In linea con le stime, la BCE ha nuovamente ridotto i tassi di riferimento della Zona Euro di 25 punti base.
I tassi di interesse sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,25%, al 2,40% e al 2,65%. La decisione, che porta a sette i tagli consecutivi dei tassi, era stata correttamente stimata dagli analisti.
BCE: le reazioni degli analisti
"L’abbassamento del costo del debito dovrebbe favorire la spesa dei consumatori e gli investimenti da parte delle imprese, con una conseguente iniezione di fiducia verso un’economia sempre più alle prese con crescenti tensioni geopolitiche e con l’alterazione dei flussi commerciali internazionali", ha detto Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm.
Per Martina Daga, Macro Economist di AcomeA SGR, "l’effetto dell’annuncio di tariffe da parte dell’amministrazione di Trump, i cambiamenti nel commercio globale e l’alto livello di incertezza commerciale e politica hanno portato tutti i membri del Consiglio Governativo a votare per un taglio al meeting di oggi".
Sono tre gli elementi evidenziati da Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte:
"dalla conferenza stampa di Christine Lagarde è emerso come il tasso neutrale non sarebbe valido in periodi di shock: un'affermazione che indurrebbe a pensare che, in un contesto di forti rischi al ribasso sulla crescita come quello attuale, la BCE potrebbe portare il tasso sui depositi ben al di sotto del 2%, livello ritenuto come possibile riferimento per il tasso neutrale.
Inoltre, mentre la decisione di marzo era stata presa con l’astensione dell’Austria, quella odierna è stata presa all’unanimità, un segnale di maggiore convinzione circa la necessità di un allentamento monetario, tanto che sembra sia stata ventilata addirittura l’ipotesi di un taglio da 50 punti base.
Infine, il comunicato stampa post-riunione fa esplicito riferimento alla necessità di accelerare l'introduzione dell'euro digitale, in risposta alla minaccia rappresentata dalla stablecoin che Trump ha deciso di supportare fortemente".
"Il riconoscimento del rallentamento dell'inflazione, pur evidenziando i rischi per l'attività reale, è un segnale forte da parte delle BCE - evidenzia Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price - dell’intenzione di ridurre i tassi di riferimento in modo significativo al di sotto del tasso neutro".
"Poiché l'attuale incertezza del mercato continua a rappresentare un rischio per la crescita economica dell’area euro, prevediamo altri tre tagli dei tassi consecutivi nei prossimi meeting, portando potenzialmente il tasso all'1,5% quest'anno", stima Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management.
Tassi BCE: i punti salienti del comunicato
- Il processo disinflazionistico è ben avviato.
- L’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali.
- La dinamica delle retribuzioni si sta moderando e i profitti stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione di una crescita salariale tuttora elevata.
- È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento.
- L’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione.
Riunione BCE: il comunicato integrale sui tassi
Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. In particolare, la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.
Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare le attese dei nostri esperti; a marzo sono diminuite sia l’inflazione complessiva sia quella di fondo. Anche l’inflazione dei servizi ha segnato una marcata attenuazione negli ultimi mesi. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. La dinamica delle retribuzioni si sta moderando e i profitti stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione di una crescita salariale tuttora elevata. L’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali. È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Tali fattori possono gravare ulteriormente sulle prospettive economiche per l’area dell’euro.
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.
Tassi di interesse di riferimento della BCE
Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,25%, al 2,40% e al 2,65%, con effetto dal 23 aprile 2025.
Programma di acquisto di attività (PAA) e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)
I portafogli del PAA e del PEPP (pandemic emergency purchase programme) si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.
Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Inoltre, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.
La Presidente della BCE illustrerà i motivi di tali decisioni nella conferenza stampa che avrà luogo questo pomeriggio alle 14.45 (ora dell’Europa centrale).
Riunione BCE: cosa attendersi
A seguito della riunione della BCE di marzo, si era delineata una potenziale fase di osservazione per capire l'evoluzione delle variabili macroeconomiche e calibrare la strategia monetaria. Tuttavia, gli eventi successivi al fatidico 2 aprile hanno profondamente modificato il contesto, imponendo alla BCE un approccio flessibile e una riconsiderazione delle mosse da mettere in campo.
