Questa è la domanda che molti trader e investitori si stanno facendo dopo la debacle della scorsa settimana delle valute locali, soprattutto Peso messicano e Real brasiliano. Il primo ha perso quasi il 4%, il secondo oltre il 2%.
I motivi si chiamano prevalentemente politica monetaria locale e americana. Ma anche timori di una recessione economica in arrivo come la brusca caduta del prezzo del petrolio e delle commodity in generale sembra voler anticipare.
Se da una parte le banche centrali del mondo occidentale tentennano nel voler concedere aperture di credito a un’inflazione che scende, ma troppo lentamente a causa di un mercato del lavoro in estrema tensione su salari e stipendi, dall’altra alcune banche centrali emergenti che si erano messe avanti con il lavoro portando i prezzi al consumo con risolutezza vicini ai target (o in alcuni casi come il Brasile addirittura a livelli target), hanno già cominciato a tagliare il costo del denaro.
Questo è il caso del Cile e del Brasile e di altre realtà sudamericane. Il Messico invece fa parte di quella pattuglia che ha messo in “hold” la sua politica monetaria preoccupato dei primi evidenti di rallentamento economico.
Protagoniste nel 2022 e buona parte del 2023, le valute Latam stanno subendo una più marcata pressione in vendita con prese di profitto sui generosi utili accumulati anche grazie alle ricche cedole.
Forex: per USD/MXN possibile approdo a 19,5
USD/BRL sta spostando rapidamente il suo asse verso la critica resistenza di area 5,50 che, seppur con massimi decrescenti, sta contenendo dai tempi del Covid le velleità del dollaro americano. Un real che dovesse perdere questo sostegno sarebbe un segnale molto preoccupante per l’intero continente sudamericano. Obiettivamente i tassi reali e l’ampio surplus commerciale del Brasile sembrano essere elementi in grado di escludere una violenta caduta del real.
Dove la discesa si è fatta particolarmente intensa è stato sul peso messicano. La decisione delle autorità monetarie di Città del Messico di non muovere il costo del denaro, confermando probabilmente lo stop definitivo alle politiche di rialzo, è arrivata in coincidenza con mercati finanziari tesi e tassi americani in ulteriore rialzo sull’attesa che la Fed giri ancora una volta la vite della politica monetaria dopo lo spettacolare dato sulle nuove buste paga emesse a settembre, risultato il doppio rispetto alle attese.
Con un rischio di inflazione che fatica a svanire, la FED potrebbe quindi rendere ancora più appetibile la carta americana a sfavore di quella emergente percepita ovviamente come più rischiosa dai mercati. Oltretutto in una fase dichiaratamente dovish.
USD/MXN va così ad insidiare la down trend line che scende dal 2020. Considerando che i ripetuti test dei supporti di lunghissimo termine posizionati poco sotto 17 ha dato esito negativo, USD/MXN come un elastico molto teso ha rimbalzato violentemente abbattendo la down trend line che guidava il ribasso da tre anni. Tecnicamente non sembrerebbero esserci grandi ostacoli fino a 19,5 almeno. Per le local currency emergenti potrebbe essersi aperta una fase decisamente meno positiva.