La riunione del 7 agosto della Bank of England (BoE) potrebbe segnare un ulteriore passo verso la normalizzazione della politica monetaria britannica. Secondo la maggior parte degli analisti, il Monetary Policy Committee (MPC) ridurrà il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo dal 4,25% al 4%. Si tratterebbe del quinto taglio in un anno, in linea con il ritmo trimestrale adottato dalla Banca centrale per sostenere un’economia in rallentamento e un mercato del lavoro meno dinamico.
BoE verso taglio tassi: un voto non unanime con divisioni interne al MPC
Il consenso di mercato prevede sì un taglio, ma non una decisione unanime. Gli osservatori si aspettano una spaccatura in tre fazioni:
- Falchi (come Catherine Mann e Huw Pill): propensi a mantenere i tassi invariati per prudenza.
- Colombe: moderate favorevoli a un taglio di 25 punti base.
- Colombe più aggressive (come Swati Dhingra): che spingono per un taglio di 50 punti base.
Secondo alcune stime, la votazione potrebbe concludersi con un 6-1-2: sei membri favorevoli a un taglio di 25 punti base, uno per un taglio più deciso e due per il mantenimento dei tassi ai livelli attuali. Il governatore Andrew Bailey ha ribadito più volte che il sentiero dei tassi è “graduale e prudente”, lasciando intendere che difficilmente la BoE accelererà il ritmo dei tagli.
Tuttavia, Bailey non esclude mosse più incisive se il mercato del lavoro dovesse peggiorare rapidamente. Il principale dilemma della BoE è che inflazione e crescita inviano segnali opposti: da un lato prezzi ancora troppo alti, dall’altro una domanda interna debole che frena l’economia.
BoE e il nodo dell’inflazione ancora sopra al target
L’inflazione nel Paese si è attestata al 3,6% a giugno, in aumento rispetto al 3,4% di maggio e ben al di sopra del target del 2%. Particolarmente rilevante per la BoE è la services inflation, ferma al 4,7%, leggermente sopra le previsioni di maggio.
Secondo Goldman Sachs e altri istituti, questa resistenza dei prezzi nei servizi, unita al recente aumento dei costi alimentari, alimenta il rischio di inflazione persistente. La Banca centrale è quindi costretta a muoversi con cautela per evitare di stimolare prematuramente la domanda.
Mercato del lavoro in raffreddamento, ma non in crisi
Intanto, il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento: l’occupazione è risultata in calo in sette degli ultimi otto mesi, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 4,7%, al livello più alto in quasi 4 anni. Le offerte di lavoro sono calate, con -56.000 posizioni aperte tra aprile e giugno.
Tuttavia, il rallentamento non appare ancora generalizzato: le difficoltà sono concentrate in settori come l’ospitalità, colpiti dagli aumenti del salario minimo e dei contributi previdenziali. I licenziamenti restano contenuti e non si osservano dinamiche tipiche da recessione conclamata.
Crescita debole e rischio di stagnazione
Il PIL britannico è sceso sia ad aprile che a maggio, segnale di un’economia in difficoltà. L’aumento delle tasse e la cautela dei consumatori hanno ridotto la spesa, mentre molte imprese rallentano le assunzioni. Il FMI e diverse case di investimento, tra cui ING e Deutsche Bank, ritengono che la BoE debba tagliare i tassi altre due volte entro fine 2025 per sostenere l’attività economica, portandoli verso il 3,75%. Altri, come Pantheon Macroeconomics, prevedono invece un solo ulteriore taglio dopo quello di questa settimana.