Questa settimana la
Banca Centrale Europea ha ridotto a zero il tasso sulle riserve minime delle banche. Queste in precedenza erano remunerate come i depositi presso la BCE, che a questo giro hanno visto il tasso d'interesse aumentare di un quarto di punto al 3,75%.
Nell'ambito della conduzione della politica monetaria, la BCE richiede agli istituti finanziari dell'Eurozona di depositare fondi presso di essa sotto forma di una percentuale, attualmente dell'1%, sui depositi dei clienti. Tali fondi sono denominati riserve minime o obbligatorie. Queste fino ad oggi hanno avuto rendimenti positivi, in linea con l'andamento il rialzo dei tassi d'interesse e delle restrizioni monetarie per limitare la circolazione di moneta al fine di combattere l'inflazione.
I responsabili politici della BCE hanno anche discusso durante la riunione di aumentare le riserve obbligatorie delle banche dall'1% al 2% dei loro depositi per drenare maggiore liquidità dal sistema e rendere più efficace la lotta al carovita. Ciò però sarebbe costoso per le banche, dato che le riserve non sono più remunerate.
Banche europee: quali impatti dalla mossa della BCE
La mossa della BCE di azzerare i tassi sulle riserve obbligatorie è stata motivata dall'istituto guidato da
Christine Lagarde con la necessità di "
preservare l'efficacia della politica monetaria, mantenendo l'attuale grado di controllo sulla sua intonazione e assicurando la completa trasmissione delle decisioni sui tassi ai mercati monetari", ha riferito la Banca nel comunicato. "Allo stesso tempo, migliorerà l'efficienza della politica monetaria, riducendo l'ammontare complessivo degli interessi da corrispondere sulle riserve al fine di dare attuazione all'orientamento adeguato", ha aggiunto.
Tuttavia, la scelta non ha fatto fare i salti di gioia alle banche europee, in quanto ha smorzato l'effetto positivo dell'aumento del costo del denaro. Gli istituti di credito del Vecchio Continente hanno tratto vantaggio delle strette dell'Eurotower finora, poiché hanno visto accrescere il margine netto d'interesse. Questa decisione però va in direzione contraria, perché comporta un onere per le banche che si aggiunge a quello dello scorso autunno sulle operazioni TLTRO.
"Questa decisione della BCE da ora costerà alle banche, così come è stata ed è onerosa la decisione dell'autunno scorso di rendere significativamente costosa la residua liquidità concessa alle banche attraverso i piani di finanziamento a lungo termine TLTRO", ha affermato Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI).
Ma quanto potrebbe costare? Gli analisti stimano un onere per le banche europee di 6 miliardi di euro all'anno. "Migliorerà l'efficienza della politica monetaria riducendo l'importo complessivo degli interessi da pagare sulle riserve per attuare un orientamento appropriato", ha detto Arne Petimezas, analista senior di Afs Group di Amsterdam, che calcola un risparmio per la BCE di 6 miliardi di euro annui, che rappresenta ovviamente il costo per le banche. "La BCE sta perdendo molto denaro dal portafoglio di obbligazioni, spesso acquistate a rendimenti negativi, mentre paga un tasso nominale relativamente alto sulle riserve obbligatorie e in eccesso delle banche", ha spiegato Petimezas.
Secondo Marco Valli, economista di
UniCredit, quella della BCE è prima di tutto una decisione tecnica, che serve per migliorare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Sulle ricadute, l'esperto ritiene
"impatto sarà neutrale" sui tassi del mercato monetario. "Le riserve obbligatorie ammontano in totale a circa 165 miliardi di euro, un importo limitato rispetto a oltre 3.600 miliardi di euro di liquidità in eccesso, remunerata al tasso sui depositi".
Per gli analisti di ING vi è semplicemente un ritorno alla normalità, per cui il mercato non deve preoccuparsi. "Prima della grande crisi finanziaria, le riserve obbligatorie erano sempre state remunerate a tassi zero", ha ricordato la banca olandese.