Gli indici azionari non sono tutti uguali e la loro struttura può avere un impatto significativo sulle performance, sulla volatilità e sull’esposizione al rischio. Due dei principali approcci con cui vengono costruiti gli indici sono l’equiponderazione e la ponderazione per capitalizzazione di mercato.
Comprendere le differenze tra questi due metodi è fondamentale per gli investitori, soprattutto quando si utilizzano ETF per costruire un portafoglio. Vediamo tutti i dettagli.
Cos’è un indice ponderato per capitalizzazione di mercato?
Un indice ponderato per capitalizzazione di mercato assegna a ogni componente un peso proporzionale al valore di mercato dell’azienda. Ad esempio, in un indice come l’S&P 500, le società più grandi (come Nvidia, Apple, Microsoft o Amazon) rappresentano una porzione molto maggiore dell’indice rispetto a società più piccole.
Questo tipo di indice riflette la realtà sulle piazze finanziarie, poiché le società con capitalizzazioni maggiori hanno un impatto più significativo sul mercato. Inoltre, gli indici ponderati per capitalizzazione sono più facili da replicare e comportano meno costi di ribilanciamento. Le azioni che crescono di valore aumentano il loro peso nell’indice.
Tuttavia, il rischio di concentrazione è elevato: pochi titoli possono guidare la performance dell’intero indice. Inoltre, se un titolo è sopravvalutato, il suo peso aumenta, accentuando un potenziale errore di valutazione. Vediamo ora cos’è un indice equiponderato.
Cos’è un indice equiponderato?
In un indice equiponderato, ogni componente ha lo stesso peso. Che si tratti di Apple o di una mid-cap, ciascuna azione influenza in maniera analoga le performance dell’indice. Questo approccio costringe a ribilanciare regolarmente per riportare i pesi in equilibrio.
L’indice equiponderato offre una diversificazione reale, poiché ogni titolo ha lo stesso peso, riducendo il rischio di concentrazione. Poiché le azioni più piccole hanno lo stesso peso delle big cap, l’indice ha maggiore esposizione a segmenti “inferiori”.
Tuttavia, il ribilanciamento frequente può comportare costi elevati, specialmente in indici con molte componenti. Inoltre, l’indice non riflette il peso reale delle aziende nell’economia.
Indici equipesati vs. ponderati: chi vince nel lungo periodo?
Storicamente, molti indici equiponderati hanno sovraperformato i loro corrispettivi ponderati per capitalizzazione, soprattutto in fasi di ripresa economica o di mercati laterali, dove il contributo delle small e mid-cap è maggiore.
Un esempio classico è l’S&P 500 Equal Weight che, in vari periodi, ha battuto l’S&P 500 tradizionale grazie alla sua esposizione più bilanciata e al meccanismo di ribilanciamento. Tuttavia, in fasi di bull market dominati dalle mega-cap, gli indici ponderati tendono a sovraperformare.
Indici equipesati vs. ponderati: quale scegliere?
La scelta tra indice equiponderato e market cap dovrebbe dipendere dagli obiettivi di investimento e dalla tolleranza al rischio. Se l’obiettivo è replicare il mercato in modo efficiente e con bassa volatilità, gli indici ponderati per capitalizzazione sono la scelta più tradizionale. Se invece si vuole una diversificazione maggiore e si è disposti a sostenere costi maggiori in cambio di un potenziale extrarendimento, gli indici equiponderati possono essere più adatti.