A Wall Street i gestori dei fondi hanno portato al minimo storico la liquidità e spostato il denaro verso le azioni americane, rileva Bank of America. Nel mese di dicembre, la liquidità è scivolata al 3,9% del totale degli asset in gestione, mentre l'allocazione alle azioni è balzata al record del 36%, riporta un'indagine di BofA.
Alla luce delle serie storiche, evidenzia la banca statunitense, potrebbe trattarsi di un segnale che indica che è arrivato il momento di vendere le azioni. Dal 2011, infatti, ogni volta che si è attivato tale segnale, c'è stato un sell-off delle azioni globali, con l'indice MSCI All-Country World che in media è scivolato del 2,4% nel mese successivo.
Gli analisti ormai è da mesi che cercano di individuare il punto in cui il rally di Wall Street terminerà. Intanto gli indici continuano a macinare record storici sulla spinta di una
Federal Reserve più accomodante e degli
stimoli fiscali che saranno messi in campo dall'amministrazione Trump. Dicembre poi è storicamente un mese amico per gli investitori, quindi era difficile immaginare un ritracciamento delle quotazioni proprio in uno dei periodi più forti dell'anno.
Wall Street: nel 2025 finirà il rally?
Per l'anno che verrà investitori e analisti continuano in genere a essere ottimisti, anche se le aspettative sono per un rallentamento del rally rispetto al 2024.
Goldman Sachs e
Morgan Stanley vedono l'indice
S&P 500 a 6.600 punti alla fine del 2025, mentre
Deutsche Bank si spinge oltre e stima un benchmark a 7.000 nello stesso periodo. L'ultima ottava è stata chiusa a 6.051 punti, il che significa un margine di rialzo circa tra il 10% e il 16% stando alle previsioni delle banche citate.
Lo strategist di BofA, Michael Hartnett, ha osservato che "i gestori di fondi sono posizionati per un boom dell'inflazione negli Stati Uniti il prossimo anno sulle prospettive di politiche pro-crescita". Ci saranno da valutare però dei rischi che potranno mettere davvero la parola fine al trend rialzista degli indici azionari americani.
In un sondaggio condotto da BofA tra il 6 e il 12 dicembre che ha interpellato 171 gestori con un patrimonio complessivo di circa 450 miliardi di dollari, è emerso che il principale rischio è da ascriversi all'eventualità di una recessione globale innescata da una guerra commerciale.
Trump ha già annunciato dazi ulteriori sulla Cina del 10%, ma in campagna elettorale aveva promesso tariffe generalizzate dal 10% al 20% su tutte le merci importate dagli Stati Uniti, con un aggravio al 60% per i beni cinesi. Intanto a novembre l'Unione europea ha confermato dazi pesanti sulle auto cinesi che entrano in Europa. Il punto è valutare la rappresaglia del Dragone, che potrebbe infliggere un colpo duro soprattutto al Vecchio Continente.
Il secondo più grande rischio, secondo i gestori è rappresentato dall'inflazione. Se i dazi entreranno in circolo, c'è la possibilità che i prezzi al consumo aumentino nuovamente, portando la Fed obtorto collo a tenere alti i tassi di interesse.
E proprio i costi di finanziamento sono il terzo più grande rischio per Wall Street nel 2025, a giudizio degli asset manager. Una Banca centrale più restrittiva potrebbe innescare una correzione simile a quella che si è vista nel 2022, quando ha iniziato il ciclo di strette più aggressivo degli ultimi 40 anni.