Il Piano Marshall consisteva in un grande progetto di aiuti economici che dopo la Seconda Guerra Mondiale fu attuato da parte degli Stati Uniti d'America a favore dell'Europa. Fu chiamato così perché ideato dal Segretario di Stato americano, George Marshall, con lo scopo di rilanciare l'economia del vecchio Continente alle prese con le macerie determinate dal conflitto bellico. Per questa ragione fu anche denominato European Recovery Program. Sotto certi aspetti presenta delle similitudini con l'attuale Recovery Fund, con la differenza fondamentale che quest'ultimo poggia sui fondi dell'Europa stessa e non su quelli oltreoceano.
Piano Marshall: le origini e lo scopo
Il 5 giugno 1947 all'Università di Harvard, George Marshall parlò per la prima volta di una decisione storica presa dagli Stati Uniti d'America: mettere in piedi un piano di almeno 3-4 anni per sostenere economicamente la ripresa economica europea. La cosa si proponeva avere carattere d'urgenza in quanto l'Europa, senza un sostegno di una certa portata, avrebbe avuto per il futuro enormi difficoltà dal punto di vista economico e sociale.
I bombardamenti aerei degli Alleati durante la guerra avevano inferto un colpo letale alle grandi città europee, che videro le proprie strutture produttive estremamente danneggiate, così come i trasporti ferroviari, navali e aerei. 5 milioni di persone avevano perso la loro dimora e si trovavano a vivere nei campi profughi. Il cibo scarseggiava nonostante nel biennio 1945-46 gli americani inviarono circa 17 milioni di tonnellate di generi alimentari tra Europa e Giappone.
Durante l'evento del '47, il Segretario di Stato a stelle e strisce non fornì moltissimi dettagli, anche perché doveva trovare prima il consenso da parte dei Paesi che facevano parte dell'Eurozona e che dovevano decidere se aderire o meno al Piano. Si limitò invece a due grossi auspici: l'inizio di una lunga e proficua cooperazione tra Stati Uniti ed Europa; la realizzazione di una certa unificazione europea improntata sul modello americano degli Stati federali.
Piano Marshall: il contenuto
Il Piano fu varato ufficialmente il 2 aprile 1948 e l'entità della somma stanziata dagli americani fu di più di 14 miliardi di dollari nell'arco di 4 anni. Contestualmente fu creato un organismo internazionale, denominato Organization for European Economic Cooperation, ovvero una sorta di task force rappresentata da esperti statunitensi che avevano l'obiettivo di indirizzare gli europei in merito all'utilizzo dei fondi erogati.
Più precisamente, i finanziamenti dovevano essere sfruttati per effettuare una trasformazione sulla struttura dei Paesi colpiti dalla crisi, prima ancora che per soddisfare le esigenze congiunturali. Per questo fu anche elaborato un piano di corsi di addestramento e di formazione tenuti negli Stati Uniti per insegnare ai tecnici europei come utilizzare macchinari e mezzi di produzione tecnologicamente avanzati.
In verità, le intenzioni americane trovarono soltanto in parte corrispondenza nel modus operandi degli Stati europei. Gran parte dei fondi infatti furono utilizzati per l'acquisto di beni di prima necessità, di combustibili e di manufatti che servivano all'industria, sebbene importati soprattutto dagli Stati Uniti e dal Canada.
C'è da dire anche che il blocco dei Paesi dell'Est capitanati dall'Unione Sovietica si tirò indietro dal patto, nonostante all'inizio mostrò un certo interesse. Questo confermava il fatto che dal versante atlantico si voleva creare un sistema improntato sul capitalismo che faceva dell'Europa un partner commerciale affidabile, ma in netta contrapposizione all'ideologia comunista che dominava tutta l'area dell'Europa orientale.
Quindi la collaborazione con gli Stati Uniti riguardò essenzialmente le Nazioni occidentali. Il maggior beneficiario del Piano Marshall fu il Regno Unito che ricevette circa il 26% del totale dei fondi erogati. A seguire vi furono la Francia con il 18% e la Germania Ovest con l'11%, mentre all'Italia toccò una quota del 9,4%.
Piano Marshall: la fine
La guerra di Corea scoppiata nel 1950 rappresentò una delle fasi più acute della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Allo stesso tempo però fu un passo decisivo per la fine del Piano Marshall, in quanto le risorse dovevano essere concentrate in altri versanti. Così nel 1951 il grande progetto di rinascita europeo sospinto dai venti americani arrivò al capolinea.
In quei 4 anni l'economia europea ebbe indubbiamente una crescita sostenuta, quantomeno una ripresa che permise ai Paesi che si avvalerono delle risorse conferite di recuperare quella produttività che mancava dal periodo antecedente il conflitto mondiale. Tuttavia il basso costo del lavoro non permise ai consumi di impennarsi per come si sperava, almeno nel breve termine.
Una parte degli storici rigetta l'idea che la ripresa europea scaturì da quel Piano. Analizzando la contabilità, infatti, si evinse come gli aiuti economici rappresentarono una quota inferiore al 3% del reddito nazionale combinato dei Paesi che ne usufruirono. Questo voleva dire una corrispondente crescita del PIL di appena lo 0,3%. Fu meglio accettata l'ipotesi che una ripresa era già in atto e l'European Recovery Program al più contribuì a velocizzare il processo.
Occorre dire però che una maggiore vicinanza con gli Stati Uniti aveva favorito il trasferimento di una certa mentalità d'impresa che in Europa era assente, superando politiche statali del rigore che appartennero poi solo agli Stati del blocco sovietico.