Riunione FED oggi: la view degli analisti per il meeting del 22 marzo | Investire.biz

Riunione FED oggi: la view degli analisti per il meeting del 22 marzo

22 mar 2023 - 10:59

22 mar 2023 - 11:08

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La Riunione FED oggi è particolarmente attesa dagli operatori: vediamo quali sono le attese per il meeting di oggi, 22 marzo 2023

Oggi è il gran giorno della Riunione della FED: la certezza che circolava fino a qualche giorno fa, un rialzo di 50 punti base, è stata spazzata via dalla crisi del sistema bancario statunitense e dalle tensioni in arrivo dall’Europa. 

A livello di probabilità, il CME FEDWatch Tool stima che questa sera la Federal Reserve annuncerà una stretta da 25 punti base, che porterebbe il costo del denaro Usa al 4,75-5%, all’87,8%. La possibilità che invece il tasso sui FED Funds sia confermato al 4,5-4,75% attuale è vista al 12,2%. Zero probabilità per quello che, meno di due settimane fa, era l’evento più probabile: l’8 marzo una stretta dello 0,5% era attesa con un 70% di probabilità. Il discorso può essere esteso ai prossimi mesi: il tasso benchmark era visto al 5,7% a settembre ed al 5,55% a dicembre mentre ora i due dati si attestano rispettivamente al 4,6 ed al 4,36%. 

La crisi che ha colpito il settore bancario Usa dovrebbe andare ad influenzare in ottica “dovish” sia le proiezioni economiche che il grafico “dot plot”, quello dove vengono raccolte le aspettative dei membri del FOMC in merito al livello dei tassi di interesse a fine anno. 

Nel complesso, per la riunione di oggi della FED ci si attende una banca centrale alla ricerca di un equilibrio tra la stabilità dei prezzi e quella del sistema finanziario. 

 

 

Riunione FED oggi: cosa si attendono gli analisti

Per il meeting della banca centrale Usa “ci aspettiamo un FOMC che possa rialzare i tassi di 25 punti base al 4,75%-5% mantenendo comunque un atteggiamento abbastanza hawkish soprattutto nel grafico dotplot dove la mediana dei membri FED dovrebbe mostrare un livello dei tassi a fine anno del 5,125%”, ha detto Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.

“La FED -continua l’esperto- sottolineerà che esistono altri mezzi per sostenere la liquidità e la stabilità del settore bancario (il cosiddetto BTFP, Bank Term Funding Program) e che, al momento, la priorità è l’impegno nel fronteggiare le pressioni inflazionistiche che, a livello core, rimangono su livelli persistentemente troppo elevati”.

Anche Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, ritiene che il FOMC questa sera annuncerà la prosecuzione del processo di strette monetarie, “non possono essere contenti dell’attuale livello dell’inflazione core, che a febbraio ha segnato un +5,5% in un contesto di un'economia statunitense resiliente e di una domanda ancora elevata”, e stima un rialzo di 25 pb. 

“Il dilemma, al massimo, potrebbe essere quello di decidere tra l'obiettivo della stabilità dei prezzi e quello della stabilità finanziaria. Il 16 marzo la Banca Centrale Europea ha dimostrato di non avere alcuna remora al riguardo e noi crediamo che la FED dovrebbe seguirne l'esempio” visto che, in qualunque caso, “la FED e le autorità dispongono di strumenti specifici per affrontare un'eventuale crisi di liquidità, soprattutto perché al momento la crisi è limitata alle banche regionali”.

La view di Giuseppe Sersale del Team Anthilia è in linea con quelle precedenti. “Sulla base delle informazioni che abbiamo e del modus operandi usato finora da Powell e C., 25 bps sembra la scelta più sensata. L'inflazione resta troppo elevata, ed ha recentemente sorpreso al rialzo”. 

“Tra l'altro a marzo devono essere pubblicate le nuove projections e sulla base degli ultimi dati ci sta un percorso di inflazione più alto e una crescita più resiliente nel breve, cosa che renderà difficile giustificare una pausa. La FED si sta prendendo cura della crisi di liquidità, che le ha imposto di fare risalire in maniera significativa (300 bln) il proprio bilancio ( AUD/USD al test delle medie mobili: al rialzo in attesa della Fed). 

L'idea dominante nel Commitee è che tra la lotta all'inflazione e la preservazione della stabilità finanziaria “non ci sia un trade off (nemmeno ora), ma possano essere gestite separatamente”. Quindi, ad un incremento dello 0,25% potrebbero essere associate “dichiarazioni dovish tipo che ritengono che serviranno altri rialzi ma sono pronti a cambiare idea se il quadro si deteriora. E con una chiara segnalazione che lo scenario si è fatto più incerto e verrà attentamente monitorato, e qualsiasi ulteriore focolaio di crisi verrà gestito”. 

 

 

Come farà la FED nelle prossime riunioni

Per quanto riguarda le prossime riunioni, evidenzia Dixmier, c’è grande incertezza sull'ampiezza dei futuri rialzi dei tassi. “Tali rialzi dipenderanno dalla gravità della crisi delle banche regionali e dalla capacità delle autorità di contenere l'eventuale contagio. La natura spesso irrazionale delle crisi bancarie (psicologia del mercato e dei depositanti) suggerisce che è ancora troppo presto per affermare di aver vinto”. Per conoscere cosa farà la Fed stasera, l’appuntamento è alle 19 italiane. 

 

 

 

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