Dal 21 al 23 agosto 2025 si terrà la 48esima edizione del Jackson Hole Economic Policy Symposium, il celebre meeting annuale organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City. Quest’anno l’incontro sarà dedicato a “Labor Markets in Transition: Demographics, Productivity, and Macroeconomic Policy”, ossia i mercati del lavoro in transizione, con particolare attenzione a demografia, produttività e politica macroeconomica.
Come sempre, l’evento più atteso sarà il discorso di apertura del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Le parole del governatore forniranno indicazioni sulle prossime mosse di politica monetaria, in vista della riunione della Fed in agenda il 16-17 settembre 2025 (Riunioni Fed: calendario delle date dei meeting del FOMC 2025)
Ad oggi, gli operatori di mercato prevedono un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base all’85% circa, secondo il CME FedWatch Tool, seguito da ulteriori 2-3 tagli entro fine anno, che porterebbero il costo del denaro in USA al range 3,5%-3,75%.
In attesa delle parole di Powell, diamo uno sguardo a come si sono comportati i principali indici azionari USA una settimana prima e una settimana dopo il famoso evento estivo dei banchieri centrali durante la presidenza dell’attuale governatore della Fed.
Jackson Hole: le performance di indici USA e di EUR/USD
Analizzando i dati storici dal 2018 al 2024, è possibile osservare come i mercati azionari e il cambio principale Euro-Dollaro abbiano reagito nelle sette giornate precedenti e successive al simposio. Per giornate si intende “giornate di calendario”, dunque, nel caso la data di inizio e fine della finestra temporale (+/- 7 giorni) cadesse sabato o domenica, è stato preso in considerazione il giorno più vicino. I risultati medi sono i seguenti.
Asset |
Var % media 7 giorni prima |
Var % media 7 giorni dopo |
S&P 500 |
0,89 |
0,21 |
DOW JONES |
0,55 |
0,15 |
NASDAQ 100 |
1,11 |
0,36 |
Russell 2000 |
1,06 |
0,01 |
EUR/USD |
0,20 |
0,28 |
Da questi dati emerge che le azioni tendono a registrare un andamento positivo nei giorni precedenti il simposio, con una reazione più contenuta nelle settimane successive. Tra gli indici azionari, il Nasdaq 100 mostra la maggiore sensibilità, mentre il Russell 2000 e l’S&P 500 presentano variazioni positive ma più moderate.
Passando al mercato valutario, il cambio EUR/USD mostra invece movimenti contenuti ma stabili sia prima che dopo il meeting, con un tasso di crescita leggermente più marcato nei sette giorni post Jackson Hole.
Queste informazioni storiche possono offrire un quadro utile agli operatori in vista del simposio di questa settimana, anche se, come sempre, i risultati passati forniscono solo un’indicazione e non garantiscono andamenti futuri.
Simposio di Jackson Hole: nel 2019 e nel 2022, i rialzi e i ribassi più marcati
Sulla base dei dati in nostro possesso, il 2019 e il 2022 sono risultati gli anni rispettivamente di maggiore rialzo dei sottostanti in esame, scindendo tra pre e post simposio. In particolare, nel 2019 la media dei rendimenti pre Jackson Hole è stata del 2,16%, mentre nei giorni successivi è stata del 2,21%. Nel 2022 i rendimenti nel pre e post meeting si sono attestati rispettivamente a -2,12% e -3,04%.
Le motivazioni? Nel 2019, il discorso di Powell sottolineava come l’economia statunitense fosse in una posizione favorevole, con un mercato del lavoro solido e l’inflazione vicina all’obiettivo del 2 %, e suggeriva che la Fed avrebbe lavorato per mantenere queste condizioni stabili. Le crescenti tensioni commerciali con la Cina vennero meno in quei giorni.
Nel 2022 la situazione fu nettamente diversa. Powell fu molto chiaro: vincolo all’inflazione e determinazione a contrastarla “a qualunque costo”, anche se ciò significava una recessione o un indebolimento del mercato del lavoro. Il mercato reagì bruscamente con significative vendite su azioni, conseguenti risalite dei rendimenti dei Treasury e rafforzamento del dollaro USA.