Il dollaro torna ad aggredire i livelli che contano contro euro e contro yen sull’onda di una forza alimentata dalle tensioni geopolitiche. Contro la valuta europea il supporto chiave è quello che ha favorito un timido rimbalzo nelle scorse settimane poi affossato dalle notizie arrivate da Israele, ovvero 1,04.
Su USD/JPY la resistenza è quella di 150, oltre la quale anche gli interventi sul mercato forex attivati finora dalla BoJ (Bank of Japan) per contenere la debolezza dello yen, rischiano di diventare vani upgradando il bull market a quella che potrebbe diventare una fase decisamente più speculativa e orientata alla ricerca di rendimento in un contesto di alta incertezza geopolitica.
Indubbiamente il recente dato di inflazione americana ha gelato gli operatori che si aspettavano una ripresa così rapida dei prezzi al consumo e alla produzione. Scenario che era già stato anticipato dai verbali della FED e dai dot plots, la mappa previsionale del FOMC sulle future mosse di politica monetaria. Manovre che, se saranno orientate al ribasso, non saranno di entità clamorosa, massimo 50 punti base nel 2024.
In un contesto di conferma degli elevati tassi di interesse USA, di rallentamento economico più marcato in Europa con due guerre ai confini e con una politica monetaria giapponese inchiodata allo zero senza volontà espresse di cambiamento a breve, il biglietto verde ha ricominciato ad essere ben apprezzato dagli investitori.
Quale lo scenario su EUR/USD e USD/JPY a questo punto?
Cominciamo da quest’ultimo. USD/JPY non si è mai allontanato dai massimi di fine 2022. Questa condizione tecnica, nonostante ripetuti interventi verbali e sul mercato FX da parte della BOJ, esprime il desiderio del mercato di mettere alla prova le autorità giapponesi fresche reduci dall’innalzamento sopra il 2% dell’inflazione prevista per il 2023.
Il persistere a ridosso di queste resistenze è sospetto e se non sarà la FED a dimostrare maggiore flessibilità sui tassi, una rottura rialzista appare possibile con l’unica resistenza degna di nota rappresentata dai massimi del 1990, ben dieci figure sopra.
Per quello che riguarda EUR/USD, la situazione rimane decisamente favorevole al biglietto verde che dopo il break della media mobile a 200 giorni non ha mai visto il dollaro voltarsi indietro. L’euro ha accennato ad un rimbalzo nelle ultime settimane prima che la corsa verso la sicurezza dopo l’invasione di Israele provocasse un nuovo affondo verso la delicata soglia tecnica di 1,04.
Solo un sentiment che comincia ad essere decisamente sbilanciato a favore del dollaro americano, può favorire un rimbalzo di EUR/USD, movimento per ora naufragato sulla media mobile a 20 giorni, il prima baluardo di resistenza che in modo eccellente ha saputo contenere le spinte dell’euro. Rimane aperto uno scenario di rimbalzo a zig zag con target 1.075 ma il death cross di EurUsd non sembra lasciar spazi per il momento a grandi capacità di ripresa dell’euro.
Abbandonare il dollaro americano in questo momento non sembra essere una strategia praticabile. Meglio attendere concreti price pattern di inversione. Sia contro euro che contro yen.