La riunione della Federal Reserve promette di essere una delle più delicate degli ultimi mesi. Questa sera la Banca centrale statunitense dovrebbe annunciare il terzo taglio consecutivo dei tassi, che li porterebbe nell’intervallo 3,5%-3,75%.
Tuttavia, il contesto in cui avverrà la decisione è tutt’altro che lineare: il FOMC è profondamente diviso e i mercati parlano ormai apertamente di un “hawkish cut”, un taglio accompagnato da un messaggio più severo sulle mosse future. Vediamo tutti i dettagli.
Riunione Fed 10 dicembre 2025: FOMC sempre più diviso
Di recente è emerso come la spaccatura interna al FOMC sia tra chi ritiene necessario agire in anticipo per evitare un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro e chi invece teme che un’eccessiva facilitazione monetaria possa mantenere l’inflazione troppo elevata.
Da qui l’aspettativa di un taglio “a malincuore”, con toni prudenti e un forte richiamo alla necessità di valutare con attenzione i prossimi passi. Secondo Bill English, ex direttore della politica monetaria della Fed, l’esito più probabile è un taglio accompagnato da un messaggio che suggerisca una pausa prolungata.
In sostanza: un’aggiustata ora, ma nessuna promessa su ulteriori interventi. Questa visione dovrebbe riflettersi anche nella formulazione dello statement, che potrebbe riprendere il linguaggio dello scorso anno sottolineando che “l’entità e la tempistica degli ulteriori aggiustamenti” dipenderanno dai dati e che la soglia per nuovi tagli si è alzata.
Gli investitori osserveranno inoltre con grande attenzione il nuovo “dot plot”, lo strumento che mostra in forma anonima le aspettative sui tassi dei membri del FOMC. Anche qui sono attese divergenze marcate: alla riunione di ottobre c’erano già due voti contrari, uno da ciascun “fronte” della discussione sui tassi, e gli analisti prevedono che il fenomeno possa ripetersi.
I nodi del mercato del lavoro e inflazione
L’incertezza riflette una fase economica complessa. Sul mercato del lavoro si rilevano segnali di rallentamento: secondo i recenti dati del Bureau of Labor Statistics, le assunzioni sono diminuite ad ottobre di oltre 218.000 unità, mentre i licenziamenti sono tornati a salire.
Sul fronte dell’inflazione, l’indicatore preferito dalla Fed è sceso al 2,8%, meno del previsto ma ancora ben sopra l’obiettivo del 2%. Le tariffe introdotte dall’amministrazione statunitense hanno inoltre aggiunto pressioni sui prezzi, creando un ulteriore elemento di prudenza.
Nonostante queste tensioni, ex policymaker come Loretta Mester ritengono probabile un ulteriore taglio, considerato quasi inevitabile dopo l’intervento di John Williams, presidente della Fed di New York, che lo scorso 21 novembre ha lasciato intendere chiaramente la necessità di un’azione.
Ma, come sottolineato dalla stessa Mester, la Fed dovrà comunicare che il ciclo dei tagli sta rallentando e che la politica monetaria rimarrà “lievemente restrittiva” finché l’inflazione non convergerà in modo più convincente.
Focus sul bilancio della Fed
La riunione della Fed potrebbe riservare anche aggiornamenti sulla gestione del bilancio della Banca centrale. Dopo avere segnalato in ottobre l’intenzione di fermare il quantitative tightening, alcuni operatori si aspettano un annuncio relativo alla ripresa degli acquisti di titoli, seppure in modo contenuto e non assimilabile a una nuova fase di QE. Il tema è diventato cruciale per via delle tensioni nei mercati di finanziamento overnight, che continuano a spingere la Fed verso una postura più attiva sul fronte della liquidità.