Mohnish Pabrai: chi è il grande investitore che emula Warren Buffett | Investire.biz

Mohnish Pabrai: chi è il grande investitore che emula Warren Buffett

29 lug 2025 - 15:45

L'investitore indiano Mohnish Pabrai ha costruito il suo successo finanziario limitandosi a copiare il metodo Warren Buffett. Vediamo in che modo attraverso la sua storia

Nella storia della finanza, sono stati in molti a cercare di emulare Warren Buffett, considerato il più grande investitore di tutti i tempi, ma in pochi ci sono riusciti come ha fatto Mohnish Pabrai. Uomo d'affari, investitore e filantropo indiano, Pabrai ha sempre sostenuto che il segreto del successo è quello di individuare il migliore in un settore e cercare di copiare il modello che lo ha reso vincente. Nel campo degli investimenti, a giudizio di Pabrai, il numero uno era lui, l'oracolo di Omaha. Quindi, non c'era bisogno di inventarsi chissà che cosa, bastava emulare colui che più di tutti ha fatto fortuna. Ripercorriamo quindi la storia di Pabrai, mettendo in luce le idee che hanno determinato la sua ricchezza.
 
 

Mohnish Pabrai: origini e sviluppo

Mohnish Pabrai è nato il 12 giugno del 1964 a Bombay (oggi Mumbay), in India, da una famiglia modesta che viveva in un piccolo appartamento pagando 20 dollari al mese di affitto. Il padre Om Pabrai era un imprenditore, più che altro noto per le aziende che riusciva a far fallire, a causa di scarsa capitalizzazione e debiti esorbitanti. Tuttavia, aveva una grande forza di animo per risollevarsi ogni volta e iniziare una nuova avventura. Il figlio dichiarò una volta che vide i genitori perdere tutto diverse volte, al punto di non riuscire neppure a pagare l'affitto o a fare la spesa. Tuttavia, "non li ho mai visti preoccupati, né agitati, e questa è stata la lezione più importante che mi hanno insegnato", aggiunse.
 
Da bambino, Pabrai non brillava a scuola, ma aveva un alto quoziente intellettivo e questo bastava per renderlo potenzialmente un uomo di successo in futuro. Terminate le scuole superiori, si iscrisse in Ingegneria informatica alla Clemson University nella Carolina del Sud, negli Stati Uniti. Dopo aver frequentato un corso sugli investimenti superandolo brillantemente all'esame finale, il professore cercò di convincerlo a cambiare specializzazione indirizzandolo verso la finanza. Pabrai però non ne volle sapere in quanto non nutriva una buona considerazione degli uomini della finanza.
 
Terminati gli studi, dopo un'esperienza di cinque anni presso la società di reti e telecomunicazioni Tellabs, nel 1990 lanciò TransTech, un'azienda di consulenza tecnologica che finanziò con 70 mila euro di debito da carta di credito e 30 mila euro dal suo fondo pensione. L'impresa ebbe successo e in pochi anni arrivò a impiegare 160 persone. Già nel 1994, Pabrai era riuscito a mettere da parte un gruzzoletto corrispondente a 1 milione di dollari. Si trattava a quel punto solo di farlo fruttare.
 
 

Mohnish Pabrai: il mito di Warren Buffett

Nel 1994, mentre era in attesa di un volo dall'aeroporto di Heathrow, Pabrai comprò il libro di Peter Lynch "Un passo avanti a Wall Street". Quello fu il testo che gli cambiò la vita, perché per la prima volta lesse il nome di Warren Buffett. In particolare, lo colpì il fatto che l'Amministratore delegato della Berkshire Hathaway aveva ottenuto, a partire dall'età di 20 anni, un rendimento annuo degli investimenti del 31%.
 
Ciò significava che, capitalizzando 1 dollaro al tasso di interesse composto a partire dal 1950, avrebbe ottenuto fino ad allora circa 144.500 dollari. Pabrai decise di saperne di più, cercando di capire come Buffett sceglieva le azioni da acquistare con lo scopo di replicare il suo modello vincente. Per fare questo, oltre a leggere qualsiasi libro potesse interessare il guru della finanza, divorò tutti i rapporti finanziari e decenni di lettere agli azionisti della Berkshire. Non solo. Puntualmente si recava in pellegrinaggio alla convention annuale dell'azienda.
 
In pratica, l'imprenditore indiano voleva trasformare quel milione di dollari che aveva accumulato in un miliardo di dollari nell'arco di qualche decennio. Tuttavia, Pabrai non era mosso dall'idea di diventare ricco ma, come egli stesso aveva affermato, il suo scopo era "vincere la partita", dimostrando attraverso i risultati di essere il migliore. Esattamente come aveva fatto Warren Buffett. Per arrivare a tutto ciò, Pabrai non ha reinventato la ruota, ma si è limitato ad analizzare le ragioni del successo del migliore nella piazza, provando a copiare il suo approccio nei minimi dettagli. Il risultato di ciò che egli chiamava "clonazione" fu evidente. Il suo hedge fund principale ottenne un rendimento del 1.204% dal 2000 al 2018, a fronte di una performance del 159% dell'indice americano S&P 500.
 
