Il film che stiamo vedendo nel Pacifico orientale è molto simile per Australia e Nuova Zelanda. L’inflazione sta decisamente rallentando il passo e le banche centrali ne approfittano per stoppare i rialzi ed attendere i prossimi dati per capire se vale ancora la pena cercare di “strozzare” l’economia per far rientrare l’inflazione sui livelli target più rapidamente.
In Nuova Zelanda dopo le elezioni parlamentari la discesa del dollaro è stata repentina e aiutata proprio dal dato sull’inflazione. L’inflazione annua ha rallentato il passo dal 6 al 5,6% su base annua, sotto alle previsioni della banca centrale che appunto vedevano nel 6% il tasso di inflazione atteso nel terzo quarto dell’anno. Un punto a favore delle colombe. In rallentamento anche il dato core passato dal 5,7% al 5,2% del terzo trimestre. Inflazione che rimane comunque superiore a quella australiana e seconda solo al dato di inflazione britannico nell’universo G10.
Altro aspetto che sembra confermare un definitivo stop nel rialzo dei tassi quello della crescita dei salari. Toccato il picco di +4,5% le previsioni prevedono un raffreddamento a partire dal 2024 per arrivare ad avere un ben più modesto +2,5% nel 2026.
Nuova Zelanda: la Banca centrale torna al mandato originario
Assieme alle variabili macro ci sono poi delle variabili politiche che hanno preso corpo in Nuova Zelanda nelle ultime settimane. Le elezioni sono state vinte dal partito di opposizione a danno dei laburisti che nel 2020 avevano ottenuto il 50% assoluto.
Il messaggio principale che la maggioranza ha lanciato alla Banca centrale neozelandese è quello di un ritorno al mandato originario, ovvero l’esclusivo controllo della stabilità dell’inflazione. Questo andrebbe a ridurre l’area di intervento che dal 2017 era stata allargata al raggiungere il massimo livello di occupazione sostenibile. Il risultato potrebbe essere quello di una RBNZ (Reserve Bank of New Zealand) più aggressiva sul fronte della lotta all’inflazione seppur con un minore raggio d’azione. Il mercato per il momento non prevede nuovi rialzi, ma tagli a partire dal 2025 con un rirono al 3,5% nel 2026.
EUR/NZD: ulteriore rialzo nelle prossime settimane?
Probabile a questo punto un nulla di fatto nel prossimo meeting di politica monetaria neozelandese di fine novembre, con l’andamento recente di EUR/NZD che avalla l’idea di un cross in ulteriore rialzo nelle prossime settimane. Il mercato ha venduto valuta neozelandese in modo massiccio spedendo EUR/NZD sopra la up trend line che guida il trend dell’ultimo anno.
Come si vede dal grafico il combinato media mobile a 200 giorni più uptrend line ha favorito un allungo importante che a questo punto dovrebbe vedere i massimi dell’anno di 1,85 come un semplice passaggio di un qualcosa di molto più ambizioso e che potrebbe tranquillamente vedere 1,90 come target dell’attuale movimento tecnico rialzista. Non è questo il momento per tentare di afferrare il coltello kiwi che cade.