata molto paziente nel suo percorso di sviluppo, scegliendo di restare privata più a lungo rispetto a molte altre tech company della sua generazione.
Quanto vale Stripe oggi - e l’IPO che (forse) non arriva
Negli ultimi anni, Stripe ha raccolto enormi capitali dai mercati privati e i suoi dipendenti hanno potuto vendere azioni in operazioni secondarie che hanno spinto la valutazione a circa 91,5 miliardi di dollari nel 2025, segnando una crescita sostenuta rispetto agli anni precedenti.
Stripe è quindi tra le società fintech private più preziose al mondo e, soprattutto, non ha piani imminenti di quotarsi. I co‑fondatori hanno più volte ribadito che la compagnia è “molto felice di restare privata” per ora, concentrandosi sulla crescita, sull’innovazione e sul reinvestimento dei profitti piuttosto che sulle esigenze del mercato azionario. Questa decisione è significativa perché, tradizionalmente, molte tech company giovani e di successo puntano alla Borsa per raccogliere capitali e dare liquidità agli investitori. Ma Stripe ha scelto un’altra strada: restare agile, indipendente e libera di investire come ritiene più opportuno.
Tuttavia, il discorso IPO non è completamente chiuso. Nel corso degli anni si sono susseguite speculazioni e conversazioni interne circa una possibile quotazione futura. Ma, come molte startup di successo, Stripe potrebbe decidere di fare il grande salto quando il mercato sarà più favorevole o i tempi saranno propizi per i suoi obiettivi strategici.