Smart city: i 7 trend della città intelligente (e green) | Investire.biz

Smart city: i 7 trend della città intelligente (e green)

25 mag 2020 - 14:43

06 dic 2022 - 09:54

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Secondo appuntamento dedicato all'economia circolare: oggi parliamo di Smart City e dei trend che catalizzeranno il futuro degli investimenti nella green economy

Nella puntata precedente abbiamo visto i motivi politici e giuridici che mi spingono a credere nell’importanza dell’economia circolare. Oggi faremo un passo in avanti e capiremo perché la realizzazione di una Smart City è la vera sfida del futuro. Come ho più volte sottolineato è importante approcciarsi alla materia in modo ordinato, mettendo assieme i pezzi, facendo riflessioni utili e ponendoci infine le giuste domande. Intanto precisiamo una cosa: è impossibile sapere in anticipo di anni quali saranno gli ulteriori sviluppi tecnologici che contribuiranno a realizzare un prototipo perfetto di Smart City, tuttavia possiamo partire dalle realtà concrete, reali e sotto gli occhi di tutti.
 

Le basi fondamentali della moderna Smart City
Primo punto fondamentale che la città del futuro dovrà garantire, in considerazione anche del fatto che la tendenza è sempre più verso un suo sovrappopolamento, l’assenza di rifiuti in strada. Su questo tema si è ampiamente discusso nel precedente articolo, ove abbiamo analizzato le enormi opportunità derivanti da una gestione più sana dei rifiuti.

Altro tema centrale è poi l’approvvigionamento energetico di una moderna Smart City per garantire l’efficienza di tutti i servizi essenziali, dalla conduzione della vita domestica a quella lavorativa fino poi all’utilizzo di Internet. E se vi dicessi che rifiuti ed energia possono essere due facce della stessa medaglia, mi credereste? In realtà fareste bene a farlo perché è così. La connessione di questi due elementi è sicuramente un argomento spinoso e ampiamente divisivo a livello politico, per cui mi limiterò a fornire un quadro reale e verificabile da tutti. Da decenni si parla di energie rinnovabili. Vi sono tantissimi modi alternativi per creare energia e ognuno di essi presenta pro e contro. Ad esempio l’eolico, per quanto interessante, è stato criticato perché la costruzione delle pale deturpa non poco il paesaggio naturale in cui esse vengono posizionate. La domanda a questo punto è: come possiamo produrre energia dai rifiuti?

rima di rispondere al quesito tocca però fare un’ultima precisazione. La nostra città perfetta sarebbe quella in cui tutti i rifiuti, attraverso un nuovo processo industriale, si possano recuperare e riutilizzarli o per lo stesso scopo o per scopi diversi consentiti dalla legge. Tuttavia siamo lontanissimi dal raggiungere la perfezione, probabilmente non la raggiungeremo mai, e quindi i modi alternativi per ottenere un’utilità dal rifiuto sono necessari per migliorare la qualità delle moderne città. Ora finalmente rispondiamo al quesito e diciamo che vi sono 3 modi per poter produrre energia dai rifiuti:

 

