Il momento tanto atteso per il Credit Suisse è arrivato: la banca ha svelato il suo piano di ristrutturazione aziendale (che più che altro rappresenta una rivoluzione a tutti i livelli).
La strategia dell'istituto elvetico per uscire fuori dal pantano comporterà grossi sacrifici e un ritorno alla redditività non prima del 2024, come ha sostenuto l'Amministratore Delegato Ulrich Koerner. "Non vogliamo fare promesse eccessive per poi non rispettarle, puntiamo a fare il contrario", ha sottolineato il manager. Le azioni della banca nei primi scambi alla Borsa di Zurigo segnano un calo del 12%.
Credit Suisse: ecco il piano strategico
Come era nelle attese, il Credit Suisse metterà in campo un aumento di capitale di 4 miliardi di franchi. La ricapitalizzazione avverrà con un'emissione di diritti in opzione e la vendita di azioni agli investitori, tra cui figura la Banca Nazionale saudita.
Tra gli asset in vendita la parte più corposa riguarda i prodotti cartolarizzati, che dovrebbero essere ceduti alla società di private equity Apollo Global Management e al gestore Pacific Investment Management. Credit Suisse sta anche eseguendo lo smantellamento dell'investment banking, dove è prevista la partenza del CEO della divisione Christian Meissner. In contemporanea sarà rilanciato il marchio First Boston. Inoltre verrà effettuata la separazione dell'attività di consulenza da quella del capital market, che sarà guidata dall'ex-dealmaker di Citigroup, Michael Klein.
La banca con sede a Zurigo ha in programma di tagliare la forza lavoro, lasciando a casa nel quarto trimestre 2.700 dipendenti. L'organico entro il 2025 scenderà da 52.000 e 43.000 unità. Per tale data, l'istituto intende ridurre i costi del gruppo del 15%, il che corrisponde a un risparmio di 2,5 miliardi di franchi.
Koerner ha affermato che l'azione della banca prevede in primo luogo "una ristrutturazione radicale della banca d'investimento; in secondo luogo, in una significativa riduzione dei costi ed infine in un ulteriore rafforzamento della base di capitale". "Penso che con questo abbiamo tutti gli ingredienti necessari per andare dove vogliamo andare", ha aggiunto.
Trimestrale Credit Suisse: una perdita enorme
Nel frattempo dai conti trimestrali è emersa una perdita netta di 4,03 miliardi di franchi, che comprende però una svalutazione di 3,7 miliardi di franchi relativa alle attività fiscali differite per la revisione strategica. Il dato ha mancato le stime degli analisti, a 413 milioni di franchi, e si confronta con un utile di 434 milioni di franchi dello stesso trimestre del 2021. La ristrutturazione comporterà una spesa di 2,9 miliardi di franchi fino al 2024, quindi anche nel quarto trimestre la società dovrebbe registrare un passivo.
Nel Q3 la seconda più grande banca della Svizzera ha raggiunto un fatturato di 3,804 miliardi di franchi, in diminuzione rispetto ai 5,437 miliardi dello scorso anno. Le attività del gruppo hanno visto un calo di 12,9 miliardi di franchi, motivato da condizioni difficili di mercato e da scandali e fallimenti. Il coefficiente patrimoniale CET1 è passato dal 13,5% al 12,6%, mentre il consensus si aspettava una riduzione meno marcata al 13,4%. Il rendimento del capitale tangibile è stato del -38,3%, in calo rispetto al -15% del secondo trimestre e al 4,5% del terzo trimestre del 2021.