Mercati e analisti attribuiscono una probabilità del 97–98% che la Fed confermi il tasso di riferimento nel range 4,25–4,50%, su cui si è già stabilizzata da quattro incontri consecutivi. Secondo Forbes un taglio arriverà solo a settembre, se i dati lo renderanno opportuno: il Core PCE è atteso in rialzo a circa il 2,6–2,8% su base annua, ben al di sopra dell’obiettivo 2 %, alimentando la cautela della Banca centrale.
Secondo Reuters il mercato del lavoro fornisce segnali misti. Da un lato gli open jobs e le assunzioni di giugno sono calati, evidenziando un lieve rallentamento, pur restando su livelli robusti, mentre dall’altro il tasso di disoccupazione complessivo è stabile intorno al 4,1-4,2%.
Ovviamente si studia l’impatto inflazionistico delle nuove tariffe i cui risultati non saranno immediati e quindi, nonostante l’intensificarsi delle richieste da parte del Presidente Trump di tagli ai tassi, la Fed secondo gli analisti di Trive dovrebbe rimanere incline alla prudenza circa la decisione da prendere.
Riunione Fed: oggi la svolta?
Ma la riunione di oggi potrebbe rappresentare una svolta perché potrebbe accadere un evento mai verificatosi negli ultimi 30 anni: due governatori - Waller e Bowman, entrambi nominati da Trump — stanno valutando di dissociarsi dalla decisione di mantenere i tassi invariati.
Secondo il WSJ del 17 luglio, Waller ha già pubblicamente sostenuto che un taglio a luglio sarebbe giustificabile, citando un'economia meno dinamica e rischi occupazionali.
I mercati stimano una probabilità crescente di un primo taglio a settembre, con possibili riduzioni per fine anno comprese tra i 45 e i 50 basis point e anche se le crescenti tensioni tra Trump e Powell potrebbero amplificare l’incertezza, non dovrebbero influenzare la decisione del FOMC in questa fase.
In sintesi, la riunione del 29-30 luglio dovrebbe confermare la linea di cautela della Fed. Quindi, ogni segnale verso una guida più accomodante, rimane legato a un declino più marcato dell’inflazione e a segnali concreti di frenata nel mercato del lavoro.
Dollaro in ripresa dopo gli accordi commerciali
In un contesto caratterizzato dalla riunione della Fed, segnalo la ripresa del dollaro - legata indubbiamente all’accordo commerciale firmato tra UE e USA - che potrebbe continuare soprattutto se dovessero esserci le liquidazioni delle posizioni "long" dei clienti istituzionali. Dai massimi del 24 luglio a 1,1788, adesso siamo in zona 1,1550 e questo permette di evidenziare la volatilità che si è manifestata negli ultimi giorni e che potrebbe continuare.
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