Questa settimana la Federal Reserve ha lanciato un messaggio chiaro ai mercati annunciando che potrebbe iniziare ad abbassare i tassi di interesse a partire da settembre. Il FOMC ha segnalato che sono stati fatti ulteriori progressi affinché il tasso di inflazione scenda verso l'obiettivo di lungo periodo del 2%, sebbene abbia precisato che occorre ancora "maggiore fiducia" prima di iniziare con i tagli.
Il governatore
Jerome Powell ha affermato che nel secondo trimestre le letture sul carovita hanno aumentato il livello di fiducia, dando un segnale evidente che la Banca centrale americana si stia preparando a una
svolta nella sua politica monetaria dopo oltre due anni di strette. I trader obbligazionari quindi scontano ora
tre riduzioni del costo del denaro: a settembre, a novembre e a dicembre.
Fed: ecco perché potrebbe tagliare di più
Se non si dovesse verificare un improvviso aumento dell'inflazione, la mossa della Fed nella riunione del 17-18 settembre appare scontata. La vera incognita resta il mercato del lavoro, che negli ultimi mesi si è raffreddato ma che ancora mostra segni di forza. Oggi verranno rilasciati gli importanti dati sull'occupazione non agricola, con gli analisti che si aspettano la creazione di nuove 176 mila buste paga nel mese di giugno, dalle 206 mila di maggio, e un tasso di disoccupazione fermo al 4,1%.
Gli analisti di Citigroup stimano appena 150 mila nuovi posti di lavoro e un tasso al 4,2%. Alla luce dell'inasprimento del mercato del lavoro e di un'inflazione "core" prevista inferiore allo 0,25% su base mensile, gli esperti della banca americana individuano un rischio sostanziale che la Fed debba ridurre i tassi di interesse in maniera più profonda e veloce. "I mercati finanziari hanno quasi completamente anticipato la nostra previsione di un approccio più cauto alla politica monetaria, ma c'è ancora la possibilità di riduzioni più significative o più rapide dei tassi", ha affermato Citi.
Mosse più aggressive del previsto da parte della Fed sarebbero motivate dal tentativo di stabilizzare l'aumento del tasso di disoccupazione, osserva la banca USA. In sostanza, gli analisti stimano che l'autorità monetaria riduca i tassi di riferimento a un livello neutro - ossia ad almeno l'1% in meno rispetto ai tassi attuali del 5,25-5,5% - in modo da preservare le condizioni esistenti nel mercato del lavoro. Questo implica che, in ognuna delle prossime quattro riunioni, ci potrebbe essere un taglio di 25 punti base.
Tutto ciò a condizione che nel frattempo non ci sia un deterioramento ulteriore del mercato del lavoro e che l'inflazione rimanga sotto controllo. In caso contrario, Citi ritiene che i funzionari della Fed potrebbero accordarsi per una sforbiciata di 50 punti base in uno o più dei prossimi incontri. Già a settembre tale scenario potrebbe configurarsi se i prossimi due rapporti sul mercato del lavoro dovessero evidenziare un aumento dei nuovi occupati inferiore a 50 mila unità e un tasso di disoccupazione superiore al 4,3%, evidenziano gli esperti di Citi.