L'annuncio di nuove tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti nei confronti dell'Unione Europea ha riportato in primo piano le vulnerabilità inerenti alla crescita economica dell'Eurozona. A ciò si è aggiunto il marcato apprezzamento della valuta unica sui mercati dei cambi e la contrazione dei prezzi energetici, fattori che congiuntamente alimentano pressioni deflazionistiche.
In tale scenario, la BCE sembra orientata a proseguire il ciclo di allentamento monetario attraverso una probabile riduzione di 25 punti base del tasso sui depositi (si tratterebbe del settimo taglio in dieci mesi), portandolo al 2,25%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale è visto in riduzione dal 2,65% al 2,40% mentre quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale dovrebbe scendere dal 2,90% al 2,65%.
Una nuova riduzione del costo del denaro di Eurolandia da un lato è funzionale ad una stabilizzazione dei mercati e dall’altro a prevenire un'eccessiva rivalutazione dell'euro che aggraverebbe gli effetti negativi dei dazi sull'economia europea.
Inoltre, una decisione di questo tipo non sembrerebbe comportare rischi eccessivi e permetterebbe all’istituto guidato da Christine Lagarde di anticipare il probabile deterioramento del quadro macroeconomico. Al contrario, la conferma dell’attuale status quo rischierebbe di rafforzare ulteriormente la valuta unica.
Le stime degli analisti
“Con l’inflazione che preoccupa meno, l’incertezza legata alla politica commerciale degli Stati Uniti rappresenterà un ostacolo alla crescita nei prossimi mesi e dovrebbe mantenere la BCE orientata verso un atteggiamento accomodante per il momento”, ha detto Jan Felix, Senior Investment Specialist presso Insight Investment.
“I prezzi del petrolio e del gas sono in calo. L'euro è salito del 10% rispetto al dollaro USA dopo i minimi di quest'anno”, evidenzia Kevin Thozet, membro dell’Investment Committee di Carmignac. “Le prospettive dell’inflazione a 5 anni - continua l’esperto - sono pari all'1,7% nella migliore delle ipotesi (secondo gli swap sull'inflazione). E l’andamento della fiducia delle imprese e delle famiglie non lascia presagire nulla di buono per le aspettative di crescita economica: [...] tutti questi fattori indicano una probabile riduzione dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali”.
Henry Cook, Senior Europe Economist di MUFG Bank, si attende anche una modifica del wording. “Ci aspettiamo lievi modifiche da colomba nel linguaggio delle dichiarazioni per riflettere gli sviluppi recenti, forse con un'enfasi maggiore sui rischi al ribasso, ma difficilmente emergeranno nuovi segnali di politica monetaria. In assenza di cambiamenti più chiari nei dati concreti, è probabile che i responsabili politici vogliano mantenere un’ampia flessibilità, data l’elevata incertezza legata alla politica commerciale e alla tempistica di nuovi stimoli fiscali”.
“L'attuale contesto - evidenzia Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO - lascia poco spazio alla forward guidance e ci aspettiamo che il Consiglio direttivo mantenga un atteggiamento reattivo anziché proattivo, continuando a sottolineare che le decisioni continueranno a essere prese di riunione in riunione”.
Una riduzione dei tassi da 25 punti base è attesa anche da Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che si spinge a stimare anche nuovi tagli nei prossimi mesi.
“Le nostre aspettative sono per una BCE molto espansiva in politica monetaria per fronteggiare gli effetti dannosi delle politiche commerciali lanciate dall’amministrazione statunitense. La teoria economica insegna che uno strumento efficace per limitare gli effetti di politiche protezionistiche portate avanti da altre aree economiche è quella di avere una politica monetaria molto accomodante in modo da ridurre gli exchange rates. Crediamo quindi che in caso di assenza di pressioni inflazionistiche e con l’amministrazione Trump rigida nel mantenere i dazi, la BCE potrebbe ridurre il costo del denaro di 100 bps nel corso dell’anno”.