Oracle nasce negli anni ’70, grazie all’intuizione del suo co‑fondatore Larry Ellison: creare un database relazionale moderno e flessibile, capace di servire aziende di qualsiasi dimensione. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: permettere a imprese e organizzazioni di gestire grandi quantità di dati in modo efficiente, scalabile e sicuro. In poco tempo Oracle si impose come un punto di riferimento nel mondo enterprise, con il suo database Oracle Database che divenne sinonimo di affidabilità e performance.
Nei decenni successivi, l'azienda ampliò l’offerta: non più solo database, ma un ecosistema completo di software per applicazioni aziendali (gestione risorse, ERP, CRM), middleware, strumenti per lo sviluppo, e soluzioni per la sicurezza e l’integrazione di sistemi. Questo approccio “end‑to‑end” favorì l’affermazione dell’azienda sulle grandi imprese, nelle industrie regolamentate, nella pubblica amministrazione. In pratica, dove la solidità, l’affidabilità e l’integrazione erano essenziali.
Così Oracle divenne un colosso del software enterprise, con una presenza globale, migliaia di clienti in ogni settore e una reputazione costruita su precisione, robustezza e scalabilità.
Oracle: il cloud e la trasformazione digitale
Con l’avvento del cloud computing e della trasformazione digitale globale, il mondo IT (Information Technology) iniziò a cambiare rapidamente. Aziende e governi cominciarono a preferire infrastrutture flessibili, scalabili, “on demand”, piuttosto che soluzioni on‑premise rigide. In questo contesto, Oracle ha dovuto reinventarsi.
Così nacque Oracle Cloud Infrastructure (OCI), la proposta “cloud” dell’azienda: un insieme di servizi IaaS (infrastructure as a service), piattaforme PaaS (Platform as a Service), database, applicazioni gestite, sicurezza e molto altro. L’obiettivo: offrire la solidità e l’esperienza storica di Oracle in un formato moderno, “cloud native”, capace di competere con i grandi hyperscaler.
Negli ultimi anni, OCI ha guadagnato terreno: molte aziende - in Europa, Asia e America - hanno iniziato a migrare verso il cloud Oracle, attratte dalla possibilità di combinare database, applicazioni enterprise e servizi cloud su un’unica piattaforma. Questo posizionamento, insieme alla continua fiducia dei clienti legacy, ha permesso a Oracle di non cadere nell’obsolescenza, ma di evolvere con i nuovi paradigmi tecnologici.
Oracle: il salto nell’era dell’AI
Negli ultimi 24‑36 mesi Oracle ha compiuto una trasformazione netta: non è più solo un fornitore di database e software enterprise, ma punta a diventare un protagonista dell’infrastruttura per l’intelligenza artificiale a livello globale. Nel 2025, l'azienda ha annunciato un impegno di investimenti ingente in infrastrutture cloud e AI: ad esempio, intende investire 2 miliardi di dollari per espandere OCI in Germania. A ciò si aggiunte un investimento significativo anche nei Paesi Bassi, con l’obiettivo di potenziare la capacità di AI e cloud nella regione. A livello globale, Oracle prevede una crescita importante della spesa in capitale (CapEx) nel biennio 2025–2026, con lo scopo di costruire nuovi data center, aumentare la capacità di calcolo e sostenere carichi di lavoro pesanti legati all’AI.
Un dato che testimonia la “scommessa” di Oracle sulla nuova era: al termine del primo trimestre del 2026 fiscale, le sue “Remaining Performance Obligations” (RPO) - ovvero i contratti stipulati ma non ancora riconosciuti come ricavi - hanno toccato la cifra stratosferica di 455 miliardi di dollari, in crescita del 359% su anno. Una parte consistente di questo backlog deriva da contratti con grandi nomi dell’AI e del cloud: clienti come OpenAI, Meta Platforms, Nvidia e Advance Micro Devices hanno sottoscritto accordi pluriennali con Oracle, scegliendo la sua infrastruttura per addestrare e gestire modelli di intelligenza artificiale.
In un esempio di scala ed ambizione senza precedenti, Oracle ha siglato con OpenAI un accordo di decine di miliardi di dollari per fornire capacità di calcolo su vasta scala, al fine di supportare la crescita dei modelli generativi e l’espansione dei suoi servizi AI.
Per concretizzare l’idea di un’azienda “AI‑first” e non solo “cloud provider”, Oracle ha lanciato di recente Oracle AI Database, una piattaforma pensata per integrare intelligenza artificiale e gestione dei dati. Questo database “nativo AI” consente ai clienti di eseguire ricerche avanzate, analytics, applicazioni data‑driven e flussi di lavoro con modelli di intelligenza artificiale, mantenendo la sicurezza e la governance tipiche dell’universo Oracle.
Perché Oracle di oggi è un’azienda diversa da quella di 20 anni fa
Se un tempo Oracle era sinonimo di database on‑premise per grandi imprese, oggi è un attore globale nella corsa all’intelligenza artificiale. Alcuni elementi che spiegano questa trasformazione:
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Cloud + AI come core business: l’azienda ha rimodellato il proprio posizionamento: non più solo software enterprise, ma infrastruttura e piattaforma per cloud e AI.
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Investimenti massicci e strategia lungimirante: dai data center globali, alle regioni cloud in diversi Paesi, a nuove soluzioni software.
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Partnership con i big dell’AI: collaborazioni e contratti con attori come OpenAI, Meta, NVIDIA e AMD posizionano Oracle come fornitore chiave per il training e l’hosting dei modelli di prossima generazione.
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Equilibrio tra eredità enterprise e innovazione: grazie alla sua storia e reputazione, Oracle combina affidabilità e governance con ambizione tecnologica e scalabilità cloud.
I rischi e le sfide
Il salto in avanti non è privo di rischi. Espandere data center, offrire GPU, finanziare infrastrutture AI e mantenere elevata capacità operativa comporta costi enormi. Il programma di investimenti pianificato da Oracle implica spese in conto capitale molto elevate, e in certi periodi può portare flussi di cassa negativi.
Inoltre, il successo dell’investimento dipende da variabili esterne, quali:
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la domanda effettiva di servizi AI da parte delle imprese;
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la concorrenza con altri hyperscaler (cloud provider) forti come Amazon Web Services, Microsoft Azure o Google Cloud;
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i costi energetici e di infrastruttura di data center su larga scala;
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la capacità di mantenere margini competitivi pur offrendo prezzi e servizi che attirino clienti grandi e piccoli.
In definitiva, il progetto di occupare un ruolo di primo piano nell'ambito dell'intelligenza artificiale è ambizioso, ma la strada è tutt'altro che in discesa.