- L'OPEC+ dovrà affrontare il problema della possibile riduzione della domanda di greggio per via di nuove restrizioni;
- All'ordine del giorno nell'incontro di mercoledì ci sarà la questione delle quote di Iran e Nigeria;
- Gli analisti prevedono che il Cartello agirà con cautela in quanto i prezzi del petrolio sono ancora bassi
Mercoledì 19 agosto 2020 potrebbe essere un giorno cruciale per l'oro nero. I Paesi esportatori di petrolio si riuniscono ufficialmente per decidere la politica sulla offerta di greggio alla luce della situazione che si sta venendo a determinare a livello globale. Finora l'aumento dell'offerta non ha provocato ribassi nel mercato dell'oro nero, anzi i prezzi del Brent e del WTI continuano la loro debole risalita dopo la debacle dei mesi scorsi.
È delle ultime ore la notizia che quattro navi cisterna iraniane in navigazioni verso il Venezuela sono state sequestrate da parte del Dipartimento alla Giustizia degli Stati Uniti. Così come recentissima è l'indiscrezione che la Cina si prepara a incrementare l'import di greggio dagli Stati Uniti. Questi fatti hanno dato una spinta ai prezzi del greggio del Mar di Scozia (+0,4%) e di quello del Texas (+0,5%).
A destare preoccupazione è l'avanzata della pandemia che non concede tregua: il problema deriva dal fatto che nuove misure di contenimento possano affossare la domanda di carburante legata al trasporto aereo e quindi allargare il gap tra domanda e offerta. Per i membri dell'OPEC+ vi è la consapevolezza di tenere alta la guardia per essere pronti a rispondere con estrema flessibilità ai tumulti del mercato, arginando qualsiasi tempesta sui prezzi.
Petrolio: per l'OPEC+ Iraq e Nigeria sono due mine vaganti
Uno dei principali scogli che il Cartello dovrà affrontare mercoledì sarà quello di far rispettare gli accordi passati sul taglio delle quote. Allo stato attuale ci sono alcuni Stati come Iraq e Nigeria che hanno provato ad aggirare le direttive e a fare di testa loro. Entrambi avevano promesso di compensare le loro precedenti mancanze con delle riduzioni importanti, cosa che però non è ancora avvenuta. Il 7 agosto 2020 vi era stata una dichiarazione congiunta di Iraq e Arabia Saudita.
In quell'occasione Baghdad ha annunciato che avrebbe tagliato il rifornimento di 400 mila barili al giorno per i mesi di agosto e settembre, in aggiunta agli 850 mila che non aveva fatto nei mesi scorsi. Il problema è che il Paese è colpito dalla guerra e dalle tensioni economiche, fattori che sembrano mettere a repentaglio la cooperazione per raggiungere l'obiettivo. La Nigeria sta invece provando a far passare un suo derivato, l'Agbami, come un condensato piuttosto che un greggio. L'obiettivo è quello di tenerlo fuori dal calcolo della quota di produzione da tagliare.
Riunione OPEC+: cosa aspettarsi dalla giornata di mercoledì 19 agosto
Così come l'OPEC nel suo consueto rapporto mensile, anche l'AIE (Associazione Internazionale dell'Energia) ha ridotto le previsioni sulla domanda di petrolio. Questo sicuramente induce alla cautela: da inizio anno circa il 10% della produzione globale è stata falcidiata. Questo ha evitato per quanto possibile il fallimento di molte compagnie petrolifere e ha gettato un'ancora di salvezza per colossi come British Petroleum ed Exxon Mobil Corp.
Dal 1° luglio però la riduzione dell'offerta è passata da 9,7 a 7,7 milioni di barili al giorno. Secondo la maggior parte degli analisti però riaprire i rubinetti sarebbe un rischio enorme. Molte Nazioni facenti parte del Cartello non hanno coperto nemmeno la metà della spesa pubblica con il recente rialzo dei prezzi del greggio. Tutto ciò ha creato disavanzi, instabilità politica e valutaria: un nuovo tracollo dei prezzi è un evento che dovrà essere scongiurato con ogni mezzo.
C'è un altro elemento da valutare. I prezzi sono stati sostenuti anche dal picco di domanda estiva che si è registrato in Arabia Saudita, cosa che ha contribuito ad assorbire le scorte in eccesso. Questo però non potrà durare a lungo e quindi Riyad dovrà valutare come posizionare l'offerta tra mercato interno e internazionale.