IPO Porsche: analogie e differenze con la quotazione di Ferrari | Investire.biz

IPO Porsche: analogie e differenze con la quotazione di Ferrari

14 set 2022 - 11:30

16 set 2022 - 12:39

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La quotazione in Borsa di Porsche fa tornare alla mente quella di Ferrari avvenuta nel 2015. Vediamo insieme quali sono i punti in comune e le differenze tra le due IPO

Ormai si fa il conto alla rovescia per l'IPO di Porsche alla Borsa di Francoforte. La maxi-operazione da 85 miliardi di euro scrive una pagina nuova e importante per la casa automobilistica di proprietà di Volkswagen. La quotazione darebbe una maggiore indipendenza nella veste di uno dei principali produttori di auto sportive al mondo, rafforzando la capacità di eseguire la strategia aziendale, ha riferito il Presidente del Consiglio di Amministrazione Oliver Blume.
 
L' IPO sotto diversi aspetti ricorda quella di Ferrari del 2015, se non altro per il fatto che allora si è dimostrato quanto i produttori di auto possano essere valutati come aziende di lusso, sganciandosi dalla loro indole manifatturiera. La quotazione di Maranello prezzò nella fascia alta della gamma per via della grande domanda degli investitori che superò l'offerta. Nelle prime settimane dopo la quotazione, le azioni ebbero un calo per poi aumentare nei mesi successivi. Secondo molti, la traiettoria del flottante Porsche potrebbe essere simile.
 
Qualche dubbio vi è sulla corporate governance. L'azienda è invischiata nella contorta struttura che vede interessi diversi scontrarsi tra di loro e che riguardano lo Stato della Bassa Sassonia, i sindacati e la famiglia Porsche-Piëch. Tutto ciò potrebbe dissuadere gli investitori ad acquistare il titolo, ma le banche che fanno da intermediarie per l'accordo di IPO ritengono improbabile che ciò finisca per compromettere le vendite.
 

IPO Porsche-Ferrari: punti in comune e differenze

I punti in comune con tra la quotazione di Porsche e quella di Ferrari sono diversi. Innanzitutto, le due aziende hanno come oggetto dell'attività la produzione di auto sportive a cifre altissime, che sono destinate ai paperoni di tutto il mondo. In secondo luogo entrambi puntano sull'elettrificazione dei loro modelli, senza però dismettere brutalmente le loro vetture a combustione. Infine, sia Porsche che Ferrari si sono appoggiate a Mediobanca come consulente finanziario per l'IPO.
 
Tuttavia, bisogna rimarcare alcune differenze notevoli tra i due colossi dei veicoli di lusso. La prima è che Ferrari punta essenzialmente su auto sportive molto costose, mentre Porsche si espande anche nel mercato degli utilitari sportivi. Questo segnala una distanza significativa nell'approccio al mercato, dove l'una cerca di ribadire il suo ruolo di leader assoluto nel lusso, l'altra invece spinge molto sulle vendite.
 
Questo aspetto non è molto avallato dai consulenti Porsche, che sottolineano come l'azienda abbia un assortimento di 15 mila auto nella fascia di prezzo super-lusso, tenendosi allo stesso livello di Ferrari. Gli analisti però sottolineano come il collocamento di una società nello status di lusso debba essere giudicato in base al suo modello più economico e non a quello più caro. Philippe Houchois, analista automobilistico di Jefferies, osserva ad esempio come Ferrari sia molto più avanti in quanto per accedere a una nuova Porsche bastano 65.000 dollari, ma per acquistare un'auto appena prodotta dall'azienda italiana bisogna spendere circa 250.000 dollari. 
 
Un'altra grossa differenza riguarda il margine di profitto. La società tedesca ha affermato di puntare su un livello delimitato dal 17%-19% nel medio termine e di oltre il 20% nel lungo periodo. Ferrari ha conseguito il 25% lo scorso anno e intende aumentarlo nel corso degli anni a venire.
 
La gestione dell'azienda è un altro punto distintivo molto importante. Ferrari ha mantenuto una certa indipendenza rispetto alla casa madre e alla famiglia Agnelli, con le azioni che per due terzi sono rappresentate da flottante ed hanno quasi per la metà diritto di voto. Al contrario, gli investitori retail di Porsche avranno accesso solo al 10% delle azioni (senza diritto di voto), mentre il restante 2,5% dovrebbe essere acquistato da Qatar Investment Authority, che risulta uno dei maggiori azionisti di Volkswagen. Alla famiglia Porsche-Piëch, maggiore azionista del gruppo con sede a Wolfsburg, verrà offerto un pacchetto del 25% con diritto di voto.
 
 
 

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