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La domanda di BTP Italia supera le più rosee previsioni e lo Stato incassa 14 miliardi di euro;
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Gli investitori sono stati attirati dal rendimento maggiore rispetto a titoli similari e dalla garanzia sul tasso di inflazione;
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Il successo del BTP Italia potrebbe rappresentare un segnale incoraggiante nella gestione del debito pubblico italiano.
Non si può certo dire che gli italiani non credano nei nostri titoli. Il BTP Italia ha disintegrato qualsiasi dubbio sul fatto che la situazione di panico generale creata dall'emergenza potesse tirare il freno a mano alle scommesse sul nostro Paese. Alla fine della terza giornata di collocamento riservata alla clientela retail, lo Stato ha raccolto 14 miliardi, ben oltre il target di 8,5 miliardi che si era prefissato prima dell'emissione. 385 mila i contratti registrati, segno eloquente che la partecipazione dei risparmiatori è stata numerosa. Oggi si aspetta l'ultima giornata di collocamento che inizierà alle ore 10 ed è riservata agli investitori istituzionali, dove si conoscerà il rendimento finale. Però ci sono tutte le premesse perché si possa battere il record di raccolta del biennio 2013-14 quando nelle casse dello Stato entrarono tra i 17 e i 22 miliardi per 4 emissioni consecutive.
Rendimento alto e protezione dall'inflazione gli elementi chiave del successo
Qual è stato il miele che ha attirato così tanto gli investitori al punto di far andare a ruba i titoli collocati dal Tesoro? Al di là di considerazioni di carattere patriottico che lasciano il tempo che trovano, l'aspetto più interessante è ovviamente il ritorno economico. Il rendimento minimo è superiore a quello dei BTP che hanno duration di 5 anni; questi giorni di contrattazione hanno schiacciato all'1,15% la performance del BTP 1.6.2025. Già questo è un fattore rilevante in un periodo in cui le politiche monetarie delle Banche Centrali, per ovvie ragioni estremamente accomodanti, stanno spingendo a zero se non in territorio negativo i rendimenti degli assets free risk.
Se a questo si aggiunge il premio fedeltà la convenienza del BTP Italia risulta ancora più marcata. Ciò che fa veramente la differenza, però, è legato alla protezione dal tasso di inflazione. Non perché quest'ultimo sia attualmente una variabile particolarmente insidiosa; in periodo di recessione normalmente i prezzi non crescono vista la stagnazione della domanda. Ma perché potrebbe essere una minaccia per il futuro; sia dovuta alla ripresa delle attività che inevitabilmente spinge alla crescita dei consumi, sia perché molti esercizi già adesso stanno cominciando ad alzare artificialmente i prezzi per cercare di recuperare le perdite sostenute durante il lockdown. Ecco che gli investitori considerano il rischio inflazione un elemento da prezzare.
Credit Suisse vede lo spread BTP/Bund a 160
Può essere un segnale incoraggiante per il nostro debito che sarà destinato a crescere inesorabilmente? Sicuramente rappresenterebbe uno scudo, insieme a quello della BCE, di fronte a una possibile ondata di vendite da parte degli investitori esteri dei nostri BTP sui mercati. Già nel mese di marzo il sell off proveniente da oltre confine è stato di 51,5 miliardi, come rileva l'ultimo bollettino di Bankitalia. Addirittura bisogna risalire al 2018 per vedere queste cifre, quando il livello di tensione tra Italia ed Europa raggiunse il top, dopo l'insediamento del primo Governo Conte.
Il fatto che l'Italia sia stato il primo Paese in Europa ad essere stato colpito dal Covid-19 ha innescato panico tra gli operatori, con lo spread BTP/Bund tedeschi che è arrivato a lambire i 300 punti base. Che la situazione possa ripetersi è però improbabile secondo Credit Suisse che scommette su un restringimento del differenziale fino a 160 punti tra 3-6 mesi, dai 211 attuali. La banca svizzera è convinta che il Recovery Fund di 500 miliardi portato avanti dall'asse franco-tedesco porterà un beneficio enorme, se verrà attuato, a Paesi fortemente indebitati come l'Italia. Questo perché il mercato italiano diverrebbe più grande e liquido potendo contare sulla garanzia europea di un fondo sovranazionale, di conseguenza lo spread tenderebbe a schiacciarsi verso il basso.
In aggiunta a questo vi è la determinazione della BCE ad andare fino in fondo nel fronteggiare l'emergenza. Nei giorni scorsi il capo economista all'Eurotower, Philip Lane ha dichiarato in un'intervista al Pais che Francoforte è pronta a modificare il PEPP, incrementando il numero di titoli in acquisto se la pressione sui mercati obbligazionari non riflettesse i fondamentali delle economie dei vari Paesi. Il riferimento all'Italia, che è lo Stato più indebitato che sta affrontando le spese per l'emergenza, appare evidente.