L’attesa riunione della BCE si concluderà oggi alle 14:15 con un rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base che porterà il saggio sui depositi al 3,75% da 3,50%. La decisione è ampiamente attesa da mercati e analisti. Quello a cui tutti guarderanno sarà ciò che accadrà mezz’ora più tardi. Dalle parole della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde si cercherà di capire quali sono le intenzioni di Francoforte per le prossime riunioni, in particolare quelle del 14 settembre e del 26 ottobre.
Riunione BCE: nessuna sorpresa a giugno…
Una decisione a sorpresa nella riunione BCE di oggi è da escludere per tanti motivi. Il rialzo è stato praticamente “annunciato” dalla Banca centrale europea. Un cambio in corsa genererebbe una reazione dei mercati pericolosa e a Francoforte non interessa certo generare instabilità.
Dunque i tassi di interesse verranno rialzati di 25 punti base, esattamente come ha fatto ieri la Federal Reserve. Tuttavia, da settembre, le strade potrebbero dividersi. Mentre infatti il 50% del consensus attende un nuovo ritocco di 25 punti base dalla Fed, la percentuale è più elevata per la BCE. Quest’ultima ha iniziato più tardi a contrastare l’inflazione e quindi terminerà la sua manovra più tardi.
Inoltre, mentre negli USA l’inflazione nel mese di giugno si è attestata al 3% a/a nel mese di giugno (il dato core ha segnato invece +4,8% anch’esso in calo, in eurozona i prezzi al consumo si sono attestati al +5,5%, sia per la componente headline che per quella core.
Dunque “c’è ancora strada da fare” come hanno dichiarato in più di una occasione i falchi della BCE.
...ma a settembre. Ecco cosa pensano gli analisti
Al momento lo scenario base indica un’elevata possibilità che i tassi di interesse vengano alzati a settembre. Tuttavia anche i membri più rigidi dell’istituto centrale hanno reso dichiarazioni possibiliste su una pausa. Per esempio il governatore della Banca centrale olandese Klas Knot ha dichiarato che il rialzo dei tassi dopo l’estate “è una possibilità e non una certezza. Sarà necessario valutare i dati sul raffreddamento dell’inflazione perché l’equilibrio dei rischi si sta spostando”. Economia in rallentamento e inflazione in riduzione, considerando i ritardi che le manovre di politica monetaria hanno nell’esplicare i loro effetti, potrebbero cambiare lo scenario.
“I PMI indicano che l'economia dell'eurozona si sta indebolendo e l'ultima indagine della BCE sui prestiti bancari suggerisce un'ulteriore stretta creditizia” sottolinea Katharine Neiss, capoeconomista Europa di PGIM Fixed Income. Se i dati e la view della BCE continueranno a mostrare poche prove di una spirale dei prezzi salariali, allora potrebbe accadere che a luglio i tassi raggiungano il picco del 3,75%”.
Tuttavia, secondo l’economista, difficilmente ci si potrà attendere dichiarazioni di Christine Lagarde in questa direzione. È ancora troppo presto per dire che il lavoro è finito. “Ci aspettiamo un tono da falco e un linguaggio che tenga aperte tutte le strade per settembre e oltre”.
Qualsiasi indicazione utile, quindi proverrà dalle prossime indicazioni macroeconomiche, a cominciare dal dato preliminare sui prezzi al consumo di luglio in eurozona che verrà rilasciato lunedì 31 luglio (attese, +5,5%).
“Al posto di fornire indicazioni certe ci aspettiamo che il Consiglio direttivo faccia riferimento al prossimo ciclo di proiezioni macroeconomiche, consentendo una valutazione completa delle dinamiche dell'inflazione a settembre” commenta Konstantin Veit, portfolio manager di PIMCO che aggiunge: “Il mercato prevede un aumento dei tassi di 25 punti base a luglio, seguito da altri 20 punti base nelle riunioni successive, con l’inizio dei tagli nel primo trimestre del 2024. Pur ritenendo ragionevole il tasso terminale attualmente prezzato pari al 3,95%, continuiamo a nutrire dubbi sul fatto che la BCE proceda al taglio dei tassi così presto come atteso, data la natura persistente dell'inflazione sottostante”.
Per Tomas Wieladek, capoeconomista Europa di T.Rowe Price, nemmeno la recessione che verrà certificata nei dati di settembre fermerà la manovra della BCE.
“Mi aspetto che i PMI, soprattutto nel settore dei servizi, scivolino in territorio chiaramente recessivo durante l'estate. Pertanto, mi aspetto un peggioramento nei dati dei PMI pubblicati oggi – spiega Wieladek -. Tuttavia, poiché i mercati del lavoro rimangono resilienti e reagiscono solo con un ritardo significativo, la Bce probabilmente effettuerà comunque un rialzo a settembre, con l'inflazione core CPI che inizierà a scendere in modo significativo solo dopo la riunione di settembre”.
Tre ragioni che potrebbero fermare la BCE
Il capoeconomista di T. Rowe Price si spinge a ipotizzare tre fattori che potrebbero far cambiare idea alla BCE e impedire il rialzo dei tassi di settembre: un tasso di disoccupazione in aumento; una crisi di una banca dell’area euro a causa dell’aumento della pressione sul mercato immobiliare; una significativa correzione del mercato azionario, che però potrebbe arrivare dopo la riunione di settembre”.