Nonostante l’inevitabile ritorno a tassi d’interesse prossimi allo zero – o addirittura negativi – il franco svizzero continua a godere di grande popolarità tra gli investitori internazionali. Il contesto attuale ricorda da vicino quello pre-2022, quando la carta elvetica offriva rendimenti modesti ma si distingueva per la sua forza valutaria.
Sul fronte dei cambi, il quadro tecnico conferma questa solidità: la rottura ribassista registrata in aprile sul cambio USD/CHF appare ormai consolidata, mentre il cross EUR/CHF si avvicina nuovamente a livelli di supporto critici, segnalando una crescente pressione a favore del rafforzamento della valuta elvetica.
Franco svizzero: una valuta forte anche senza redditività
L’attrattività del franco svizzero va ben oltre la redditività offerta in termini di interesse. Gli investitori, da sempre, considerano la valuta svizzera come un bene rifugio, grazie alla sua storica stabilità, alla solidità dell’economia elvetica e alla credibilità della sua banca centrale.
Nonostante rendimenti nominali modesti, la componente valutaria ha spesso compensato ampiamente il divario, generando performance soddisfacenti. Questa dinamica si è mantenuta solida anche negli ultimi mesi, sostenuta da uno scenario globale incerto che premia le valute difensive e da una serie di fattori tecnici che confermano la tendenza al rafforzamento.
Il rischio di interventi della SNB
Dal punto di vista tecnico, sul cambio EUR/CHF si osserva una sequenza di massimi decrescenti che riflette la pressione costante esercitata dal franco. L’unico ostacolo a un’ulteriore rivalutazione sembra essere rappresentato dal supporto in area 0,92, che per ora ha retto agli attacchi ribassisti.
Non si può escludere che eventuali discese sotto tale soglia vengano bloccate da interventi mirati della Banca Nazionale Svizzera (SNB), da sempre attenta a evitare un apprezzamento eccessivo della propria valuta. Un franco troppo forte penalizzerebbe infatti l’export elvetico e potrebbe importare pressioni deflazionistiche, proprio in una fase in cui i segnali di rallentamento dei prezzi stanno diventando evidenti.
A confermare la delicatezza della situazione è il recente dato sull’inflazione: ad aprile, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un calo dello 0,1% nella versione headline, mentre la componente core ha mostrato un modesto incremento dello 0,5%.
Il dato di maggio ha poi confermato l’inizio di una fase deflazionistica, portando i tassi reali a salire in modo controintuitivo. In un contesto del genere, la SNB si trova di fronte a una sfida non semplice: da un lato, evitare un rafforzamento eccessivo del franco; dall’altro, contrastare la deflazione con strumenti di politica monetaria che non appaiono più così efficaci in un mondo a bassa inflazione strutturale.
Prospettive sui tassi: cautela, ma con un’ottica espansiva
Il mercato si sta già muovendo in anticipo, scontando la possibilità che la SNB torni a tagliare i tassi d’interesse nel corso dei prossimi mesi, con previsioni che parlano di un ritorno a -0,5% entro la fine dell’anno.
Tuttavia, le recenti dichiarazioni del presidente della Banca centrale elvetica hanno mostrato un atteggiamento più cauto rispetto alle attese, segnalando la volontà di prendere tempo prima di intraprendere nuovi allentamenti. Questo atteggiamento potrebbe essere letto come una forma di attesa strategica, in attesa di capire se la tendenza deflazionistica si confermerà nei mesi successivi o se si tratterà di un fenomeno transitorio.
Svizzera: un’economia solida che resiste
In questo scenario, l’economia svizzera continua comunque a mostrare segnali di tenuta. La crescita del PIL nel primo trimestre 2025 si è attestata a +0,8%, un’accelerazione rispetto al +0,6% dell’ultimo trimestre 2024.
Tali numeri evidenziano una buona resilienza rispetto alle tensioni internazionali, alle incertezze geopolitiche e alle sfide commerciali globali. La Svizzera beneficia di un tessuto produttivo solido, di un sistema bancario efficiente e di un’elevata fiducia da parte di famiglie e imprese, elementi che contribuiscono a mantenere il Paese tra i più stabili in Europa.
Analisi tecnica EUR/CHF - USD/CHF: i livelli da monitorare
Sul piano tecnico, il cambio EUR/CHF mostra resistenze lontane, collocate attorno a 0,96, mentre sul fronte USD/CHF l’ultimo rimbalzo, seguito al minimo di aprile a 0,80, si è arrestato nei pressi di 0,84. Quest’ultimo livello rappresenta un’area tecnica rilevante, già testata come minimo sia nel 2023 che nel 2024, e ora riconvertita in solida resistenza.
L’incapacità del biglietto verde di superare tale soglia conferma la debolezza strutturale del dollaro nei confronti del franco, che risulta essere tra le valute globali più forti nel ciclo corrente. Nonostante il quadro favorevole al franco, non si può escludere un temporaneo ritorno verso area 0,84 sul cambio USD/CHF nel brevissimo periodo.
Un simile movimento potrebbe rappresentare un’occasione tecnica per scaricare l’ipercomprato accumulato e fornire un’opportunità tattica per aprire nuove posizioni short. La struttura di mercato rimane orientata in favore del franco, ma la gestione attenta dei timing di ingresso rappresenta un fattore cruciale per chi opera in un contesto caratterizzato da bassa volatilità e frequenti interventi istituzionali.