  1. Termovalorizzatori: questa parola crea il panico, ma noi continuiamo a mantenere un approccio analitico e basato su dati scientifici. Il processo di termovalorizzazione trae origine dalla combustione di rifiuti che, a seguito di un processo di riscaldamento, si trasformano in energia elettrica. La miscela generata prende il nome di CSS, Combustibile Solido Secondario. A proposito dei termovalorizzatori, precisiamo però un paio di cose: intanto i moderni impianti devono avere caratteristiche fisiche e tecniche in grado di garantire basse emissioni delle cosiddette polveri sottili e la tendenza è quella di creare strutture sempre più efficienti; poi non tutti i rifiuti possono essere sottoposti a tale trattamento, tant’è vero che vi sono altri centri ove gli stessi vengono pretrattati con operazioni di selezione, lavaggio, riduzione volumetrica, ecc. Insomma, vi sono una serie di garanzie imposte dalla legge che limitano l’impatto sull’ambiente. Detto ciò, come giusto che sia, il CSS non è annoverato tra le energie rinnovabili per il semplice fatto che i rifiuti conferiti negli impianti sono composti da materie derivanti dal petrolio, come la plastica e la gomma. Tuttavia, siccome lo scopo primario che si intende perseguire è far si che il “pattume” non vada più in discarica (che vi garantisco inquina molto di più e crea danni permanenti) e non si accumuli più in città, ben venga la costruzione di moderni termovalorizzatori capaci di rispettare ogni garanzia ambientale. Tutti noi ricorderemo l’immagine della pista di sci costruita sopra un impianto in Danimarca: ecco, questo dovrà essere il nostro benchmark di riferimento;
  2. Energia da biogas: se il termovalorizzatore può creare un qualche malumore (e lo posso anche capire), questo tipo di energia è generalmente accettata da tutti per la bontà e l’elemento verde che la caratterizza. Il processo produttivo trae origine dalla raccolta differenziata dei rifiuti organici e viene chiamato “biodigestione”. In sostanza un impianto preposto, dopo aver selezionato eventuali elementi non organici all’interno dei contenitori e grazie a una fermentazione in assenza di aria che simula proprio la digestione di una mucca, trasforma il prodotto che ne deriva sia in compost (utilizzato poi come fertilizzante) che in energia elettrica, attraverso la produzione di biogas;
  3. Energia da acque reflue: l’ultimo punto è dedicato ad un tipo di energia rinnovabile ancora in fase di studio ma che, una volta realizzata, consentirà un importante passo per l’efficienza di una città. Le acque reflue sono i rifiuti provenienti dagli scarichi domestici e industriali che confluiscono in un depuratore per poi essere riversati in acque superficiali (fiumi, laghi, mare). Allo studio ci sarebbe proprio lo sfruttamento dei batteri derivanti dalla depurazione che sarebbero idonei per produrre energia. I Paesi si stanno attrezzando e sembra che in Svizzera la ricerca sia a buon punto, pertanto staremo a vedere.
     

La Smart city deve essere più intelligente di noi.
La Smart city deve essere più intelligente di noi. Cari lettori è proprio così, la nostra città ideale deve prevenire i rischi e aiutarci a non sbagliare. Per farlo sono tre le parole d‘ordine: automazione, monitoraggio e prevenzione. Ci sono molte aziende che stanno investendo per garantire più sicurezza e automazione dei servizi, vediamone di seguito alcuni:

 

  1. Smart water: servizio di monitoraggio delle reti fognarie che segnala perdite, controlla le reti, il livello dei fiumi e automatizza l’irrigazione dei campi;
  2. Smart industry: servizio dedicato alle industrie per garantire un sistema intelligente di approvvigionamento energetico e di prevenzione per la sicurezza dei lavoratori;
  3. Smart Green: monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e del sottosuolo, incentivazione dell’utilizzo di biciclette per la città con percorsi dedicati;
  4. Smart security: monitoraggio delle arterie principali delle città con utilizzo di droni e sensori dislocati nei punti chiave;
  5. Smart building e smart energy: progettazione di edifici che garantiscano tutti i parametri cosiddetti “green”, che sviluppino sistemi di autoapprovvigionamento energetico e che monitorino i consumi;
  6. Smart Lighting: Illuminazione pubblica con utilizzo di luci Led, dotate di sensori in grado di rilevare eventuali anomalie e di autoregolarsi sull’intensità della luce a seconda delle fasce orarie;
  7. Smart road: monitoraggio delle infrastrutture stradali, con posizionamento di sensori capaci di evidenziare anomalie.

Queste le principali novità a cui assisteremo nei prossimi anni e che inevitabilmente cambieranno la struttura di molte città. Vero è che processi come quelli descritti richiedono anni, di certo l’instabilità politica non aiuta ad agevolare il cambiamento. Per questo dobbiamo investire in aziende solide, con un management forte e che abbia un’idea di futuro ben precisa.

 

Conlusioni
Pian piano stiamo dando vita alla city che verrà, a mio avviso la sfida tecnologica si gioca proprio su questo campo. Lasciatemi esprimere il rammarico che provo nel vedere tante contrapposizioni quando si parla di ambiente, un tema sul quale basta avere buon senso e cogliere le evidenti opportunità. Detto ciò non voglio perdere il mio obiettivo primario, ovvero essere un investitore in grado di puntare sul futuro scegliendo aziende che cavalcheranno la sfida “green economy”. Grazie e alla prossima puntata.   

6 - Commenti

Enrico L.

Enrico L. - 25/05/2020 16:31 Rispondi

Fabio D.

Fabio D. - 25/05/2020 16:44 Rispondi

diego b.

diego b. - 25/05/2020 17:10 Rispondi

Fabio D.

Fabio D. - 25/05/2020 17:29 Rispondi

Luciano V.

Luciano V. - 25/05/2020 23:33 Rispondi

Fabio D.

Fabio D. - 26/05/2020 12:59 Rispondi

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