La straordinaria forza del dollaro USA quest'anno sta mettendo all'angolo le
valute dei mercati emergenti. Quasi tutte le principali divise dei Paesi in via di sviluppo hanno perso valore rispetto al biglietto verde, aggiornando costantemente i minimi. Questa settimana la rupia indiana è scivolata a oltre 83,50 dollari per dollaro, superando il record storico negativo del 4 aprile a 83,45 dollari; la rupia indonesiana è crollata al minimo degli ultimi quattro anni; la valuta di Taiwan è scesa al livello più basso in quasi otto anni; il won coreano è affondato al minimo di 17 mesi; mentre il ringgit malesiano è precipitato al punto più basso dalla crisi finanziaria asiatica del 1998 (
La speculazione valutaria del 97 e la crisi delle Tigri Asiatiche).
Valute mercati emergenti: cosa spiega la forza del dollaro USA
I motivi per cui la moneta statunitense detta legge sui mercati monetari in questo momento sono fondamentalmente due. La prima riguarda la
politica monetaria della Federal Reserve. Il mercato non si aspetta più un taglio dei tassi imminente e nemmeno le 3 sforbiciate indicate dalla Banca centrale americana nell'ultima riunione. La forza dell'economia e del mercato del lavoro USA, nonché un'inflazione ancora lontana dall'obiettivo del 2% della Fed, con ogni probabilità dissuaderanno l'istituto monetario a muoversi anzitempo sul fronte dell'abbassamento del costo del denaro.
Oggi il dollaro USA rende il 5,5%, un livello che nei prossimi anni difficilmente si ripeterà. Questo spinge gli investitori a detenere dollari, senza correre il rischio di cambio nell'invio di fondi nei mercati emergenti. È pur vero che i rendimenti delle nazioni in via di sviluppo sono più elevati, ma c'è da considerare anche un fattore sicurezza che fa la differenza. Tra l'altro, mentre la Fed ritarda il taglio dei tassi, diverse Banche centrali delle economie emergenti si sono già mosse da un pezzo. Ad esempio, i tassi di riferimento in Brasile, Cile e Ungheria a inizio 2024 erano rispettivamente del 13,75%, dell'11,25% e del 13%. Nel frattempo le autorità monetarie hanno ridotto il costo del denaro complessivamente di oltre 12 punti percentuali.
La situazione è ancora più marcata rapportando i rendimenti del dollaro a quelli delle valute asiatiche, poiché in Asia i tassi di interesse sono più bassi rispetto a quelli della maggior parte degli altri Paesi in via di sviluppo. Ad esempio, in Malesia, Thailandia, Corea del Sud, Taiwan e Cina i tassi risultano addirittura inferiori a quelli statunitensi. Giocoforza, il dollaro USA trae ancora maggiore forza dallo spread di rendimento a proprio favore.
La seconda ragione perché il dollaro USA attira così tanto l'interesse degli investitori rispetto alle valute emergenti deriva dalle tensioni a livello geopolitico. Tra Israele e Iran il conflitto potrebbe inasprirsi ulteriormente dopo il botta e risposta tra le due fazioni con il lancio di missili e droni. Il problema è che c'è il rischio che le schermaglie non rimangano confinate a livello regionale, ma si allarghino coinvolgendo altri Paesi per una guerra più ampia. Il pericolo maggiore deriva dal fatto che, nello scenario più estremo, Israele otterrebbe il sostegno dall'Occidente, mentre l'Iran verrebbe appoggiato dai Paesi amici come Cina, Russia e forse India. Senza contare il grande rischio, che ogni giorno si fa più concreto, di un'ulteriore escalation della guerra in Ucraina, con il coinvolgimento della NATO.
In questo quadro angosciante, intriso di incertezze e turbolenze, gli investitori si affidano a un asset come il dollaro USA, considerato bene rifugio per eccellenza. Contestualmente, rifuggono quelle valute che normalmente presentano maggiori oscillazioni in un contesto di peggioramento delle condizioni economiche, finanziarie e geopolitiche.
Cosa fanno le Banche centrali
Le Banche centrali dei Paesi emergenti hanno provato recentemente a mettere un freno alle vendite a mani basse delle valute domestiche. Questa settimana la Reserve Bank of India è intervenuta direttamente sul mercato acquistando rupie. Nel contempo, l'istituto monetario indonesiano ha sostenuto la valuta locale nei mercati spot e a termine non consegnabili, con il governatore che ha assicurato l'azione della Banca sul mercato per stabilizzare la moneta. La Banca centrale della Malesia ha incoraggiato le imprese statali a rimpatriare i redditi degli investimenti esteri e a convertirli in ringgit. Le autorità coreane si sono invece limitate a un intervento verbale.
Sarà sufficiente? Probabilmente no anche perché, come molti osservano, l'utilizzo eccessivo delle riserve valutarie potrebbe creare problemi di stabilità finanziaria nel lungo termine. Una strada potrebbe essere quella di alzare i tassi di interesse. Uno scenario di questo tipo è preconizzato da Trinh Nguyen, economista senior di Natixis, in particolare per la Banca indonesiana, che la prossima settimana terrà la consueta riunione di politica monetaria in cui deciderà sul costo del denaro. "La rupia indonesiana si è indebolita molto sulla scia del deficit delle partite correnti e dei deflussi di capitali dovuti all'avversione al rischio. Se questa tendenza continuerà anche la prossima settimana, non sarei sorpreso se la Banca centrale alzasse i tassi", ha dichiarato.