Shein è un’azienda che, a prima vista, sembra comparire dal nulla. Nessuna sfilata sulle passerelle, nessun negozio iconico in centro città, nessun fondatore famoso che parla ai media. Eppure, in pochi anni, questa azienda ha conquistato milioni di giovani consumatori in tutto il mondo con vestiti alla moda, prezzi irresistibili e novità che cambiano ogni giorno. Oggi Shein è diventato un colosso globale dell’e‑commerce di fast fashion che ha trasformato il modo in cui milioni di persone fanno shopping.
Shein: le radici
La storia di Shein comincia nel 2008 a Nanchino, in Cina, quando Chris Xu, un imprenditore con un passato nel marketing digitale e nell’ottimizzazione per i motori di ricerca, fonda una piccola attività di vendita online chiamata ZZKKO. Le prime offerte? Vestiti da sposa e abiti semplici venduti attraverso internet.
Questa fase è un po’ “artigianale”: nessuna grande infrastruttura, nessuna idea di sbarcare a Wall Street, ma una lunghissima lista di piccoli fornitori pronti a rispondere velocemente alle tendenze emergenti nel mercato internazionale. L’intuizione di Xu era semplice e quasi rivoluzionaria: usare la potenza dell’e‑commerce, i dati e le catene di fornitura molto agili per produrre moda veloce, fresca e ultra‑accessibile.
Negli anni successivi, il sito si evolve e cambia nome in Shein, spostando sua sede legale a Singapore. Tuttavia, mantiene forti legami operativi in Cina, dove si trova la maggior parte della sua catena di approvvigionamento e produzione.
Shein: il modello che ha conquistato il mondo
A differenza delle grandi maison della moda con collezioni stagionali, Shein basa tutto sulla "velocità". In pratica, osserva ciò che va di moda su social media come TikTok e Instagram, trasforma quelle ispirazioni in modelli veri e propri e li produce in serie presso fornitori partner, spesso in tempi molto brevi. Il risultato? Nuovi capi vengono caricati online ogni singolo giorno, a prezzi che spesso sfidano la logica dei negozi tradizionali.
Dietro questa apparente magia, però, c’è un motore complesso: algoritmi di dati che prevedono le tendenze, tecnologie logistiche che collegano fabbriche e centri di distribuzione e una rete globale di clienti pronti ad acquistare ovunque si trovino. In pochi anni, Shein non vende solo vestiti: diventa un ecosistema globale di fast fashion, con abbigliamento per donna, uomo e bambini, accessori, scarpe, cosmetici e molto altro.
Nel 2024, la compagnia ha registrato circa 38 miliardi di dollari di ricavi, con un margine operativo attorno a 1 miliardo e oltre 16.000 dipendenti sparsi per il mondo.
Shein: un successo travolgente e controverso
Shein ha fatto innamorare milioni di clienti con i suoi prezzi bassi e l’estrema varietà di prodotti. Ma questo successo non è venuto senza critiche. Nel corso degli ultimi anni, l’azienda è stata al centro di indagini e controversie su tematiche come pratiche di lavoro nella catena di fornitura, impatto ambientale della moda usa e getta e trasparenza dei dati dei consumatori.
Queste tensioni non sono solamente un rumore da salotto: influenzano direttamente le relazioni dell’azienda con i governi e con i potenziali regolatori dei mercati finanziari, complicando ogni possibile piano di quotazione in Borsa. Le critiche su ESG (Environmental, Social, Governance) e le pressioni normative in Europa e negli Stati Uniti sono reali e fanno parte della narrativa più ampia sulle grandi piattaforme digitali globali.
L’IPO: il sogno e gli ostacoli della quotazione
Fin dalle prime espansioni internazionali, molti investitori e osservatori si sono chiesti: quando si concretizzerà l’
IPO di Shein? Per anni, la risposta sembrava semplice: Shein ambisce a diventare una società quotata in Borsa, magari a New York o a Londra, con una valutazione di decine di miliardi di dollari. Nel 2022 si parlava addirittura di
valutazioni iniziali verso i 90 miliardi di dollari in caso di IPO negli Stati Uniti.
Tuttavia, le cose sono cambiate. I piani per un debutto a Wall Street sono stati sospesi per via dell’incertezza dei mercati e delle crescenti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, un elemento che ha reso più difficili le operazioni di quotazione per molte aziende con forti legami cinesi.
Nel 2025 Shein ha ottenuto un'approvazione preliminare dalla Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito per una possibile IPO a Londra, ma questo progetto si è arenato perché la China Securities Regulatory Commission - l’ente regolatore cinese - non ha ancora dato il via libera formale, condizione necessaria per procedere oltre.
In risposta, l’azienda ha fatto una mossa strategica: ha depositato una bozza di prospetto per una quotazione alla Borsa di Hong Kong e sta lavorando con le autorità cinesi per ottenere le approvazioni richieste, con l’idea di presentare ufficialmente l’IPO in Asia e completare la procedura nei prossimi mesi. Questa scelta non è solo tecnica. Serve anche a spingere i regolatori del Regno Unito a considerare più rapidamente il documento già approvato dal Paese asiatico, mantenendo aperta l’opzione di tornare in corsa per una quotazione a Londra.
Al tempo stesso, alcuni investitori hanno chiesto di ridurre la valutazione dell’azienda a circa 30 miliardi di dollari per rendere più attraente l’offerta pubblica, segno di quanto le condizioni di mercato e le sfide esterne abbiano inciso sulle prospettive.