Wall Street: cos'è la triade d'oro dell'S&P 500 | Investire.biz

Wall Street: cos'è la triade d'oro dell'S&P 500

13 feb 2025 - 11:15

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L'indice S&P 500 presenta tre caratteristiche che insieme costituiscono la cosiddetta triade d'oro. Ecco cosa c'è da sapere su questo importante modello a Wall Street

I grandi fondi di Wall Street si sono affannati per decenni nel tentativo di battere il mercato. I risultati però non sono stati soddisfacenti nel lungo periodo. Uno dei motivi per cui pochi grandi investitori sono riusciti nel tempo a fare meglio dell'indice S&P 500 è il fatto che l'elevato numero di operazioni comporta elevate commissioni che vanno a deprimere il risultato finale.
 
Oltre al fatto che entrare e uscire spesso dalle posizioni di mercato per cercare di sfruttare al meglio le varie dinamiche di prezzo, non sempre è una scelta che si rivela azzeccata. Quindi, avere un'ottica temporale lunga, mantenendo le posizioni aperte e non lasciandosi influenzare dai saliscendi delle quotazioni, alla fine risulta essere molto più profittevole di una gestione attiva.
 
La dimostrazione pratica la diede un paio di decenni fa il leggendario investitore Warren Buffett quando lanciò una scommessa da 1 milione di dollari, secondo la quale nessun fondo attivo sarebbe riuscito, in un arco temporale di 10 anni, a realizzare performance superiori di uno fondo indicizzato che riproduce l'S&P 500. La scommessa fu accettata dal gestore di fondi Ted Seides, con esiti per lui disastrosi. Dal 2008 al 2018, il fondo scelto da Buffett ottenne un guadagno del 125,9% al netto di tutte le commissioni e spese, a fronte di un rendimento complessivo netto degli hedge fund selezionati da Seides di appena il 36%.
 
 

Wall Street: il segreto della triade d'oro

Ma qual è il segreto delle migliori performance dell'S&P 500 in un orizzonte temporale lungo? La sua straordinaria forza sta in quella che viene denominata come la "triade d'oro", ovvero la realizzazione di tre situazioni:
  • rendimento medio storico annuo superiore al 10%;
  • potere dell'interesse composto nel lungo termine;
  • aggiunta regolare di contributi.
 
Il rendimento medio storico annuo superiore al 10% è un risultato eccezionale, soprattutto se poi lo si mette in relazione al secondo punto, quello dell'interesse composto, di cui parleremo dopo. In un periodo di tempo lungo, sono solo pochi i fondi che riescono a fare meglio. 
 
I risultati dell'S&P 500 sono figli della composizione del paniere che include le 500 società più capitalizzate della Borsa di New York. In pratica, si tratta delle aziende più redditizie, solide e rassicuranti che è possibile trovare negli Stati Uniti. Tra l'altro, l'indice è diversificato abbastanza da abbattere il rischio che il crollo di una o poche aziende possa mandare a gambe all'aria tutto l'investimento.
 
L'S&P 500 infatti rappresenta ben 11 settori dell'economia americana: tecnologia, sanità, energia, finanza, consumi discrezionali, industria, beni di prima necessità, utilities, real estate, materiali, servizi di comunicazioni. La diversificazione inoltre è anche a livello globale, nel senso che una buona parte delle aziende che fanno parte dell'indice riguarda multinazionali che operano in tutto il mondo e ottengono circa un terzo dei loro ricavi all'estero.
 
A tutto questo si aggiunge che l'S&P Index Committee - il comitato che decide circa i titoli che entrano ed escono dall'indice - si riunisce una volta ogni trimestre per discutere e garantire in merito a due aspetti. Il primo è che ogni componente dell'S&P 500 deve essere l'opzione migliore per il settore economico che rappresenta. Il secondo è che ciascun settore deve essere adeguatamente ponderato in rapporto all'economia statunitense.
 
In termini pratici, se un'azienda cade in disgrazia e diventa un rappresentante meno rilevante del proprio settore economico, viene sostituita dal comitato con un'altra più attendibile allo scopo. Lo stesso vale per un settore che perde lustro e importanza rispetto al passato e incide in maniera poco rilevante sull'andamento economico del Paese. In questi casi, la ponderazione viene ribilanciata.
 
In breve, quando si punta sull'S&P 500 si deve essere consapevoli che si sta scommettendo sull'economia americana. Una scommessa, questa, che a lungo andare si è dimostrata vincente in quanto gli Stati Uniti sono sempre la più grande potenza economica mondiale.
 
C'è da dire che il rendimento del benchmark è lordo. Dal risultato ottenuto bisogna togliere i costi derivanti dal fondo rappresentativo dell'indice. E qui si aprirebbe un capitolo ampio. Nel 1976 Vanguard - il secondo più grande gestore patrimoniale del mondo oggi dopo BlackRock - ha introdotto il primo fondo indicizzato low cost che riproduce fedelmente l'S&P 500.
 
Da allora in molti si sono adeguati e oggi è possibile trovare una miriade di fondi dello stesso genere che scontano solamente il costo di mantenimento del fondo. Quindi, niente commissioni di trading (è un fondo passivo, non ce n'è bisogno), niente bonus sulle performance dei gestori, e niente tariffe front-end e back-end, ovvero di entrata e uscita dal fondo. Tutto ciò per dire che è possibile trovare fondi indicizzati all'S&P 500 i cui rendimenti non sono deteriorati dai costi dell'investimento. 
 
E veniamo al secondo punto, l'interesse composto. Se si rimane immobili e si reinvestono i profitti percepiti ogni anno, l'interesse composto ha un potere enorme. Il motivo è che a inizio dell'anno successivo il capitale che si fa lavorare è sempre maggiore dal momento che ingloba i rendimenti maturati. Ad esempio 100 euro investiti oggi nell'S&P che producono un rendimento medio annuo del 10%, dopo il primo anno diventano 110, dopo il secondo 121 (cioè 110 reinvestiti aumentati del 10%), dopo il terzo anno 133 (121 reinvestiti aumentati del 10%), ecc. La potenza dell'interesse composto è più evidente dopo un certo numero di anni, perché a quel punto la base da cui parte il rendimento del 10% è diventata un bel gruzzolo.
 
Tuttavia, questo straordinario meccanismo incontra un limite reale: la capacità di essere pazienti. In altre parole, è nella natura umana voler interagire con l'ambiente circostante. Quindi, un investitore sarà in grado di aspettare senza far nulla fino alla fine o si farà tentare dal desiderio di monetizzare e fare qualcos'altro nell'illusorio tentativo di battere il mercato? Probabilmente la chiave sta nel giusto compromesso, tenendo sempre presente il concetto fondamentale che il trading continuo e lo spostamento di asset causano più danni che benefici.
 
A completare l'opera c'è quello che viene definito dal linguaggio di Wall Street come "dollar-cost averaging", ovvero l'aggiunta regolare di una piccola somma di denaro a una posizione esistente. In tal caso, la potenza dell'interesse composto sarebbe amplificata e i guadagni alla fine del periodo esorbitanti. Questo sempre stando alla media storica che l'indice S&P 500 ha conseguito finora.
 
Quanto aggiungere periodicamente? Naturalmente tutto è funzione del proprio reddito netto mensile, una volta tolte le spese di prima necessità e altri impegni inderogabili. Inoltre, molto dipende dalla propensione agli investimenti e al rischio, nonché dalle esigenze a breve e medio periodo che non erano state previste. 
 
 
 
 

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