Banche italiane: con il Covid-19 c'è rischio di credit crunch | Investire.biz

Banche italiane: con il Covid-19 c'è rischio di credit crunch

27 ott 2020 - 16:30

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La crisi economica innescata dalla pandemia rischia di riflettersi in maniera deleteria nel settore bancario come nel 2008. Oggi la situazione però è diversa, ecco perché

  • La crisi pandemica ha colpito particolarmente le banche italiane che dall'inizio della pandemia hanno perso in media il 30%;
  • L'aumento degli Npe potrebbe generare fenomeni come quello del credit crunch;
  • Secondo BofA la situazione creditizia delle banche è diversa rispetto a quella della crisi dei mutui subprime per via dello scudo statale

 

Tra i settori che più hanno sofferto la crisi pandemica spicca sicuramente quello che riguarda le banche. In Italia, il FTSE All Share Banks ha subito pesanti perdite dall'inizio della pandemia riducendo del 30% il suo valore. E questa seconda ondata di contagi non lascia presagire nulla di buono.

Le banche italiane si sono attrezzate nell'ultimo decennio, rafforzando il patrimonio e adottando una politica più prudenziale rispetto al passato. Ciò nonostante, oggi vi è un allarme che altre volte è risuonato minaccioso, ossia quello dei crediti deteriorati.

La crisi economica delle imprese e delle famiglie sta mettendo in subbuglio tutto il mercato del credito e piano piano si fa strada un altro fenomeno che non si vede da parecchio tempo: il credit crunch.

 

Credit crunch: cos'è e quando si verifica

Il credit crunch è una situazione di riduzione della circolazione del credito che si manifesta soprattutto in due circostanze: o quando una Banca Centrale decide di alzare i tassi per limitare la concessione dei prestiti, oppure quando vi è una perdita di fiducia del finanziatore nei confronti del finanziato.

Il primo caso si è verificato in particolar modo durante la Grande Crisi del '29 dove la Federal Reserve alzò i tassi dopo il Big Crash di Wall Street, per limitare il credito facile ritenuto responsabile della bolla che portò quel giorno alla catastrofe finanziaria.

Il secondo caso ha avuto luogo soprattutto durante la crisi dei mutui subprime del 2008dove le banche erano talmente disastrate che evitavano di prestarsi soldi a vicenda, facendo in tal modo salire il tasso interbancario e di conseguenza anche il costo dei prestiti alle imprese e alle famiglie.

 

BofA: la situazione attuale delle banche italiane diversa da quella del 2008

Tuttavia la situazione attuale non è paragonabile con quella della crisi finanziaria del 2008. A dirlo è un report di Bank of America secondo cui le esposizioni dei crediti deteriorati sono state maggiormente tenute sotto controllo. Rispetto a 12 anni fa inoltre oggi vi sono le garanzie governative a fare da scudo.

Questo non significa che non ci sarà una quantità considerevole dei crediti in sofferenza da qui ai prossimi 3 anni, vista la situazione economica. Però a giudizio degli analisti della banca d'affari, i Non performing exposure degli istituti di credito, che ora si aggirano intorno al 6%, saranno inferiori rispetto a quanto sarebbero se non vi fosse una protezione dello Stato.

Per entrare nei dettagli, lo Stato italiano si è impegnato per ora al 33% dei pagamenti delle rate di mutui e finanziamenti che arrivano in ritardo. La percentuale però arriva al 70-100% attraverso il Fondo per le piccole e medie imprese e il Sace. E la quota riguarda attualmente tra il 6% e il 10% delle erogazioni totali.

Oggi quindi le banche italiane si sentono più rafforzate in tal senso. Ad esempio Intesa Sanpaolo ha aumentato del 300% i finanziamenti coperti da garanzia pubblica, mentre Banco BPM conta di arrivare al 10% del portafoglio protetto entro la fine dell'anno.

Tutto questo ovviamente non potrà durare all'infinito, per questo il team di BofA lancia un monito nel suo studio. Se la situazione dovesse scappare di mano e, quando l'ombrello statale verrà meno emergerà una situazione di pericolo relativa all'esposizione creditizia, vi si può trovare proiettati in una nuova condizione di credit crunch.

La nuova situazione avrebbe riflessi disastrosi sull'economia reale, in quanto se le banche hanno difficoltà ad accedere alla liquidità, automaticamente per le imprese nascerebbe un problema di accesso al credito e quindi di solvibilità. Ecco perché il Presidente del Consiglio di Sorveglianza alla BCE, Andrea Enria, ha lanciato un alert: le banche siano pronte ad affrontare un aumento degli NPL, che si aggirerebbe intorno agli 1,4 trilioni di euro.

 

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