Il cambiamento è inevitabile, l'unica costante è l'impermeabilità. Questa frase pronunciata da Howard Marks potrebbe sintetizzare la sua filosofia negli investimenti.
Il fondatore della società di gestione patrimoniale Oaktree Capital Management considera assurda la pretesa di controllare l'ambiente circostante. Siamo noi che "dobbiamo adattarci a esso, aspettarcelo e assecondarlo", sostiene.
Per questo cercare di prevedere cosa succederà nei mercati finanziari porta solo a cocenti delusioni, a suo avviso, perché tutto si trova in uno stato di flusso costante. Quindi si chiede: come è possibile prendere decisioni assennate di fronte a una simile instabilità e incertezza di un mondo in continua evoluzione?
Howard Marks: chi è
Howard Marks è nato a New York City il 23 aprile 1946, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale. Cresciuto nel Queens, ha frequentato la Wharton School dell'Università della Pennsylvania laureandosi con lode nel 1967 con una specializzazione in finanza. Due anni più tardi ha conseguito un Master in Business Administration presso la Booth School of Business dell'Università di Chicago.
Dopo varie esperienze professionali, tra cui direttore della ricerca azionaria presso Citicorp, Marks ha fondato Oaktree Capital Management nel 1995.
La società è stata pioniera degli investimenti alternativi, specializzandosi in ambiti come il debito distressed, le obbligazioni spazzatura, i titoli convertibili, gli immobili commerciali e il controllo di aziende con potenziale non sfruttato.
I rendimenti stellari di Oaktree hanno reso Marks molto ricco, con un patrimonio che la nota rivista Forbes ha stimato in 2,2 miliardi di dollari. Marks oggi non seleziona più gli investimenti, delegando il compito ai suoi collaboratori. Passa gran parte del tempo a leggere, pensare e scrivere appunti, che sono una fonte inesauribile di saggezza finanziaria.
Uno del calibro di
Warren Buffett ha avuto parole di apprezzamento nei suoi confronti, scrivendo una volta: "Quando vedo le note di Howard Marks nella mia casella di posta, sono la prima cosa che apro e che leggo. Imparo sempre qualcosa".
I principi chiave dei suoi investimenti
Se cercare di prevedere il futuro è un gioco perdente negli investimenti, allora quali sono i principi chiave a cui attenersi per avere successo, secondo Howard Marks? Il magnate newyorchese fa una sintesi elencando quattro aspetti imprescindibili.
Il primo è avere fortuna. Nel mondo degli investimenti come nella vita, essere nel posto giusto al momento giusto può essere determinante. Dopo aver passato dieci anni a lavorare come analista finanziario in Citibank, Marks fu informato che sarebbe stato sostituito come caporeparto e che doveva essere ricollocato.
Il suo capo gli affidò la gestione di due nuovi fondi in un settore in cui aveva poca esperienza, ossia quello dei titoli convertibili e delle obbligazioni ad alto rendimento. Quella fu però la sua grande fortuna.
Senza volerlo, Marks si trovò nel bel mezzo di un boom del credito rischioso che durò più di dieci anni. Marks doveva anche essere assunto in Lehman Brothers, ma la persona incaricata di chiamarlo per comunicargli la buona notizia si stava riprendendo da una sbornia e non poté farlo. Alla luce di quello che successe nel 2008, con il fallimento della banca americana, si trattò di una vera fortuna che quella telefonata non arrivò mai.
Una volta Marks disse che "le persone che non riconoscono pienamente la loro fortuna non si rendono conto che anche essere intelligenti è solo questione di fortuna. Nessuno fa nulla per meritarsi un QI elevato". Tuttavia, la fortuna da sola non basta, ammise. "Ma nemmeno l'intelligenza, il duro lavoro o la costanza se messi in campo da soli", aggiunse. "È necessaria una combinazione di tutti e quattro".
Il secondo aspetto da considerare è l'umiltà di sapere di non sapere. Wall Street è pieno di persone che fanno previsioni sul futuro credendo di poterlo anticipare. Gli analisti finanziari fanno proiezioni sugli utili societari, alimentando l'illusione che i profitti siano qualcosa di prevedibile e coerente, e non variabile e discontinua. I gestori di fondi ritengono di poter stimare cosa succederà ai tassi di interesse, alle valute e ad altri asset finanziari. Stesso discorso per gli osservatori finanziari che anticipano i movimenti delle Borse.
Alla fine, secondo Marks, tutti questi peccano di umiltà. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare l'avvento della pandemia nel 2020 o l'attacco alle Torri Gemelle nel 2001. Marks non spreca tempo a prevedere i tassi di interesse, l'inflazione o il PIL.
Oaktree infatti non ha nemmeno un economista interno e tantomeno si rivolge a pseudo-esperti esterni. Questa visione delle cose ha portato Marks a escludere alcuni tipi di investimento, come quelli incentrati sulle mode passeggere o quelli orientati al futuro tipo le aziende tecnologiche.
Il terzo principio negli investimenti di Marks è trovare ordine nel caos. A suo avviso, quasi tutto è ciclico. L'economia si espande e si contrae, i consumi crescono e calano, la redditività aziendale sale e scende, il credito aumenta e si riduce, il valore delle azioni si gonfia e si sgonfia.
In pratica, nulla si muove in una sola direzione, prima o poi inverte rotta. Nei mercati finanziari ciò è ancora più evidente, con la psicologia degli investitori che fluttua tra l'avidità e la paura, l'euforia e la disperazione, la sicurezza e il panico, la fiducia e lo scetticismo.
La maggior parte degli investitori si convince emotivamente che una tendenza duri all'infinito. Marks invece parte dal presupposto che qualsiasi ciclo tende ad autocorreggersi e che il pendolo tende a oscillare nella direzione opposta.
Il quarto elemento su cui poggia la filosofia di Marks negli investimenti è che nella maggior parte delle volte la fine del Mondo non accade. Nel 2008, il Mondo era nel panico totale e presagiva la fine di tutto.
A settembre di quell'anno, il governo degli Stati Uniti assunse il controllo dei giganti dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac. Merril Lynch fu sull'orlo del fallimento e venne salvata in extremis da Bank of America. AIG fu salvata grazie a un prestito governativo da 85 miliardi di dollari. E Lehman Brothers, la quarta banca americana, realizzò il più grande fallimento della storia degli Stati Uniti.
Quando ormai la fiducia generale era sottoterra e nessuno voleva comprare più niente, Oaktree cominciò ad accumulare azioni. Contestualmente inviò una nota ai clienti, in cui vi era scritto: "Il sistema finanziario crollerà su se stesso o si tratta semplicemente del più grande ciclo negativo a cui abbiamo mai assistito? La mia risposta è semplice: non abbiamo altra scelta che supporre che questa non sia la fine, ma solo un altro ciclo di cui approfittare".