La People Bank of China lancia una bomba sul mercato delle criptovalute. In una dichiarazione pubblicata nel suo sito nell'ultima ora, la Banca Centrale ha definito illegali le transazioni in criptovaluta, compresi i servizi forniti da scambi offshore ai residenti nazionali. Inoltre ha aggiunto che quest'ultimo avviso ha lo scopo di prevenire i rischi sul trading delle valute digitali e di mantenere la sicurezza nazionale e la stabilità sociale.
Per realizzare tutto ciò saranno proibite tutte le attività da parte delle istituzioni finanziarie, delle società di pagamento e informatiche atte a facilitare il trading. In questo l'istituto centrale si prefiggerà il compito di monitorare costantemente tali attività.
A questo si è aggiunto il commento da parte del Vicedirettore del Financial Consumer Right Protection Bureau, Yin Youping, il quale ha affermato che le criptovalute sono senza valore e i trader dovrebbero prestare la massima attenzione nel trattare assets di questo tipo. Inoltre ha avvertito che la Banca bloccherà tutti i siti Web e le app che offrono servizi sui token digitali.
PBOC: il divieto alle transazioni fa crollare le crypto
La reazione di Bitcoin e simili è stata da panico generale, con la principale criptovaluta sprofondata fino a sotto 41.000 dollari da oltre 45.000 di prima dell'annuncio. Vendite selvagge anche su Ethereum, precipitata da 3.110 a 2.760 dollari. Il giro di vite sta colpendo anche le azioni dei minatori quotate a Wall Street che nel pre-market stanno collezionando perdite nell'ordine di 6-7 punti percentuali. Ad esempio Riot Blockchain arretra del 6,84%, Marathon Digital del 7,16% e Bit Digital del 7,33%.
Questi ribassi fotografano una situazione estremamente fragile, sostiene Joseph Edward di Enigma Secutities, che aggiunge come le valute digitali si trovino in una zona grigia di legalità in Cina. La vede nera anche Craig Erlam, analista senior per Oanda, che fissa in 40.000 dollari un supporto importante da cui Bitcoin ha reagito bene durante l'ultimo sell-off, ma che questa volta potrebbe non tenere. A giudizio di Antoni Trenchev, co-fondatore del prestatore di criptovalute Nexo, il rimbalzo da 40.000 dollari della crypto più capitalizzata ha fatto ormai il suo corso.
La Cina inasprisce una repressione di lunga data
La Cina da anni ha vietato gli scambi di criptovalute all'interno del suo territorio tra le crescenti preoccupazioni legate ai rischi di frode, riciclaggio e consumo eccessivo di energia. Proprio quest'ultimo è un punto estrememente importante, in quanto collide con l'obiettivo di decarbonizzazione totale che il Dragone vuole raggiungere entro il 2060.
Bisogna ricordare che Pechino è stato il più grande minatore del mondo di criptovalute, con un tasso del 46% di hash globale fino ad aprile. Gli operatori però hanno trovato il modo di scambiare le monete virtuali attraverso transazioni over the counter e peer-to-peer.
Adesso le Autorità cinesi hanno deciso di scendere in trincea in maniera ancora più aggressiva, in un contesto in cui i nervi dei trader sono a fior di pelle per la vicenda Evergrande. Vijay Ayyar, capo dell'Asia Pacific per l'Eschange di criptovalute Luno a Singapore, in tal senso stigmatizza il comportamento della Banca Centrale in quanto, in un ambiente nervoso, qualsiasi commento di tale natura non farà altro che scatenare il panico, con la conseguente vendita di assets rischiosi.