Pabrai ha studiato a fondo Buffett non solo per trovare idee per i suoi investimenti, ma anche per capire come amministrare un'azienda, evitare gli errori, gestire i rapporti personali, organizzare il tempo, fare beneficenza e vivere in pace con sé stesso e con gli altri. Buffett, quindi, senza fare niente, fu per lui un maestro di vita, oltre che negli investimenti.
 
"Gli esseri umani hanno nel DNA qualcosa di strano che impedisce loro di adottare facilmente le buone idee", sostiene Pabrai. "Ho imparato che bisogna osservare il mondo dentro e fuori il proprio ambito, e quando si incontra qualcuno che fa qualcosa di intelligente occorre costringersi ad adottarlo".
 
 

Mohnish Pabrai: le 3 regole degli investimenti

Seguendo il metodo Buffett, Pabrai era convinto di riuscire in un trentennio a far diventare il suo milione di dollari in un miliardo grazie alle regole della capitalizzazione. Ma per ottenere un tasso di capitalizzazione paragonabile a quello di Buffett, bisognava seguire gli stessi principi sulla scelta delle azioni. Quindi, nessun coniglio dal cilindro, bastava solo applicare tre idee fondamentali apprese dal suo idolo.
 
La prima era la considerazione che ogni volta che si acquista un'azione, in realtà si diventa proprietari di un pezzo d'azienda. Ciò significa che il titolo non è solo un pezzo di carta per speculatori, ma esprime la vita di un'impresa sottostante.
 
La seconda consisteva nel fatto che i prezzi delle azioni non sempre riflettono il vero valore di un'azienda in quanto il mercato è spesso in preda di sentimenti come la paura e l'entusiasmo che finiscono per distorcere le quotazioni in Borsa.
 
Infine, occorre acquistare un'azione solo quando viene venduta a un prezzo molto inferiore a una stima prudenziale del suo valore. Per dirla alla Benjamin Graham, il padre fondatore del value investing, bisogna comprare solo quando esiste un margine di sicurezza, corrispondente alla differenza tra il valore intrinseco di un titolo e il suo prezzo di mercato.
 
Tutto questo portava a una conclusione, da sempre rimarcata da Buffett: dire no a quasi tutto e aspettare il momento giusto. "La qualità più importante negli investimenti è avere una pazienza estrema", sostiene Pabrai.
 
 

Il no di Buffett e gli investimenti di Pabrai

Nel 1995, Pabrai cominciò a mettere in pratica le regole che aveva imparato studiando Buffett e comprò le azioni di una piccola società tecnologica indiana, la Satyam Computer Services. Lavorando nello stesso settore, Pabrai si reputava capace di capire il business di quell'azienda (un altro dei principi sacri di Buffett, capire la società che si sta acquistando).
 
Nell'arco di cinque anni, il valore del titolo aumentò di 140 volte e Pabrai intascò un profitto di 1,5 milioni di dollari. Il tempismo fu perfetto, perché da lì a poco scoppiò la bolla delle dot-com e il titolo precipitò di oltre l'80%. Le operazioni vincenti di Pabrai attuando lo stesso sistema furono numerose e nel quinquennio il suo milione di dollari iniziale decuplicò.
 
Galvanizzato dalle performance, ma consapevole di avere ancora molto da imparare dal suo maestro "invisibile", scrisse a Buffett offrendosi di lavorare per lui a gratis. La risposta di Buffett non fu soddisfacente per Pabrai. "Semplicemente riesco a lavorare meglio da solo", scrisse l'oracolo di Omaha.
 
A quel punto, l'investitore di Irvine - città della California dove risiede - passò al piano B creando un fondo di investimento da 1 milione di dollari, di cui 100 mila dollari erano suoi. Il portafoglio era abbastanza concentrato: una decina di titoli di grande valore. Come Buffett, Pabrai non amava diversificare troppo. L'importante era farlo nel giusto, o meglio selezionando le azioni giuste. In otto anni, il valore del suo fondo salì a 600 milioni di dollari. Un risultato eccezionale, visto il periodo post dot-com. Molti definirono Pabrai "il nuovo Warren Buffett" o "l'oracolo di Irvine".
 
Il 25 giugno del 2008, Pabrai riuscì finalmente a incontrare Buffett, vincendo il pranzo che ogni anno Buffett organizzava tramite un'asta a pagamento, il cui denaro veniva devoluto in beneficenza. Pabrai pagò circa 650 mila dollari, ma da quell'evento, disse poi, imparò due cose: come investire e come vivere.
 
Oggi Pabrai è il gestore del fondo Pabrai Wagons, nonché Managing Partner di Pabrai Investment Funds e Amministratore delegato di Dhandho Funds e della sua società madre, Dhandho Holdings. Al 30 giugno 2025, gestisce circa 900 milioni di dollari in attività di partnership private e fondi comuni di investimento. Il suo obiettivo di trasformare 1 milione di dollari in 1 miliardo di dollari in trent'anni, si può dire che è pressoché realizzato.
 
 
 
 

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