Dopo aver chiuso il mese di novembre con il segno verde, ma non senza turbolenze e difficoltà, Wall Street ha iniziato dicembre in leggero calo. Gli investitori stanno riflettendo sulle posizioni da assumere in quello che, notoriamente, è uno dei mesi più forti dell’anno.
Molti ancora si aspettano il classico rally di Natale, durante il quale, tra stipendi extra e voglia di spendere, gli acquisti di azioni sono più elevati rispetto ad altri periodi dell’anno. Tuttavia, il momento attuale per la Borsa americana è cruciale, in quanto si cerca di capire se la presunta bolla generata dall’intelligenza artificiale sia o meno sul punto di esplodere.
Alcune grandi istituzioni hanno lanciato l’allarme recentemente, tra cui la Banca Centrale Europea nel suo Financial Stability Review. La paura che lo scoppio di una bolla in stile dot-com possa generare uno scenario drammatico per le azioni a Wall Street è ancora viva, quantunque alcuni osservatori finanziari evidenzino differenze nei fondamentali tra oggi e 25 anni fa.
Wall Street: la FOMO guida gli acquisti
Gli strategist di Wall Street sottolineano come il rally sostenuto dal clamore sull’intelligenza artificiale sia in buona parte guidato dalla FOMO (Fear of Missing Out), ossia la paura di perdere un’occasione di ingresso. Dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scioccato il mondo a inizio aprile introducendo dazi reciproci, gli indici borsistici americani non hanno fatto altro che salire, con poche pause riconducibili a una normale correzione. Per questo motivo gli investitori non vogliono rinunciare a partecipare ai guadagni, ignorando il rischio di rimanere fortemente scottati in caso di un drastico ritracciamento.
Gli strategist vedono ancora valore in alcune azioni legate all’AI ma, come sottolinea Julien Lafargue, Chief market strategist presso Private Bank and Wealth Management, le valutazioni non sono economiche. “Il rischio maggiore risiede nelle aziende che beneficiano di un aumento del prezzo delle azioni pur non avendo ancora generato utili, come quelle legate al calcolo quantistico”, ha detto. “In questi casi, il posizionamento degli investitori sembra guidato più dall’ottimismo che da risultati tangibili. In breve, mentre alcune valutazioni possono essere spinte dalla FOMO, altre sono sostenute da una crescita degli utili straordinaria e, di conseguenza, la differenziazione è fondamentale”.
Michael Field, Chief equity strategist di Morningstar, pone l’accento sulla concentrazione di mercato, con le azioni delle Magnifiche 7 che rappresentano il 40% dell’indice Morningstar US. Si tratta di un “livello di concentrazione rischioso”, ha affermato l'esperto. “Il fatto che tutte e sette le azioni abbiano una grande esposizione al tema dell’AI comporta un ulteriore livello di rischio”. Questo significa che, per prudenza, bisogna vendere le azioni? “La risposta è no”, afferma Field. “Ma è importante essere consapevoli del rischio intrinseco e non lasciarsi travolgere dalla FOMO mentre i prezzi delle azioni continuano a salire”.
Nei giorni scorsi, Dan Ives, analista di Wedbush, ha rigettato l’idea che a Wall Street si sia formata una bolla gigantesca sull’intelligenza artificiale. Anzi, a suo avviso, “la festa” è appena iniziata. Ives osserva che questo è il terzo anno di una costruzione di otto o dieci anni per una rivoluzione AI e ritiene quindi che ci siano “ancora due anni in questo mercato rialzista tecnologico prima di un rallentamento, ma non di un’esplosione improvvisa”.