La Federal Reserve (Fed) potrebbe tagliare i tassi di interesse di un punto e mezzo percentuale da qui alla fine dell'anno. A dirlo è il trading desk di
Citigroup. I trader della banca americana si aspettano una riduzione di 50 punti base in ognuna delle riunioni che rimangono prima della chiusura del 2024. Queste previsioni sono più accentuate rispetto a quanto stimato dagli economisti di Citi, che pronosticano un taglio di mezzo punto a settembre e novembre, e di un quarto di punto nel meeting di dicembre. Sul mercato degli swap, invece, le attese sono per una sforbiciata complessiva di 100 punti base.
"Questa Fed non fa piccoli passi: non ha mostrato alcuna esitazione durante la salita nel 2022 e non ne mostrerà nemmeno durante la discesa", ha dichiarato in un'intervista Akshay Singal, responsabile globale del trading sui tassi di interesse a breve termine di Citi.
A Jackson Hole, il 23 agosto, il governatore
Jerome Powell ha focalizzato l'attenzione sul mercato del lavoro americano nella valutazione di se, quando e quanto tagliare. Gli attesissimi dati pubblicati poco fa hanno riportato la creazione di soli 142 mila nuovi posti lavoro, a fronte dei 164 mila attesi, e un tasso di disoccupazione sceso, in linea con le stime, dal 4,3 al 4,2%. Anche alla luce del fatto che i recenti dati sulle offerte di lavoro hanno evidenziato il dato minore dall’inizio del 2021 e che la stima elaborata dalla società ADP è risultata la più bassa degli ultimi tre anni, è evidente che il rischio di una recessione si fa più concreto e probabilmente il presidente della Fed userà la mano pesante in tema di tagli.
Fed: economisti divisi sull'entità dei tagli
L'economista premio Nobel Joseph Stiglitz ha mosso delle critiche alla Fed accusandola di essere andata troppo oltre nell'inasprimento della politica monetaria e ora la esorta a tagliare i tassi dello 0,5% nella prossima riunione del 17-18 settembre. L'esperto ha precisato che la normalizzazione dei tassi è stata importante, ma che averli mantenuti prossimi allo zero per un periodo così lungo dalla grande crisi del 2008 si è rivelato un errore.
Ora però la Fed "è andata oltre" con le strette nel tentativo di combattere l'inflazione, finendo per peggiorarla. Questo perché "se si fosse guardato più attentamente alle fonti di inflazione, ci sarebbe accorti che una componente importante era rappresentata dall'edilizia", ha detto Stiglitz. "Guardiamo a come è stato affrontato il problema della carenza di alloggi, che sta aumentando il prezzo dell'inflazione: ritiene che un aumento dei tassi di interesse che renda più difficile costruire e acquistare case, risolverà la carenza di alloggi? No, si sta andando esattamente nella direzione opposta", ha continuato. In sostanza, l'economista pone l'accento sul lato dell'offerta che ha alimentato il carovita, mentre il forte aumento dei tassi ha cercato di colpire la domanda. A questo punto, con lo spauracchio della recessione che si fa più minaccioso, un taglio a settembre di mezzo punto diventa inevitabile, ha riferito il vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 2001.
Non è dello stesso parere invece George Lagarias, capo economista di Forvis Mazars, secondo cui, un grande taglio della Fed potrebbe essere "molto pericoloso per i mercati", in quanto "invierebbe un messaggio sbagliato", ossia di "urgenza" che potrebbe tramutarsi in "una profezia che si autoavvera". Quindi, "a meno che non ci sia un evento importante che turba i mercati, non c'è motivo di farsi prendere dal panico", ha chiosato.